Wanda Marra, il Fatto Quotidiano 3/6/2010;, 3 giugno 2010
L’ABUSO DELLA CORNETTA: 10 ANNI DI INCURSIONI
La prima volta che Silvio Berlusconi non resistette e scelse di prendere in mano il telefono in diretta per affermare le sue ragioni, rimettere a posto il conduttore di turno e ribadire il principio che la televisione - anche quella di Stato - è roba sua, fu il 17 marzo del 2001, quando chiamò Michele Santoro (che allora conduceva il Raggio verde). Si era in campagna elettorale, e all’epoca il Cavaliere non era presidente del Consiglio. ”Complimenti per questi processi in diretta. Siamo allibiti per come la Rai usi questi programmi che dovrebbero essere di approfondimento politico. Sono trasmissioni trabocchetto costruite per fare processi che dovrebbero svolgersi nei tribunali”, esordì. Non si fece intimorire Santoro: ”Pa r l i pure, onorevole, ma senza insultare noi...”. La reazione fu immediata e inferocita: ”Po s s o anche chiudere subito, se lei va avanti così. Sia chiaro che non intervengo da politico, continueremo a non venire alle trasmissioni trappola finché non ci saranno date precise gara n z i e ! ”. Santoro si rivolse alla regia: ”Allora mi dispiace, chiudete il collegamento telefo n i c o ! ”. Furono fuoco e fiamme. ”Santoro, si contenga! Lei è un dipendente del servizio p u bbl i c o ”. E l’altro: ”Ma non sono un suo dipendente!”. Punto questo centrale, ma che per Berlusconi non è mai stato chiaro fino in fondo. Fin dal 1994, quando la videocassetta della sua discesa in campo fu mandata - non richiesta e con un intervento evidentemente non concordato, né negoziabile - alle redazioni televisive. Poi, le incursioni telefoniche negli anni sono diventate un tormentone. Con Santoro, questa volta ad A n n o ze ro , Berlusconi ci riprovò l’11 ottobre 2006, chiedendo che fosse letta una precisazione sui contenuti della trasmissione e alcune affermazioni del suo conduttore. Quest’ultimo si rifiutò di ospitare la chiamata. E l’allora leader di Forza Italia a quel punto alzò la cornetta per protestare direttamente con Petruccioli, a quel tempo presidente della Rai. Le telefonate in diretta di Berlusconi a Ballarò negli ultimi due anni sono state quasi un’abitudine. Il 18 ottobre del 2008 chiamò per apostrofare Epifani e Bersani, ospiti in studio. Il tentativo di Floris di costruire un contraddittorio fu inutile: Berlusconi si limitò a riagganciare, secondo il principio per cui le regole della comunicazione le stabilisce lui. E in effetti evitare la discussione, non lasciare diritto di replica alla controparte e non permettere a nessuno di confutare le proprie affermazioni è uno dei vantaggi di intervenire telefonicamente e inattesi e di chiudere la comunicazione al momento giusto. Comunque, un po’ meglio a Floris andò il 27 ottobre del 2009, che dopo lo sfogo in diretta del premier, riuscì a farlo dialogare almeno in parte con gli ospiti in studio. Nel giorno della sentenza Mills, il premier chiamò per attaccare i giudici: ”L’anomalia italiana non è Silvio Berlusconi, ma sono i pm e i giudici comunisti di Milano che da quando Berlusconi è sceso in politica lo hanno aggredito in tutti i modi. I pm sono la vera opposizione nel nostro Paese”. Poi accusò Floris e il suo programma, secondo un ritornello diventato abituale negli anni: ”Lei fa dei processi pubblici nei miei confronti e senza contraddittorio nella tv pagata da tutti i cittadini. Le ricordo che la televisione non è sua. Ho assistito agli interventi degli esponenti della sinistra, ho assistito al festival delle falsità e della calunnia. La tv pubblica italiana ha una prevalenza assoluta di giornalisti di sinistra e di programmi di sinistra e attacca il governo”. Una situazione ”unica in tutto il mondo occidentale”. Storico è rimasto anche il comizio improvvisato il 23 febbraio del 2004 alla Domenica spor tiva, quando il premier si sentì in diritto e in dovere di parlare per oltre 20 minuti da presidente del Milan, sull’opportunità di far giocare i rossoneri con due punte. Quella volta fu il presidente Lucia Annunziata a bloccarlo, con una telefonata sempre in diretta, denunciando le commistioni tra politica e sport. Attraverso una telefonata in diretta a Biscardi, poi, Berlusconi scelsedi annunciare che Kakà rimaneva al Milan. Tra gli interventi in campagna elettorale, si ricorda quello dello scorso 23 marzo, quando il premier, aggirando la par condicio che aveva chiuso tutti i talk show della tv di stato, potè godere di un’inter vista telefonica a Unomattina.