Loretta Bricchi Lee, Avvenire 1/6/2010, 1 giugno 2010
LOS ANGELES E ALTRE CITT PRONTE A LIMITARE I RAPPORTI ECONOMICI CON LO STATO DI MCCAIN
Da New York - La lotta del senatore repubblicano dell’Arizona Russell Pearce contro gli immigrati illegali ha assunto una motivazione personale da quando quelli che definisce «invasori» hanno sparato al figlio Sean, vice sceriffo della contea di Maricopa. Ora la proposta di legge da lui presentata – approvata il 19 aprile scorso ”, che rende «un crimine statale per un immigrato illegale non essere in possesso di un documento» che comprovi il suo diritto di soggiorno, sta spaccando il Paese, con una serie di azioni legali e un boicottaggio economico contro la nuova normativa. Secondo i sondaggi, il 60% degli americani appoggia la legge SB1070, ma il fronte che si oppone è molto largo e risoluto. Oltre all’influente denuncia della conferenza episcopale americana, che ha fatto appello al Congresso affinché accantoni i giochi politici e metta a punto una riforma integrale del capitolo immigrazione, decine di città americane – da Los Angeles a Seattle, da Columbus a Boston – hanno optato per le maniere forti, approvando embarghi economici contro l’Arizona (e le aziende che vi hanno sede) e proibendo ai propri dipendenti viaggi di lavoro nello Stato. Si arrivati anche a prendere in considerazione la cancellazione di contratti già in essere.
Le risposte di chi sostiene le regole più restrittive non si sono fatte attendere. Il Partito repubblicano nell’area di Dallas, in Texas, ha annunciato l’intenzione di interrompere gli affari con la città di Austin quale rappresaglia per il suo boicottaggio nei confronti dell’Arizona. La situazione ha raggiunto il livello di guardia quando, alcuni giorni fa, il responsabile statale dell’energia Gary Pierce ha inviato una lettera al sindaco di Los Angeles minacciando di «spegnere le luci» della metropoli californiana (che per il 25% della sua elettricità dipende proprio dall’Arizona) se l’embargo non verrà riconsiderato. I toni sono stati poi smorzati, ma la tensione resta alta.
Alla sua entrata in vigore a fine luglio la legge imporrà alla polizia di «verificare lo stato di migrante di un individuo, se c’è ragione di sospettare che sia in condizione di illegalità». Sebbene sia stata inserita – con una misura suppletiva – la clausola che vieta la discriminazione razziale, secondo i critici i rischi sono evidenti. L’Arizona è a predominanza bianca e, poiché lo Stato è diventato il maggior punto di attraversamento dalla frontiera messicana, pressoché tutti i clandestini – stimati in circa mezzo milione di individui – sono ispanici. Non è difficile quindi immaginare chi verrà fermato anche per una minima infrazione stradale e ’deportato’ per avere infranto le norme sull’immigrazione.
Facile identificare la ragione per un approc-
cio così duro a un problema endemico. anno di elezioni di Midterm e il prossimo novembre, oltre al rinnovo di tutta la Camera, si voterà per un terzo dei seggi del Senato – tra cui quello del repubblicano dell’Arizona John McCain – e per 37 dei 50 governatori Usa, compresa Jan Brewer che ha ratificato la legge. La posta quindi è alta e – in mancanza di una legge federale – i conservatori cercano di sfruttare a loro favore problemi oggettivi e paure immotivate. Una strategia che sembra funzionare: i sondaggi vedono il senatore McCain in testa nelle primarie repubblicane e la popolarità del governatore è salita all’85% tra i membri del suo partito e al 64% in Arizona.
Una questione di grande imbarazzo per l’Amministrazione di Washington, tacciata di non aver tenuto fede alla promessa fatta durante la campagna elettorale di varare una riforma organica sull’immigrazione (in questi giorni Obama ha peraltro annunciato l’invio di 1.200 soldati della Guardia nazionale a pattugliare il confine con il Messico, per fermare i traffici di uomini e di droga). D’altra parte, dopo il braccio di ferro per la revisione del sistema sanitario, i repubblicani non intendono concedere nulla alla Casa Bianca. Sebbene il presidente – durante il recente incontro con il leader messicano Calderon – abbia fatto appello all’opposizione, ha dovuto anche ammettere che la legge controversa è il risultato della ’frustrazione’ degli americani per la mancanza di una normativa federale e che al Congresso non c’è la maggioranza per l’approvazione di una riforma di ampio respiro.
L’amministrazione è stata chiara nella sua condanna, anche se potrebbe avere poche armi a disposizione. John Morton, vicesegretario dell’Homeland Security per l’immigrazione, ha prospettato l’ipotesi che le autorità federali rifiutino gli immigrati consegnati dall’Arizona. E mercoledì scorso il ministro della Giustizia Holder ha incontrato i capi della polizia di alcune grandi città che si oppongono alla legge: sembra sempre più probabile che il Dipartimento porterà il caso in tribunale.