Giancarlo Padovan, il Fatto Quotidiano 3/6/2010;, 3 giugno 2010
MONDIALI PADANI
Il Mondiale della Razza Pippona & Tardona, indebitamente autoproclamatosi Vi - va World Cup, ha brillantemente avviato la sua fase finale (che, in quanto unica, sarebbe anche la sua fase iniziale) nella ventosa isola di Gozo, la seconda per superficie dell’arcipela go maltese. Lillipuziano e grottesco come neanche la rassegna iridata della corsa dei sacchi, eppure pomposo e pompato da chi ci ha preso gusto a vincerlo per manifesta incapacità degli avversari, il campionato del mondo per nazioni non riconosciute dura sei giorni in tutto (da lunedì scorso a sabato prossimo). Nemmeno il più modesto torneo canicolare dei bar avrebbe un tale infimo livello di partecipanti, di pubblico e di qualità calcistica. Le nazionali sono sei, divise in due gironi: Gozo, Padania e Occitania nel Gruppo 1, Kurdistan, Provenza e Due Sicilie nel Gruppo 2. La new entry è proprio quest’ultima e non si sa se essa sia il prodotto del federalismo leghista sbocciato al Sud o, piuttosto, altro non rappresenti che un manipolo raccogliticcio di scapoli e ammogliati, buoni solo per fare undici e definire questa carnevalata un torneo internazionale che assegna il titolo mondiale. Scorrendo la breve e poco memorabile storia della nazionale delle Due Sicilie si legge, infatti, che le partite disputate dalla fondazione, avvenuta nel dicembre 2008, ad oggi sono ben tre: il promettente esordio con la Padania (0-0), un successo sulla nazionale di Sardegna e la rovinosa sconfitta per 4-1 subita lunedì ad opera del Kurdistan. Mica come la Padania, allenata da Leo Siegel e bicampione del mondo in carica. Bicampione perché la Viva World Cup l’ha conquistata sia l’an - no scorso a Verona, sia l’anno prima in Lapponia. Naturalmente la supremazia si fonda su ragioni tecniche e non di altra natura come sarebbero portati a sostenere i leghisti più intransigenti. Con la Padania, infatti, hanno militato e militano ex giocatori di Serie A, B e C, mentre le altre nazionali sono infarcite solo di qualche vecchio arnese abile nel far girare il gioco e di giovani atletici, ma poco avvezzi a trattare il pallone con la dovuta grazie. Il primo calciatore professionista a dichiarare la sua fede leghista, quindi anche primo capitano della Padania, fu Giampietro Piovani, classe 1968, un passato tra Brescia, Parma, Piacenza, Cagliari, Livorno e qualcos’altro. Adesso la stella è Maurizio Ganz, 41enne al pari di Piovani, però con un palmares assai più prestigioso: uno scudetto col Milan di Zaccheroni e tanta Inter tra Sampdoria, Atalanta, Venezia, Fiorentina. Accanto a lui Fabian Natale Valtolina, appena 39 anni, e qualche rimpianto per una carriera che avrebbe potuto conoscere tappe diverse dopo Bologna e Verona, sponda Chievo. Siegel conta anche sullo strapotere tecnico di Mauro Sebastian Nannini, attaccante del Seregno, il camoranesi dei bianco verdi. infatti argentino ma con doppio passaporto. La Padania è la squadra da battere e, forse, anche un modello da seguire. Quel che non si capisce è perché nessuno lo segua. E, soprattutto, perché su trentun nazionali, tra ufficiali, provvisorie e associate alla NF-Board, l’organizzazione dei paesi calcisticamente non riconosciuti, siano solo sei, con gli scarti, quelli presenti alla mini Coppa del mondo. Vien da chiedersi perché manchi la nazione catalana, allenata niente meno che da Johan Cruijff. O perché non ci siano i Paesi Baschi. Politicamente parlando, rimarchevole l’assenza del Tibet, mentre ci pare ormai maturo (e giusto) promuovere l’adesione del Principato di Seborga e, perché no, della vincente della Clericus Cup, il campionato di seminaristi e preti del Vaticano, il cui livello tecnico non può essere certo inferiore al Regno delle Due Sicilie. Il dramma, sportivamente parlando, è che questa Viva World Cup non interessa nemmeno a quelli che dovrebbero essere onorati di parteciparvi. Forse i soli a prenderla seriamente sono i padani, con Bossi padre e figlio in prima fila. Come ogni anno al seguito della Padania (nazionale) c’è un inviato della Padania (il giornale del partito), anche se i ferrei orari di chiusura consentono di raccontare l’esordio vittorioso con Gozo solo dando cronaca e risultato parziali del primo tempo. Significativo anche che, proprio grazie alla Padania, la Viva World Cup abbia aperto quest’anno anche alle nazionali femminili. Le iscritte però sono due: la Padania, per l’appunto, e le padrone di casa del Gozo. Si ignora, al momento in cui andiamo in macchina, quale sia il meccanismo di assegnazione della coppa in caso di una vittoria a testa. Possibile, se non probabile, che il calcio padano faccia doppietta e il suo guru, Siegel, tripletta alla pari di Mourinho. Bossi, con la consueta eleganza, gli disse che aveva ”più culo di Napoleone” e lui non lo prese come un complimento perché dice ”la fortuna aiuta ma da sola non basta”. In effetti, Siegel è allenatore abilitato di seconda categoria, diploma preso a Coverciano. E dunque, al contrario di Renzo Bossi, figlio del Boss e team manager della nazionale padana, non è certo uno che si improvvisa. Domenica sera Siegel forse avrà superato anche Vittorio Pozzo. Per essere consegnato alla storia gli basterà battere Provenza o Kurdistan, due giganti.