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 2010  giugno 02 Mercoledì calendario

C´ERA UNA VOLTA IL BELGIO IL CUORE D´EUROPA SPACCATO

La veranda si affaccia sul prato appena tosato, è arredata con mobili asiatici in tek. Dentro, una casa di eleganza borghese, non proprio una trincea. Eppure Myriam Delacroix-Rolin, borgomastro di questo paesino francofono in terra fiamminga, è convinta di essere «nell´ultimo avamposto», fatto di villette a schiera uguali una all´altra che fanno pensare a un´opulenza esibita con pudore. Dice proprio così, «avamposto». Ogni sua frase contiene un riferimento a metafore di guerra. A quindici chilometri da Bruxelles, in mezzo alla foresta di Soignes, il cartello del comune con il nome francese è stato cancellato a colpi di spray nero. E´ rimasto solo Sint-Genesius-Rode. «Se perdiamo qui, per il Belgio è finita» sospira la signora. Delacroix-Rolin è appena andata a protestare contro l´annullamento delle schede per le elezioni del 13 giugno. Alcune erano in francese, le autorità pretendono che siano stampate solo in neerlandese. «Ormai siamo perseguitati, è come vivere in un regime di segregazione solo che invece della razza c´è la lingua».
La circoscrizione Bhv, Bruxelles-Hal-Vilvorde, è diventata il campo di battaglia finale tra fiamminghi e valloni. «Non riconosciamo più l´autorità federale finché non verrà stabilita la nostra totale sovranità linguistica» taglia corto Marc Martens, borgomastro di Liedekerke, ventuno chilometri da Bruxelles. Insieme ad altri diciassette comuni della zona, ha deciso di boicottare le prossime elezioni. Da tre anni, le discussioni sul futuro di "Bhv" paralizzano la vita politica belga, con accenti talvolta surreali, come in un quadro del genius loci vallone, René Magritte. A Rhode-Saint-Genèse abita anche il presidente dell´Ue, Herman Van Rompuy. Ma il cuore dell´Europa unita è sempre più disunito. «La mia famiglia vive in questa casa da tre generazioni - racconta Delacroix-Rolin, 58 anni - poi una mattina ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che non avevamo più gli stessi diritti degli altri belgi». Era il 1963. Veniva approvata una frontiera linguistica tra est e ovest, da Liegi a Coutrai. Da allora è stato un susseguirsi di riforme costituzionali, fino al 1993 quando il Belgio è diventato uno stato federale, con due regioni, Fiandre e Vallonia, e tre comunità linguistiche: neerlandesi, francofoni e la minoranza di germanofoni. I partiti, le radio, le televisioni, le scuole, le università. Tutto è ormai perfettamente diviso tra le comunità. Persino i treni cambiano gli annunci durante il viaggio da una città all´altra. Solo Bruxelles, in territorio fiammingo, è ufficialmente bilingue. Le nuove elezioni saranno in qualche modo un referendum sul futuro di questo piccolo distretto, meno di duecentomila abitanti, causa dell´ennesima crisi di governo.
«La crisi intorno a Bhv è solo il sintomo della malattia». Filip Dewinter sorseggia un aperitivo davanti al porto di Anversa. Rappresenta il Vlaams Belang, erede del gruppo di estrema-destra Vlaams Blok dichiarato illegale perché razzista e xenofobo. E´ il primo partito della città. «La cura per questo paese è una sola: l´eutanasia». Nella sua villetta sventola la bandiera gialla e nera con il Leone delle Fiandre, il famoso romanzo epico scritto nel 1838 da Hendrick Conscience, subito dopo la nascita del Belgio. Il simbolo del nazionalismo fiammingo è stato firmato da un francese, figlio di un portuale durante il regno di Napoleone. Sono le contraddizioni della storia. Dewinter preferisce invece semplificare. Per lui esiste una equazione lineare. La Vallonia conta il 17% di disoccupati e un 40% di funzionari pubblici. Nelle Fiandre i disoccupati sono il 7% e i funzionari il 24%.
La sofferenza del Belgio, come scriveva Hugo Claus, non è ancora finita. Qualche settimana fa una manifestazione per difendere l´unità del paese ha richiamato solo tremila persone, nel 2007 erano state oltre 35mila. La devolution è ormai caldeggiata anche dagli imprenditori. Remi Vermieren, che vive a Gand e ha diretto Kbc, la seconda banca del paese, ha scritto un "Manifesto per la Fiandra indipendente in Europa". Secondo l´uomo d´affari, il destino del paese è diventare il ventottesimo stato dell´Unione europea. Come il premier Yves Leterme, è anche lui convinto che il Belgio sia «un incidente della storia», creatura mostruosa partorita dalle grandi potenze dell´Ottocento. «Con la fine delle miniere e dell´industria, la Vallonia non ha saputo trovare una nuova strada di sviluppo. E´ una regione tenuta artificialmente in vita dai finanziamenti pubblici».
Per chi in Italia sogna il federalismo, guardare l´esempio del Belgio dovrebbe far venire i brividi. Le sovrapposizioni di procedure tra Stato federale e regioni autonome producono situazioni kafkiane. Non a caso il giovane ministro per la semplificazione burocratica, Vincent Van Quickenborne, ha creato un sito di aiuto ai cittadini dal nome www.kafka.be. «E´ un sistema fatto apposta per mantenere i burocrati e la classe politica» continua Vermieren. «Sappiamo che la nostra spesa statale è tra i 5 e i 10 miliardi di euro superiore a quella di paesi delle stesse dimensioni».
Il 13 giugno i partiti indipendentisti delle Fiandre potrebbero conquistare il 40% dei voti. Bart de Wever, leader della Nuova Alleanza Fiamminga, è il favorito nei sondaggi: si aggiudicherebbe il 25% dei voti rispetto a uno scarso 19% dei cristiano-democratici del premier Leterme. «Sono affezionata al Belgio, anche se mi rendo conto che ormai non riusciamo più a comunicare tra di noi». Kristien Hemmerechts è una delle più famose scrittrici fiamminghe. Insieme all´autore francofono Jean-Luce Outers ha pubblicato un dialogo sulla belgitude, sentimento sempre più evanescente, intitolato "Lettres du plat pays". Nella pianura infinita, cantata da Jacques Brel, sono molti gli intellettuali che considerano le differenze come una ricchezza. «Paradossalmente, una certa anarchia del paese permette più libertà artistica». Hemmerechts abita ad Anversa. Nel tempo, ha visto la festa delle Fiandre, l´11 luglio, diventare sempre più militante, e surclassare quella nazionale, dieci giorno dopo.
«Sulle persone anziane - spiega la scrittrice - pesa un passato di oppressione». Si tramandano storie di contadini vessati dai padroni valloni, soldati mandati in trincea con ordini per loro incomprensibili. «I giovani ragionano in modo diverso» aggiunge. «Anversa è una città aperta, ci sono abitanti di 161 nazionalità». In poche ore di treno i ragazzi fiamminghi possono viaggiare tra Londra, Parigi e Francoforte. Tra di loro parlano inglese, spagnolo. Sono gli stessi che sui blog dicono di non voler partecipare alle prossime elezioni, anche se in Belgio il voto è obbligatorio. Molti di questi giovani hanno superato l´idea di nazione. Si considerano solo europei.