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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

PARTIRE DA ZERO E SAPERE CHE CI RESTERAI

Sono Sergio Ventriglia, ho 22 anni e vi scrivo da Curti, in provincia di Caserta. Vi racconto la mia vita da disoccupato per spiegarvi come si vive in queste zone. Mi sono diplomato in una delle scuole più particolari di questa zona: il liceo scientifico Amaldi di Santa Maria Capua Vetere, scuola di predominio casalese. Molti, infatti, sono i casalesi che scelgono questo istituto per avere agevolazioni, dato che negli anni di lì sono passati parenti dei boss Schiavone, Diana e tanti altri. C’erano studenti armati che minacciavano professori e droga venduta sotto banco con ottimi profitti. Ricordo che durante una discussione con il preside lui disse: ”Scusa, tu denunci qualcosa che non ti ha toccato in prima persona, perché lo fai? Se vedessi per esempio un omicidio a Casale, lo denuncer esti?”. Insomma ”farsi i cazzi propri” paga. Come molti ho iniziato a lavorare durante la scuola, verso i 16 anni: cameriere, distributore di volantini, animatore per bambini. Ovviamente in Campania quando si parla di lavoro si dà per scontato che sarà in nero, nessuno mi ha mai proposto l’ombra di un contratto. Dopo i 18 anni ho provato a studiare: ho passato i test del Dams di Roma ma non ci sono andato perché la vita, là, costa troppo. Così decido d’imparare un mestiere: il pizzaiolo. Ovviamente senza un contratto di apprendistato. Ho fatto il pizzaiolo in vari posti, sempre in nero, anche perché a Napoli ”chi è dipendente diventa quasi sicuramente schiavo”, dicono. Infatti a coloro che si ribellano a situazioni di umiliazione o a uno sfruttamento con turni di lavoro massacranti, la risposta che viene data è sempre la stessa: ”Ma come, non solo vi diamo da lavorare, ora vi lamentate pure?”. Ho lavorato anche nella cara Milano tanto elogiata dai politici, dove secondo loro la legalità vige e la mafia è inesistente. Anche lì in nero, come cameriere, e sono tornato a casa perché mi sono infortunato. Non avendo contratti, non ho potuto usufruire di alcuna assistenza. Oggi mi arrangio come posso, con lavori sporadici come distribuire volantini sotto il ponte dell’autostrada o in mezzo al traffico (rischiando incidenti), oppure facendo il cameriere. Credo di far parte di quelli che, almeno per ora, si sono rassegnati e non cercano lavoro. E come me ce ne sono tantissimi. L’unico modo per avere un lavoro in Italia - in tutta Italia - è tramite la cosiddetta ”amicizia”. E io, di ”amicizie”, non ne ho. Quindi continuo così finché ce la faccio.