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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

Non serviranno più iscrizioni a ruolo cartelle esattoriali, tra pochi mesi per inchiodare gli evasori basterà l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con le somme contestate dal fisco

Non serviranno più iscrizioni a ruolo cartelle esattoriali, tra pochi mesi per inchiodare gli evasori basterà l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con le somme contestate dal fisco. Si passerà da minimo due anni, due anni e mezzo, necessari oggi per ottenere il pagamento delle imposte dovute, a 90 giorni. C’è anche un nuovo accertamento sintetico, che permetterà al fisco di contestare la presunta evasione a chi spende troppo rispetto a ciò che guadagna, e arriveranno le manette per gli imprenditori che truffano il fisco dopo aver chiesto una transazione sui debiti fiscali. Infine, l’introduzione del redditometro obbligo della fattura telematica sopra i tremila euro, e lo stop alle compensazioni illecite tra crediti e debiti fiscali. Il nuovo sistema partirà dal luglio del 2011. Nei prossimi tre anni dalla lotta all’evasione arriveranno 20 miliardi di gettito in più e a regime il decreto con la manovra per la correzione dei conti pubblici assicurerà otto miliardi l’anno di maggiori entrate. Luigi Magistro, responsabile dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate: «Il sistema per chiedere i tributi si basa sull’iscrizione a ruolo. Si fanno i controlli, si contesta la presunta evasione, e si manda l’avviso di accertamento. C’è "l’iscrizione a ruolo", che avviene entro un anno. Poi i ruoli vengono "caricati" dalla società di riscossione, cioè dagli esattori, che hanno nove mesi di tempo per notificare la "cartella di pagamento". Da quel momento, se dopo sessanta giorni non arriva il pagamento di quanto richiesto, la società di riscossione può prendere provvedimenti esecutivi». Per arrivare alle ganasce all’automobile o al pignoramento dei beni, servono due anni. Riducendola a 90 giorni si dimezza il rischio il fisco venga aggirato attraverso separazioni fittizie con relativa intestazione dei beni al coniuge o cessioni ai prestanome. Nuova metodologia anche per accertare i redditi evasi. «Oggi possiamo determinare il reddito di un cittadino basandoci su elementi induttivi. Prendiamo delle spese, come quelle per la casa, l’automobile, e risaliamo induttivamente ad un certo reddito. Se questo supera del 25% il dichiarato, per due anni consecutivi diamo corso all’accertamento. Ma il problema è proprio il contenuto induttivo: può voler dire tutto e niente». Con il nuovo redditometro verranno prese le spese, sommate e stabito il reddito. L’accertamento automatico scatterà quando il reddito dichiarato verrà superato del 20% in un solo anno. Bisognerà quindi essere in grado di dimostrare anche eventuali spese fatte grazie ad da altre fonti, che non ricadono nella base imponibile (come eredità o prestiti). Con il nuovo meccanismo di definizione del reddito si terrà conto anche della composizione familiare e del territorio, elementi finora sconosciuti al vecchio redditometro. Crisi e fallimenti, spesso condotti ad arte, sono uno dei canali privilegiati dell’evasione. «Chiederemo agli imprenditori una dichiarazione sostitutiva, e loro ne risponderanno penalmente, cosa che finora non succede» spiega Magistro. Le pene saranno molto severe: da sei mesi a quattro anni se i beni occultati superano un valore di 50 mila euro, da uno a sei anni se superano i 200 mila euro. Dalla nuova stretta è atteso, a regime, un risparmio di quasi 2miliardi di euro l’anno. La nuova norma fa il paio con quella dell’anno scorso che consente le compensazioni oltre una certa somma solo dopo che la certificazione dei debiti da parte dei commercialisti. Un sistema che quest’anno potrebbe portare un risparmio di quattro miliardi di euro. «Senz’altro possibile, se i dati di questi primi mesi saranno confermati», dice Magistro. (Mario Sensini, Corriere della Sera, 2/6/2010) La grossa novità è che il redditometro sarà impostato su un criterio territoriale. Il meccanismo sarà diverso da regione a regione, provincia a provincia e via dicendo, così da poter verificare i diversi redditi a seconda del territorio dove si vive. 58 deputati del Pdl hanno preventivamente presentato, il 25 maggio, un’interpellanza parlamentare in cui si chiede di escludere le scuole private dai beni di lusso valutabili come indicatori di ricchezza per il nuovo redditometro. (Laura della Pasqua, Il Tempo 3/6/2010)