Varie, 2 giugno 2010
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Macchioni Matteo
• Sassuolo (Modena) 14 maggio 1983. Tenore. «È conosciuto più dagli adolescenti che dai soliti melomani di mezza età e non ha mai cantato un’opera lirica per intero [...] La popolarità […] l’ha conquistata, in pochi mesi, grazie alla televisione e in particolare con “Amici”, il programma di Maria De Filippi. Il talent show ha impresso alla gavetta di Matteo un’accelerazione esponenziale portandolo da provini e concorsi all’esordio come protagonista […] Il maestro Oren lo ha notato in tv e quindi ingaggiato, ma il percorso di Matteo è scandito da una seria formazione musicale che parte in realtà dalla musica leggera: “Ho sempre giocato con la musica - racconta - Da bambino ho ricevuto in regalo una batteria; poi dal gioco è venuta la passione, ho iniziato lo studio del pianoforte e ho deciso la strada del conservatorio. A 16 anni mi sono iscritto anche alla Siae perché scrivevo canzoni, volevo fare il cantante pop. Solo dopo la maggiore età ho scoperto la mia vocalità e ho iniziato a studiare canto lirico […] Non avevo mai pensato a un talent show. Poi ho saputo che ad ‘Amici’ aprivano alla lirica, ma è stato mio padre spingermi a fare il provino. Non ci credevo molto, ma ha avuto ragione mio padre […] in soli sei mesi il programma di Maria De Filippi mi ha permesso un salto enorme. Io credo che i talent siano una grande vetrina, ma vanno fatti con umiltà e considerati come punto di inizio. Perché fuori è molto dura: il talent dà visibilità e fa crescere, poi però e bisogna mantenere la promesse […] Siamo tutti figli del nostro tempo, uno cresce con le cose che ha intorno. Per me in conservatorio è stato più facile incontrare Puccini… Però ad ‘Amici’, arrivando in finale con il televoto, ho dimostrato che la lirica può essere portata anche in un contesto popolare […] Certo, avrei preferito debuttare in un teatro di provincia, ora devo essere all’altezza di altissime aspettative e confesso di avere una certa fifa. Ma non ho pretese incredibili, spero che la critica mi accolga semplicemente come uno che ha cantato bene» (Federico Capitoni, “la Repubblica” 2/6/2010).