Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 02 Mercoledì calendario

I CAVALLI NON TENGONO UN DIARIO

Caro Direttore,
avendo scrupoli di verifiche, avrei da esprimere qualche dubbio.
Ha fatto titoli pieni di prima pagina un evento storico come questo: «Berlusconi cita Mussolini». Ma, quando si tratta di Storia, è necessario verificare. Potevano negligerle Erodoto e Tacito, ma per noi le Fonti, prima di diffondere l’importante notizia, sono da richiedere perentoriamente: - Documenti, per favore! -
Il Presidente del Consiglio ha detto di aver tratto la citazione dai Diari del nostro progenitore. Non era tenuto a dire giorno-mese-anno, editore e curatore: i giornali invece, ovviamente, sì. Dico ovviamente perché una certa disciplina filologica e storiografica l’ho bevuta, se non col latte materno, almeno coi caffè giovanili. Di questa pubblicazione diaristica confesso di non saper nulla.
Ho la certezza dei diari di Ciano, di Bottai, di Speer, di Gadda, di Anna Frank, di Cesare Pavese. Di Mussolini non conosco che la smascheratura di un volgare falso avvenuta, dopo effimera eccitazione giornalistica, alquanti anni fa. Sarà quella la fonte storiografica della citazione? Né Mussolini, né Stalin, né Hitler, né Tito, né Trotzkij lasciarono diari. Non erano tipi da diario.
Neppure Silvio Berlusconi, c’è da scommetterci, lascerà diari.
La poco credibile citazione può essergli affiorata dall’inconscio in un momento di amarezza, perché quello che sta attraversando è un campo disseminato di mine amiche. (Fatto ordinario nella storia del potere politico).
La frase citata - se non me ne venga provata l’autenticità - non può neppure essere stata tolta o orecchiata da altri luoghi del parlato-scritto mussoliniano. Non mi pare rifletta l’uomo. uno sfogo diaristico, ma senza il diario. Pensato mentre cavalca intrepido per Villa Torlonia? «Il cavallo sa - dove deve andar...» cantava allora Odoardo Spadaro: non aveva bisogno di dargli ordini. Ma, quando cavalcava, il Dux era saldo in sella, molto più del Berlusconi del 2010. La frase potrebbe averla detta a donna Rachele, ma non a Claretta, di cui era l’idolo.
A me pare non averla mai pronunciata e tanto meno lasciata scritta. Quando perdette il potere, per verticale caduta il 25 di luglio, non presagiva la trappola ormai scattata. ROMA DOMA echeggiavano le scritte sui muri: il Domatore troppo sicuro di sé era atteso da non più addomesticate fauci nella gabbia dei leoni.