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 2010  giugno 02 Mercoledì calendario

COSI’ L’INGEGNER NERVI SFIDO’ GLI ARCHITETTI

Può una mostra essere lo strumento che consente a una comunità scientifica di restituire un lavoro in fieri, di sottoporlo a verifica e giudizio pubblico? Domani si inaugura a Bruxelles, nella sede del Civa (Centre International pour la Ville et l’Architecture), «Pier Luigi Nervi, l’architettura come sfida», prima mostra di quella che si può configurare come l’«adventure» Nervi. Un’avventura che s’inizia all’estero, perché davvero internazionale è la figura dell’ingegnere di Sondrio, come internazionale era, negli anni del suo impegno, la dimensione di quel mondo - le costruzioni italiane - che incarna al meglio. L’Avventura Nervi continuerà a Venezia, Roma (al Maxxi), Torino, Bologna, Parigi, negli Usa, e ogni tappa vedrà la rassegna arricchirsi di temi, collaborazioni, progetti, opere, documenti, filmati.
Come ogni mostra che seguirà, anche quella di Bruxelles ha un suo tema: la sperimentazione. Accanto a dodici edifici che una discussione allargata non solo al Comitato scientifico ha individuato (non senza conflitti) come le «icone nerviane», la scelta della sperimentazione quale via per arrivare a conoscere i comportamenti di un edificio è stata assunta come punto di partenza. Perché? Non solo perché segnala una profonda differenza con una cultura, quella dell’ingegneria strutturale, sempre più affascinata dalla modellistica matematica (quella che diventerà poi la simulazione), ma perché fu proprio la sperimentazione ad affascinare e avvicinare Nervi agli architetti e a decretarne la fortuna. Curiosamente la sua fama passa prima dalle riviste di architettura, già negli anni Trenta del XX secolo, come figura di ingegnere che progetta edifici interpreti di una modernità non solo tecnica ma artistica e più ampiamente architettonica, figura che sarà definitivamente consacrata nel 1954, non da altri ingegneri, ma da Giulio Carlo Argan.
Sono sintomi di una strategia lucida nel costruire la propria fama, ma anche della penetrazione che i progetti e le opere di Nervi avranno in mondi non tecnici o imprenditoriali. Una penetrazione che la stagione forse meno conosciuta della sua vita, quella statunitense, consacrerà con le lezioni americane (le Norton Lectures) che Nervi terrà come «poeta laureato» a Harvard nel 1962.
Ma quello che la mostra di Bruxelles inizia a esplorare è un mondo dai confini geografici e tematici inattesi. Le opere e i progetti che piano piano emergono, da un oblio che appare in qualche modo voluto - anche questo sarà un tema da esplorare - fanno emergere non solo l’ingegnere e l’imprenditore, ma il consulente, il saggista, il polemista, il conferenziere, il didatta, un progettista (forse questo è termine più giusto) capace di lavorare in Canada e in Australia, in America Latina e negli Stati Uniti, in Turchia e in Francia.
La sua corrispondenza, purtroppo incompleta, consente di andare oltre i committenti - che comunque spaziano dall’Aeronautica Militare alle Manifatture Tabacchi, dalle grandi imprese private alle istituzioni universitarie statunitensi più famose, dall’Unesco alla Santa Sede - e di iniziare lo studio di dialoghi tutt’altro che scontati con fisici, geologi, naturalisti, musicisti.
Una figura complessa e difficile, quella di Nervi, con molti spigoli e durezze, espressione autentica di un capitalismo del rischio e dell’etica del lavoro, ma anche del successo come verifica del giusto spirito d’impresa che, con gli anni, si appassiona alla scrittura, alla trasmissione del suo sapere in molte forme, a un insegnamento ricordato, non senza paradossi, forse più per il suo interesse progettuale che tecnico.