FRA.GRI., La Stampa 2/6/2010, pagina, 2 giugno 2010
SPIAMO PER LO STATO MA NON VENIAMO PAGATI
Si parla tantissimo di intercettazioni, ma a noi che le realizziamo, e che lo Stato non paga da anni, chi ci ascolta?». Valter Nicolotti è un imprenditore molto particolare. Guida un’azienda che lavora per conto delle procure e fornisce, chiavi in mano, un servizio unico: intercetta telefoni, sistema microspie, installa telecamere. Sono circa 120 le aziende che lavorano nel settore e Nicolotti guida un sindacato (Iliia-Associazione Italiana per le Intercettazioni legali e l’Intelligence) di 50 tra le maggiori che lamentano un debito con lo Stato per 500 milioni di euro. «Ma se continuano a non pagarci le fatture, noi stacchiamo la spina. E allora forse il governo avrà raggiunto sul serio l’obiettivo di farla finita con le intercettazioni».
Ci voleva lo sfogo di Valter Nicolotti, a metà tra la minaccia di sciopero e la tentazione di mollare tutto, per scoprire una realtà inesplorata e sotterranea: dietro il boom delle intercettazioni, negli ultimi anni c’è stato anche il boom dei privati che lavorano nel settore. «Dicono - incalza Nicolotti - che costiamo cari. Ma perché loro, intendo lo Stato, non sono in grado di fare quello che facciamo noi. Non hanno i prodotti d’avanguardia che noi aziende progettiamo, realizziamo e mettiamo in opera. Non hanno i soldi per approntare sale-intercettazione come le nostre. E così, lavorando sempre a stretto contatto con le forze di polizia e con i magistrati, siamo diventati un settore ad alta tecnologia che il mondo c’invidia».
Se c’è da introdursi nella casa di un mafioso e piazzare una microtelecamera in sala da pranzo, sempre più spesso lo Stato si rivolge ai privati. «Con regolare gara d’appalto, sa?». A volte arrivano le richieste più impensabili. «Chiaro che così i costi schizzano alle stelle. Prendiamo le intercettazioni ambientali: oltre alle spese sostenute per i diversi sopralluoghi, occorre studiare il camuffamento dei dispositivi, pagare le persone che fisicamente posizionano i dispositivi. Solo in ultimo viene il noleggio dell’apparecchio. Ovviamente è impossibile una quantificazione standard dei costi. Che tra l’altro non può prescindere anche da una valutazione della pericolosità del territorio in cui si effettua l’azione».
Anche le intercettazioni telefoniche ordinarie, però, quelle che si fanno con computer, server, linee telefoniche e software, sempre più spesso passano per aziende private. Le procure chiedono, gli imprenditori realizzano, lo Stato è chiamato a pagare. E qui s’è creato un buco pazzesco.