Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 02 Mercoledì calendario

FIORELLO LIVE SHOW

di Umberto Brindani per Oggi 2 giugno 2010
Domenica mattina, in una Madrid ancora pullulante di tifosi italiani e tedeschi, Fiorello mi dice: «Umbe’, facci l’editoriale». E ce lo faccio sì, caro Rosario. Ma non sull’Inter. Su di te.
Ho passato due giorni in trasferta per la finale di Champions League con una comitiva di colleghi nerazzurri (ma anche un paio di coraggiosi romanisti). Un gruppo vacanze Piemonte, su e giù da aerei e pulmini, condotti per mano «come anziani in gita» (Fiorello dixit). E lo spettacolo è lui: un one man show dal vivo, da vicino, in diretta, senza interruzioni pubblicitarie.
Fiorello ha appena compiuto 50 anni. Rivolto ai manager di Sky che sono con noi: «Chissà quanto avete speso per farmi il regalo dell’Inter che vince la Coppa». Ha un’energia e una disponibilità che non ho mai visto in nessuno. Si ferma per chiunque voglia una foto con lui, e per tutti ha una battuta, un frizzo, una gentilezza. «Non capisco quelli che si negano. Basta pensare a quando non eri famoso: cosa avresti dato per essere riconosciuto?». Viene accalappiato da due ragazzi di Dubai, poi lo bracca un gruppetto di albanesi. «Visto? Ho un futuro a Tirana». Il cellulare ha come suoneria la voce di sua figlia Angelica, quattro anni. «Sai come risponde quando le chiedono il cognome? Angelica Fiorello Show».
Ha paura dell’aereo. Chiede Lexotan, Xanax, qualunque cosa con la x. Noi gli raccontiamo terribili aneddoti sugli incidenti aerei. In albergo, lo trasciniamo al tredicesimo piano, dove c’è una piattaforma trasparente aperta sul vuoto. Sopravvive. Alle 7 del mattino è davanti alla sala breakfast, affamato, ad aspettare che apra. «Una volta, sempre di mattino presto, al Bulgari di Milano, incontro un tale in ascensore. Uno straniero. Mornin’. Mornin’. Facciamo colazione nella sala vuota, soltanto io e lui. Ma io l’ho già visto, dove l’ho visto? Chiedo al cameriere. Rupert Murdoch. Stavo per firmare il contratto con Sky. Tempo dopo, mi ha mandato un videomessaggio: ”Ricordo ancora il nostro incontro in ascensore…”. Non si ricordava affatto, gliel’avevano detto: un vero gentleman».
Quando faceva solo radio era ingrassato. Da allora ha perso 12 chili. I primi con una dieta trovata su Internet. «L’ha inventata un francese. Solo proteine, carne a volontà, per cinque giorni. E non devi mai sentire fame, ti tocca andare in giro con la bresaola in tasca. A colazione, però, crusca. Se no caghi mattoni». Racconta di un paio di incursioni di Scherzi a parte mai andate in onda. Una era questa: conduceva il karaoke e gli avevano mandato un finto sordomuto. «Un sordomuto?, gli dicevo. Ma questo è un programma di canzoni. Can-zo-ni!». Finì che cantò lui, fuori inquadratura, sovrapponendosi all’attore che fingeva di balbettare e mandò a monte lo scherzo. Il karaoke di Fiorello fu un successo pazzesco. «Sotto il palco vedevo gente vestita come me, con la coda di cavallo come me, uguale. Una roba così ti fa andare fuori di testa. E infatti ci andai».
L’anno scorso la finale di Champions era a Roma. Bloccarono gli accessi a piazzale Clodio, dove teneva lo spettacolo, e non potè arrivare nessuno. Lui fece lo stesso il suo show, «parlando con le sedie vuote, dove avevo messo dei cartelli: Berlusconi, eccetera. Con un solo spettatore in carne e ossa, in realtà uno dello staff, che dal centro della sala agitava la manina: era il ministro Brunetta».
La forza di Fiorello è essere se stesso. Ho conosciuto tanti comici che fuori scena sono cupi e intrattabili, attori che se la tirano manco fossero Laurence Olivier, conduttori isterici e cantanti scorbutici. Tutta gente che tira fuori il sorriso a comando, quando si accende la lucina rossa della telecamera. Fiorello no. nato animatore di villaggi turistici e non se ne vergogna, anzi ne è orgoglioso. Il sorriso, lui, ce l’ha incorporato.