Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 02/06/2010, 2 giugno 2010
CHE VERGOGNA QUELLE GRIDA NEL GHETTO
L’assedio al ghetto, con i manifestanti che gridano agli ebrei romani «fascisti» e «assassini», è un episodio molto grave.
Un episodio che non può passare sotto silenzio. Perché il ghetto di Roma è luogo sacro non solo della storia ebraica’ la comunità com’è noto precede la diaspora ed è la più antica al mondo’ ma anche della storia nazionale. il luogo del 16 ottobre 1943, quando i nazisti deportarono 1.022 innocenti: tornarono in diciassette, e nessuno dei duecento bambini. Ed è il luogo dove, il 9 ottobre 1982, i terroristi palestinesi di Abu Nidal gettarono granate e spararono sui fedeli che uscivano dalla sinagoga dopo la preghiera del sabato, uccidendo un bambino di tre anni, Stefano Taché. Erano i giorni terribili della guerra del Libano, di Sabra e Chatila. Poco prima, un corteo politico-sindacale aveva posato nel ghetto una bara, come un macabro presagio, se non una minaccia. L’idea di colpire simboli ebraici come rappresaglia per azioni di Israele non è quindi nuova, ed è pericolosa.
Purtroppo il ghetto di Roma è molto esposto, e non solo perché forse non abbastanza protetto (in tanti violano le regole e vi passano indisturbati in moto o in auto), ma proprio per il suo forte significato simbolico. Oltretutto la sua identità ebraica è stata resa ancora più evidente dall’apertura di numerosi locali kosher, amati dai romani e dai turisti, a cominciare dagli ebrei americani. Il quartiere insomma andrebbe preservato dalle tensioni. Invece diventa l’obiettivo dei manifestanti, come fosse l’ambasciata di un Paese nemico.
Non sono in discussione la gravità della strage al largo di Gaza, né le responsabilità della marina israeliana, nelle dimensioni che saranno accertate dall’inchiesta internazionale. Ma addossare l’accaduto alla comunità ebraica romana, e rimproverarle come una colpa l’attaccamento emotivo e anche politico a Israele, è inaccettabile. E il pensiero stesso che si possa, nel cuore della capitale, gridare «fascisti» agli ebrei romani, portatori nella memoria e talora nella carne dei segni della barbarie nazifascista, è una vergogna che non può in alcun modo essere giustificata, né tollerata.
Aldo Cazzullo