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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

MONDA, VIAGGIO AMERICANO INTORNO AL MALE

Fissata una volta per tutte da Balzac, la ”legge” del crimine contempla due soli moventi capaci di spingere l’uomo al delitto: l’oro e la passione. Se ci fate caso, anche i delitti che rubrichiamo in sottogeneri più sofisticati finiscono sempre, a un più attento esame, per ricondurre alle due grandi case-madri. Il crimine organizzato delle varie mafie non è altro che una forma d’interesse, come lo scippo del tossico sbandato o la truffa del collettore di ”bond” fasulli. E che cosa, se non una forma di passione estrema che affonda radici nelle distorsioni della mente, caratterizza il serial-killer o l’amante geloso? Persino il delitto politico ha una sua giustificazione apertamente passionale, quando chi lo commette considera la soppressione del nemico, liquidato come ”altro”, la suprema missione della propria esistenza. Per non parlare poi delle stragi e dei massacri dei quali è lastricata, dalla notte dei tempi, la via dei fanatici religiosi. Comunque lo si voglia inquadrare dal punto di vista delle motivazioni, al centro del delitto c’è sempre l’Uomo. E proprio a quel particolare tipo di Uomo che si macchia le mani del sangue dei propri simili Antonio Monda ha dedicato un volume, Hanno preferito le tenebre (Mondadori, 116 pagine, 18 euro) che racconta dodici storie ”maledette”. Tutte storie americane, va detto subito, in accordo con il presente di Monda (da anni, per la stampa italiana, con base a New York), e con radici dichiarate nel giornalismo investigativo. Alcune storie sono più note, altre, almeno ai nostri occhi, risultano inedite. il caso de ”La città del male”, ritratto angosciate della piccola cittadina di Saint Robert, la ”Sodoma e Gomorra del Midwest”, spaventoso concentrato di criminalità che sembra la concretizzazione della Poisonville hammettiana, un ”paese di delinquenti nati”, avrebbe detto Lombroso, dove, a un certo punto, tutte le regole vengono stravolte, il Male prende il potere e il Bene arretra, impotente e sgomento. Poi, certo, i ”media” riferiscono, l’opinione pubblica insorge (da quelle parti ancora succede, a volte), e l’ordine viene ripristinato. Ma la domanda di fondo- perché tanti, e tutti insieme, hanno scelto le tenebre?- resta. Ed è una domanda alla quale, da millenni, in tanti si sforzano, purtroppo invano, di dare una risposta convincente. Altre storie, ancora, si richiamano al sempre più stretto e invasivo rapporto fra delitti veri e fiction. Monda se ne occupa sotto due aspetti: da un lato, ricostruisce clamorosi fatti di cronaca maturati all’interno della società dello spettacolo (’Satana” Manson con la sua incursione terrificante nella villa di Polanski a Bel-Air, la Dalia Nera che ispirò uno dei capolavori di James Ellroy, il ”mistero” Von Bulow, anch’esso all’origine di un film di successo); dall’altro, sottolinea lo stretto legame che si viene a creare fra il delitto che assurge ai fasti della cronaca e i suoi protagonisti in carne e ossa. Fenomeno sino a qualche tempo fa tipicamente americano, e ora diffusissimo anche noi. ”Parlo con Hyman Roth?” è sicuramente il ”pezzo” più riuscito della compilazione. Racconta di quando il gangster ebreo Meyer Lanski, socio da una vita dei mafiosi italo-americani, mente geniale del crimine organizzato e inventore della ”Cuba da bere” che sarebbe stata spazzata via da Fidèl e dal Che, preso il telefono, si mette in contatto con Lee Strasberg, il grande attore e fondatore dell’Actor’s Studio, e gli fa i complimenti per come Strasberg lo ha ”interpretato” nel ”Padrino” di Coppola. Bravo, osserva Lanski, il suo Hyman Roth sarei io, solo che ”poteva farmi un po’ più simpatico”. il preludio di una generazione di malavitosi che si vanteranno di ispirarsi direttamente ai modelli letterari e cinematografici che, a loro volta, vengono costruiti sugli originali in carne e ossa. Modello John Gotti, l’ultimo capomafia newyorkese orgoglioso di rievocare, in ogni sua pubblica apparizione, il don Vito Corleone di Celluloide. Come dire, ironicamente, che scegliere le tenebre è decisamente di moda.