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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

L’ENERGIA PULITA E DIVENTATA GRANDE

L´energia del futuro? Gli esperti non hanno dubbi: il carbone. Lo dicono con un sospiro di rassegnazione, perché oggi il carbone è il più economico, il più abbondante, ma anche il più sporco dei combustibili. Tre quarti delle emissioni di anidride carbonica legate alla produzione di elettricità vengono dalle centrali a carbone. Da solo, il carbone è responsabile per il 30% dell´effetto serra. Ma gli esperti sono realisti: fra il 2000 e il 2007, l´uso del carbone nel mondo è cresciuto del 4,8% l´anno, tre volte più veloce del gas e due volte più delle rinnovabili. Adesso, siamo ad una svolta cruciale perché molte delle centrali sono ormai obsolete e stanno per essere sostituite. Da cosa? Da nuove centrali a carbone. Questa volta, a dirlo è l´industria. Negli Stati Uniti ne sono in progetto cento. In Cina, 300. Fra vent´anni, prevede Fatih Birol, capo economista della Iea (braccio energia Ocse), un terzo della domanda di energia mondiale sarà soddisfatta dal carbone. Se, aggiunge, le cose non cambiano.
Il carbone è, infatti, una strada obbligata? No, rispondono gli esperti meno realisti o, almeno, più ottimisti. C´è il nucleare. Ma, in attesa che, in mezzo ad aspri dibattiti, la rinascita del nucleare si materializzi, c´è in corso una mutazione generazionale delle energie rinnovabili. Un recente rapporto ("Roadmap 2050") ipotizza che, fra 40 anni, sia possibile in Europa avere l´80% di emissioni di anidride carbonica in meno, ricorrendo solo alle energie rinnovabili, sole e vento in testa. Davvero un pugno di pale eoliche e qualche pannello solare sparso sui tetti possono soddisfare la fame di energia di un miliardo di europei? La risposta è no. Ma è la domanda che è sbagliata. I tempi in cui, delle energie alternative conoscevamo solo l´edizione-giocattolo sono finiti. E adesso siamo ai megaprogetti. La novità degli ultimi due anni è, infatti, che le rinnovabili sono uscite dall´infanzia. Stanno mettendo su muscoli. Dieci anni fa, gli impianti alternativi si misuravano in kilowatt, quanto serve per tenere acceso il televisore. Cinque anni fa, abbiamo cominciato a misurare la loro capacità in megawatt, cioè migliaia di kilowatt, sufficienti a fornire energia a qualche centinaia di case. Oggi si costruiscono impianti capaci di produrre decine di megawatt, equivalenti ai bisogni di migliaia di famiglie. Soprattutto, se ne progettano per centinaia di megawatt e, anche, per migliaia. Per capirci, l´equivalente di una o più centrali nucleari. La "energia verde" sta cominciando a pensare in grande.
Molti problemi sono ancora irrisolti. Le fonti alternative restano per lo più volatili, nel senso che sole e vento, spesso, non ci sono e neanche la loro energia. La capacità installata nei singoli impianti, dunque, non corrisponde alla produzione effettiva. Sono quasi sempre costruiti in luoghi remoti, con il problema di trasportare l´energia prodotta dove si consuma, cioè nelle città. Per finire, si scontrano, spesso, con l´opposizione degli stessi ambientalisti, preoccupati degli effetti sul paesaggio o su piante e animali. Il risultato è che non tutti questi progetti arriveranno effettivamente a compimento. Ma, dietro, c´è una logica economica. In un impianto a energia rinnovabile, il combustibile è gratis, ma la struttura costa molto. Farla più grande, consente delle economie di scala. Lo stesso vale per il trasporto: concentrare la produzione vuol dire ridurre il numero di linee necessarie a portare l´elettricità prodotta. Quello che segue è una panorama dei maggiori progetti nel campo delle rinnovabili: sole, vento, maree, onde.

