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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

SI PUò PARLARE MALE DI SAVIANO

(riassunto) –

L’ultimo è stato Marco Borriello, centravanti del Milan, un’infanzia a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli e un padre che prestava soldi a usura ucciso dalla camorra. «Saviano? – ha detto al mensile GQ – uno che ha lucrato sulla mia città. Non c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cosa è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto».

Prima di lui hanno espresso un pensiero sulla stessa linea:

’ Silvio Berlusconi;

’ Fabio Cannavaro («nella mia città ci sono anche persone oneste»);

’ Afef;

’ Daniele Sepe (sassofonista, napoletano, di sinistra. Nel suo nuovo cd "Fessbuk: Buonanotte al manicomio", edito dal manifesto, c’è una canzone intitolata "Cronache di Napoli", dal nome di un quotidiano spesso citato in "Gomorra", nel quale lavora anche Simone Di Meo, giornalista a cui Saviano si ispirò in maniera quasi letterale per scrivere qualche pezzo del suo libro);

’ Alessandro Del Lago (sociologo, autore di "Eroi di carta – Gomorra e altre epopee". Ha parlato di «bolla comunicativa senza precedenti», ha definito quella di Saviano «una retorica basata sui sensi di colpa». Nella quarta di copertina si legge: «I lettori, di destra, centro e sinistra, dopo aver letto "Gomorra" si convinceranno di aver contribuito alla lotta contro il crimine organizzato, potranno dormire sonni tranquilli e tornare alle loro occupazioni. Ma, com’è noto, le mode vanno e vengono»);

’ Biagio de Giovanni al Corriere («Possa dirla tutta? Finalmente. Quello di Dal Lago è un atto liberatorio»).

Adriano Sofri ha risposto a Dal Lago su Repubblica: «L’eroe del libro è già a un passo dall’eroe di carta. E un passo corro separa l’eroe di carta dall’eroe morto. Così corto che bisognerebbe mordersi la lingua. Dal Lago non se l’è morsa. Si è fatto prendere la mano [...]. Si fa una colpa a Saviano di aver fatto fortuna. Non è forse vero che è diventato ricco? vero. Ma si torna lì: cos’è la ricchezza. Che cos’è, di sera, in un letto di caserma».