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 2010  giugno 01 Martedì calendario

Il petrolio non è ancora finito, il tempo sì – C’è qualcosa di bizzarro e sospetto nella stima delle riserve mondiali di petrolio: gli esperti politici ribadiscono che ci sarebbero ancora disponibili da 4000 a 8000 miliardi di barili e che, dunque, non c’è da preoccuparsi per un eventuale picco dei consumi, cioè per quel momento in cui estrarre un barile sarà molto più difficile e costoso di un tempo

Il petrolio non è ancora finito, il tempo sì – C’è qualcosa di bizzarro e sospetto nella stima delle riserve mondiali di petrolio: gli esperti politici ribadiscono che ci sarebbero ancora disponibili da 4000 a 8000 miliardi di barili e che, dunque, non c’è da preoccuparsi per un eventuale picco dei consumi, cioè per quel momento in cui estrarre un barile sarà molto più difficile e costoso di un tempo. Ai tempi del mitico colonnello Drake (alla metà dell’Ottocento) bastava tirare il cappello in terra, anche in Pennsylvania, per indovinare dove si trovasse un giacimento, e il mondo consumava poche migliaia di barili al giorno. Ma come è possibile che oggi, quando bruciamo almeno 85 milioni di barili al giorno di petrolio, non ci sia nessun problema di assottigliamento delle riserve? Eppure non risulta che siano state fatte grandi scoperte negli ultimi anni: «Dal 1970 le nuove scoperte stanno diminuendo e scopriamo oggi molto meno petrolio che fra il 1950 e II 1970», sostiene Antonio Zecca dell’Università di Trento e dell’Association for the Study of Peak Oil. «E da una ventina di anni stiamo consumando più petrolio di quanto ne viene scoperto». Inoltre i consumi sono in costante crescita, e basta pensare che, se tutti i cinesi volessero avere un’auto, già oggi ci vorrebbero 60 milioni di barili al giorno in più, in pratica quasi il doppio di quanto si consuma per tutto il pianeta. Non rimangono molte regioni ancora da sfruttare sulla faccia della Terra: restano solo le profondità degli oceani e l’Antartide che, per questioni tecnologiche e ambientali sono, almeno per ora, fuori discussione. Allora quanto petrolio rimane ancora sul pianeta? In nessun caso si può estrarre il 100 per cento del petrolio da una roccia, ma si arriva a malapena al 50 per cento, e in ogni caso si dovrebbe parlare solo di petrolio convenzionale, cioè quello che gli esperti scientifici definiscono a buon mercato, tenendo presente il fattore EROEI (Energy Return On Energy Investited), cioè il rapporto fra energia prodotta ed energia spesa nella fase di produzione. Negli anni Trenta questo valore era 100, come a dire che per estrarre 100 barili ne bastava uno, oggi siamo invece intorno a 10, e solo il petrolio dell’Alaska è ancora veramente remunerativo. Il picco della produzione mondiale di petrolio è molto vicino, fra il 2010 e il 2020, e non cambierebbe neppure un granché se la stima delle riserve aumentasse o triplicasse, perché dopo il picco si verifica comunque una decrescita. Tutte le riserve di materiali o risorse della Terra obbediscono a questa legge: quando sei a metà di una riserva, questa diventa più costosa e più difficile da estrarre. Ma per gli esperti politici la Terra sembra avere riserve infinite, e il capitale economico fondarsi sullo sfruttamento illimitato della natura. In definitiva, però, più che sapere quando finirà il petrolio, sarebbe più interessante sapere per quanto tempo siamo disposti a sopportare i danni (come quelli provocati dal disastro al largo della Louisiana) e i "costi esterni" che il bruciare combustibili fossili ha provocato. Quel tempo dovrebbe considerarsi finito.