SOLARE
L´idea più grandiosa, quasi mozzafiato, nel campo delle rinnovabili è il progetto Desertec. Una serie di centrali termosolari (quelle in cui i raggi del sole, riflessi da specchi, producono vapore all´interno di una cisterna) verrebbe costruita in aree in cui il sole c´è praticamente sempre, come Nord Africa e Medio Oriente. Queste centrali servirebbero le regioni circostanti, ma parte della produzione verrebbe convogliata da elettrodotti in Europa. Questa sorta di Superrete verrebbe integrata da centrali eoliche, sulle coste sia africane che europee, sulla base del principio che sole e vento, se non ci sono in questo momento in un posto, ci sono sicuramente da un´altra parte. Mediamente, questa Superrete potrebbe fornire agli europei capacità elettrica per 100 mila megawatt, l´equivalente di oltre 60 centrali atomiche, come quelle (ognuna da 1.600 megawatt) che l´Enel vuole costruire in Italia. Soddisferebbe il 15 per cento del fabbisogno elettrico europeo, più o meno quanto forniscono - oggi - le centrali nucleari già esistenti nel continente.
Il fascino del progetto è che non richiede alcuna innovazione tecnologica. Di fatto, si potrebbe mettere in piedi anche subito, costruendo centrali solari ed eoliche, come quelle già in funzione. La chiave è la Superrete di elettrodotti e le difficoltà sono tutte logistiche e politiche, a cominciare dal delicato tema di affidare, ancora più di oggi, la sicurezza energetica a Paesi esterni all´Unione europea. Il progetto, in effetti, sarebbe poco più di un´idea brillante, se non l´avesse sposato un consorzio di nomi pesanti dell´industria e della finanza europee, tedesche in primo luogo: Siemens, Munich Re, E. On, Deutsche Bank. Il consorzio dovrebbe cominciare a raccogliere fondi nel 2012. Non ne serviranno pochi: Desertec costa circa 550 miliardi di dollari. La cifra, però, inganna: copre, infatti, il costo di centrali elettriche che, alternative o meno, dovranno essere costruite comunque, per soddisfare la sete europea di energia. Il costo vero, aggiuntivo, di Desertec sono gli elettrodotti che collegherebbero le centrali solari e termiche alla rete di distribuzione europea: 128 miliardi di euro.
Il salto di scala del solare, comunque, sta già avvenendo a livello di singoli impianti. In Spagna ne stanno costruendo da 50 megawatt ma in Israele, in Arizona, in California ne sono previste da 250-280 megawatt. Il progetto più grande in assoluto è quello di Ivanpah, in California: 392 megawatt, l´equivalente di una piccola centrale atomica o a gas. Tutte queste centrali sono termosolari, a specchi. Ma anche il fotovoltaico (quello dei pannelli) si avvia alla fase dei megaprogetti: nello stato di Karnataka, in India, stanno pensando a una centrale fotovoltaica da 10 mila megawatt, quanto dieci medie centrali atomiche. Il costo previsto, 45 miliardi di dollari, non è molto più alto dell´equivalente nucleare.

VENTO
Fra le energie alternative, l´eolico è il più sviluppato, anche in termini di dimensioni. Oggi, le nuove turbine arrivano a una potenza - ognuna - di 5 megawatt. Tutte insieme, le pale della centrale di Roscoe, in Texas, in funzione dallo scorso ottobre, valgono 782 megawatt, quanto una media centrale tradizionale. Ma, a gennaio, in Inghilterra è stata concessa la licenza per un impianto a vento con una capacità installata di 9 mila megawatt. La centrale di Dogger Bank sorgerà in mare, a circa 150 chilometri dalla costa, su fondali per lo più di 40 metri, ma fino a 63. L´off-shore sembra il futuro dell´eolico, almeno pensato in grande. In America, nel golfo del Maine, si dovrebbe realizzare una mega centrale da 5 mila megawatt, a un costo di 25 miliardi di dollari. I fondali, in questo caso, sono più profondi: 100-150 metri. Anziché cementate sul suolo marino, le turbine saranno poste su piattaforme galleggianti, a loro volta ancorate sul fondo.

MAREE
Il mare si muove sempre, infallibilmente, due volte al giorno. Una diga crea un bacino sulla costa e sfrutta la differenza di livello del mare, create dalle maree, per muovere delle turbine. La prima centrale a maree è stata realizzata oltre 40 anni fa, in Francia ed è tuttora, a 240 megawatt, la più grande del mondo. Ma, fra un anno, a Incheon, in Corea del Sud, dovrebbe iniziare la costruzione di una centrale da 1.320 megawatt. A un costo di 3,4 miliardi di dollari, la centrale dovrebbe diventare operativa nel 2017. Incheon, tuttavia, sembrerà una minicentrale, se il nuovo governo inglese andrà avanti nel progetto di costruire una diga di 15 chilometri che sbarri l´estuario del Severn. La potenza arriverebbe a 8.600 megawatt al picco della marea, con una media di 2 mila megawatt nell´arco della giornata: da sola fornirebbe il 5-6 per cento dell´elettricità necessaria in Inghilterra e Galles. Le dighe di queste centrali, tuttavia, modificano la costa e creano problemi alla flora e a pesci ed uccelli. Per questo, in Nuova Zelanda e, ancora, in Inghilterra si sta tentando di progettare centrali più piccole (200 megawatt) che si limitino a sfruttare le correnti di flusso e riflusso delle maree, con turbine simili a quelle eoliche, senza dighe.

ONDE
Il mare si muove, comunque, anche con le onde. In Scozia, nelle isole Orcadi, si sta progettando una centrale (anche questa da 200 megawatt) alimentata dalle onde, la più grande di questo tipo. Il principio è che il passaggio delle onde muova una sorta di alettone (simile, in realtà, ad una zattera di tronchi) e che questo movimento azioni dei pistoni che fanno girare una turbina. Sembra tutto molto semplice e sicuro, ma le onde non sono sempre uguali e la manutenzione di un simile impianto è piuttosto complicata.