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 2010  giugno 02 Mercoledì calendario

IL SUPERCOMPUTER PARLA CINESE

Un simbolo di potenza e un segno di sviluppo scientifico di altissimo livello. I supercomputer incarnano la capacità di raggiungere i più alti livelli di sofisticazione in una tecnologia cruciale per lo sviluppo di una nazione nel XXI secolo. Per questo si capisce l’orgoglio con cui la Cina ha annunciato di avere messo in funzione «Xingyun» (nuvole), vale a dire la seconda macchina di calcolo più veloce del Pianeta, dopo «Jaguar», il computer del dipartimento dell’Energia Usa che installato a Oak Ridge, nel Tennessee.
«Xingyun» è parte del grandioso progetto «Albe 6000», sviluppato dalla Dawning Information Industry, dall’Accademia delle scienze del calcolo e dal Centro di supercomputer della Cina meridionale. La struttura dovrà servire per gestire sistemi complessi, per effettuare ricerche «intelligenti» su Internet e per lo studio delle sequenze del Dna. Ha una capacità di calcolo di 1,271 petaflops, vale a dire 1.271 trilioni di calcoli al secondo. Il «Jaguar» raggiunge invece 1,75 petaflops.
La velocità di calcolo è una pietra angolare per ogni sviluppo industriale e tecnologico, con ricadute in tantissimi settori, dall’agricoltura alle previsioni del tempo, fino alla missilistica. Le autorità cinesi sottolineano che «Xingyun», tra l’altro, permetterà nuove ricerche sulle armi atomiche e la progettazione di aerei supersonici di nuova generazione. Si tratta di chiari esempi della «duplicità» di questa tecnologia e questa natura contraddittoria è alla base della lunga ritrosia occidentale nel cedere al governo cinese conoscenze in questo settore strategico. Ma, adesso, l’annuncio del nuovo supercomputer rivela alcuni errori nei calcoli politici fatti dall’Occidente.
Se americani ed europei, una quindicina di anni fa, avessero sfruttato la cessione di queste tecnologie come un mezzo di scambio sia politico sia commerciale, oggi la situazione potrebbe essere molto diversa. All’epoca, infatti, decisero di non cedere in blocco l’hi tech dei supercomputer nel timore di contribuire all’impetuoso sviluppo della minacciosa industria militare cinese. Non si accorsero che, così, avrebbero potuto intrecciare un grande business con una stretta collaborazione politica. E, invece, hanno perso una grande occasione per seguire da vicino l’evoluzione della tecnologia di Pechino in un settore di assoluto valore.
Si tratta di una realtà a tutto campo, che non si può più fingere di ignorare. E, in effetti, secondo molti esperti, la vendita alla Cina di prodotti industriali sofisticati, finora proibita da Washington, potrebbe diventare la punta dell’iceberg di un rilancio economico-industriale dell’America, ancora sofferente per la crisi. L’export sul mercato cinese - potenzialmente il primo al mondo - potrebbe quindi trainare la crescita economica dell’Occidente per molti anni, unendo la possibilità di fruttuose partnership in molti settori della ricerca.
Si tratta di una scommessa e di una sfida. Non mancano i rischi, ma la nascita di «Xingyun» prova che la Cina riesce a fare giganteschi passi avanti, in molti settori «sensibili», con o senza l’aiuto di America ed Europa. E’ una realtà che sarà sempre più vera nel futuro, grazie a una forza economica crescente e alla possibilità di comprare brevetti e di attirare talenti.
Il duello fra supercomputer americani e cinesi è solo la cima di un iceberg che l’editorialista del «New York Times» Thomas Friedman definisce con l’espressione «corsa al nuovo Sputnik», ovvero una riedizione della gara russo-americana avvenuta nel Novecento per la conquista dello spazio.
Lo Sputnik del XXI secolo è la supremazia nel settore dell’alta tecnologia e la sfida fra Usa e Cina si svolge su più fronti: dallo sviluppo di fonti alternative di energia alla manifattura dei computer, dai motori di ricerca su Internet ai satelliti e ora ai supercomputer. A descrivere la forza della Cina è un mercato che già vanta il primato della produzione di laptop e auto, ha una domanda di elettricità in crescita esponenziale e attira i giganti stranieri, offrendo ingegneri qualificati in hi-tech ad appena 730 dollari al mese. Una delle conseguenze è lo spostamento in Cina di giganti americani come Applied Materials, il cui capo del settore tecnologie, Mark Pinto, si è trasferito con la famiglia a Pechino per gestire i nuovi laboratori in via di realizzazione, riunendo gli azionisti a Xiian. Se il supercomputer «Nebulae» ha scalato la classifica, è proprio grazie all’integrazione di molteplici componenti made in Usa nelle manifatture cinesi.
Ad andare all’origine della competizione è Elizabeth Economy, direttore degli studi sull’Asia al «Council on Foreign Relations» di New York, quando spiega che «la Cina predomina nelle manifatture e gli Usa nel software» per il fatto che «loro hanno stipendi più bassi, costi dei terreni minori, meno leggi e regolamenti, potendo così costruire un grande numero di fabbriche qualificate», mentre «noi continuiamo ad avere i migliori laboratori, centri di ricerca, università, professori, start up e inventori», che consentono ai programmi di giganti come Apple, Microsoft, Google e Boeing di essere sempre «molti passi avanti rispetto ai cinesi». Poiché i due rivali hanno qualità opposte, l’esito del duello potrebbe dipendere da diversi fattori: l’abilità della Cina nell’impossessarsi di brevetti Usa come la capacità dell’America di accelerare lo sviluppo delle manifatture. La corsa al nuovo Sputnik è solo all’inizio.
Analisi e simulazioni
I supercomputer sono fondamentali per realizzare processi di calcolo estremamente complessi, gli unici in grado di affrontare problemi-chiave come le analisi meteorologiche e quelle sull’inquinamento, le ricerche a livello molecolare (a cominciare dalle proprietà chimiche), molti tipi di simulazione (in fluidodinamica, astrofisica e fisica nucleare).
Governi e industrie
Le grandi nazioni, dai governi ai centri di ricerca fino ai complessi militari e industriali, non possono più fare a meno dei supercomputer. Ma oggi sono sempre più numerose le «corporation» private che ricorrono ai super-calcoli di studio, previsione e gestione per i loro prodotti: è tutto dettato dalle esigenze del mercato globale.