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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

IL PAESE PI POVERO APPESO ALLA PROVINCIA DA ABOLIRE

Al Centro e al Nord dell’Italia, la crisi colpirà e avrà effetti pesanti. Migliaia di cassintegrati, disoccupati, tagli ai servizi e città meno vivibili. Un presente nero. Ma a Sud è peggio, qui è il futuro che rischia di subire un colpo mortale. EREMITI. Per capirlo si deve scendere in Calabria, avventurarsi sulla A3, uscire subito dopo lo svincolo di Vibo Valentia e arrampicarsi per la strada che porta alle Serre. Dopo un’oretta e mezza di tornanti, si arriva a Nardodipace. ”Chi prima scelse questo luogo per restarci era un eremita o un ricercato, l’uno o l’altro poeta, se lo chiamò Nardo di Pace”, scrisse il grande narratore Sharo Gambino. Un paese a ”s t ra t i ”, un insieme di new town. 1935, 1951, 1972: le piogge gonfiavano di acqua il monte e quello precipitava a valle distruggendo il borgo. A ogni alluvione il paese veniva ricostruito, e oggi, quando arrivi a Nardodipace ti guardi intorno e riesci a dare un significato alla parola desolazione. Le casette costruite dopo le frane del 1972 (ma inaugurate quasi trent’anni dopo) si affiancano a quelle costruite negli anni Cinquanta, che sono proprio accanto alle altre tirate su dopo la tragedia del 1935. Il paese è vuoto: in pochi anni è scomparso un quarto della popolazione, emigrata in Svizzera, negli Usa, in Australia. ”Ad Adelaide – dice Romano Loielo, il sindaco del paese – c’è una intera strada abitata da nostri compaesani”. Fino a pochi anni fa nella stanza del sindaco c’e ra - no tre orologi: Toronto, Roma, e Perth, Australia, ognuno batteva l’ora adeguandosi ad un fuso orario. ”Li ho tolti – si infervora il primo cittadino – perché la dobbiamo smettere con questo pietismo da quattro soldi. Ci vuole ottimismo, io e la mia amministrazione abbiamo puntato tutto sul Web”. TUTTI FORESTALI. Ottimismo a parte, il paese conta scarsi mille abitanti divisi in cinque frazioni, c’è un solo bar e manca il tabaccaio, l’unica ”industr ia” del posto sono i boschi e i braccianti agricolo- forestali. Molti assunti col cosiddetto Fondo sollievo, i finanziamenti che la Regione Calabria concedeva ai Comuni per opere di forestazione. Ma erano altri tempi, ora la mannaia della manovra di Tremonti rischia di abbattersi anche su quello che per le statistiche ufficiali è il paese più povero d’Italia. Nardo di pace aspetta, il suo futuro è fragilissimo, pronto a franare, come le montagne che lo circondano. ”Da noi tutto è appeso a un filo”. Francesco De Nisi è un giovane ingegnere, presidente della Provincia di Vibo Valentia. Il suo è un ente inutile, forse da sciogliere, secondo le previsioni del governo. Passato l’incubo Finanziaria, si propone il rischio della Legge per le autonomie. ”Vo g l i o - no tagliare i costi della politica? Facciano pure, ma si sappia che io guadagno 2.483 euro al mese, i miei otto assessori ancora di meno, e che l’intero costo della struttura è di 660 mila euro”. Vibo Valentia (170 mila abitanti, 30 mila vivono nel capoluogo, gli altri in 50 comuni) è amministrazione provinciale dal 1994. ”La Provincia è la fabbrica più importante – dice De Nisi – pensi all’’indotto’: Prefettura, Questura, Tribunale, sedi periferiche degli enti statali e regionali, qualcosa come 3 mila impiegati. Gente che qui ha casa, interessi, la stessa urbanistica del capoluogo si è modellata in rapporto alla loro presenza. Senza uffici Vibo torna ad essere un paesone senza prospettive”. Impiego pubblico, il posto sicuro, un’ancora di salvezza in una realtà che ha il tasso di disoccupazione più alto della Calabria, 12,9 per cento, quasi il doppio di quello nazionale. ”Il 32 per cento del Pil della provincia di Vibo, che è di 2,5 milioni – calcola Donatella Bruni, segretaria della Cgil – è dato dal turismo con 800 milioni. Ma c’è qualcosa che non va nei dati, perché con 2 milioni di presenze annue, 48 mila posti letto e 823 aziende, gli addetti sono solo 2 mila. C’è molto lavoro nero, anche nelle multinazionali del settore”. G R A N T U R I S M O. I grandi club, quelli che accolgono i turisti tedeschi e dell’Est all’aeroporto di Lamezia, li caricano sui ”grantur ismo” e li portano nei villaggi a trascorrere la loro settimana di mare e sole. ” la nostra miniera – aggiunge De Nisi – ma con ricadute sull’economia della zona ancora scarse”. ”A n ch e gli altri due settori, quello della carpenteria metallica con il Nuovo Pignone e l’indotto, e quello agroalimentare, sono in crisi nera – sottolinea Donatella Bruni – la sensazione è che l’interesse maggiore delle imprese qui sia rivolto soprattutto all’accaparramento dei fondi europei. Per il lavoro e lo sviluppo c’è tempo”. Arrivano i primi turisti dalla Germania, si godranno il sole di Pizzo Calabro e dintorni e non vedranno la Calabria, terra di povertà e di sprechi assurdi. Con il 30,6 per cento di popolazione in uno stato di quasi o totale indigenza, una sanità che negli ultimi sette anni ha accumulato 2 miliardi di debiti, e il Consiglio regionale più costoso d’Italia. Arrivano i turisti, partono i pullman che fanno la spola da Reggio alla Svizzera, da Lamezia alla Germania. Sono sempre pieni di giovani calabresi che partono per non tornare.