Giovanna Lantini, il Fatto Quotidiano 1/6/2010;, 1 giugno 2010
RCS, IL NUOVO POTERE DI MASSIMO PINI
In qualità di prescelto dal patto di sindacato, sarà molto probabilmente lui, Massimo Pini, a dover cercare di tutelare gli interessi dei grandi azionisti di Rcs nell’ultimo tentativo di mettere in sicurezza l’azienda prima della scadenza del patto. Messa in sicurezza ormai improcrastinabile e che potrebbe passare per una rinuncia alla divisione Periodici, in tutto o in parte. Il debito non accenna a calare e la crisi in Italia e in Spagna non lascia molta tregua ai transatlantici editoriali. Un ridimensionamento, quindi, potrebbe essere il male minore. Non è un caso, perciò, che a poche settimane dall’arroccamento sulla Quotidiani, i grandi soci di Rcs si siano peritati di controllare più da vicino anche la Periodici, creando una vicepresidenza ad hoc, da assegnare proprio a Pini, il rappresentante nel patto della famiglia Ligresti. Per lui, craxiano di ferro passato tra le fila di Alleanza nazionale dopo il terremoto di Mani Pulite, l’editoria non è certo una novità.
Dalla Rai all’Iri, il curriculum. Nel suo ricco curriculum da rappresentante di primo piano della Prima Repubblica, accanto all’incarico nel comitato di presidenza dell’Iri negli anni di Prodi e delle privatizzazioni, spicca la poltrona di consigliere Rai (1975-76 e 1980-86), di presidente del Comitato Radiotelevisivo della Regione Lombardia (1977-79) e, in tempi più recenti, dal 2000 al 2005, di consigliere del ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. Senza contare le avventure editoriali vissute in prima persona come fondatore della SugarCo Editore che Pini, friulano classe 1937, ha ceduto nel 1993, e di azionista della Cosmopoli, che nel 1994 gli procurò anche qualche guaio giudiziario.
Un fedelissimo dei Ligresti I mai sopiti legami con Bettino Craxi e il suo entourage, l’hanno poi visto salire, nel 2003, alla vicepresidenza della Fondiaria Sai della famiglia Ligresti, di cui è diventato uomo di fiducia conquistandosi anche la poltrona nel comitato esecutivo di Milano Assicurazioni e di Immobiliare Lombarda, nonché di consigliere della finanziaria Finadin. Pini, che riveste anche il ruolo di consigliere per l’Istituto europeo di oncologia di Milano per conto di Unicredit e di consigliere e vicepresidente di Aeroporti di Roma, è quindi un uomo strategico per l’immobiliarista Salvatore Ligresti che in questa fase sta attraversando un momento difficile: qualcosa all’interno di FonSai e di Milano Assicurazioni non sta infatti funzionando come dovrebbe. Complice naturalmente la crisi dei mercati internazionali, nonché l’esposizione alla Grecia per 282 milioni e al Portogallo per 22 milioni, FonSai scambia oggi in Borsa ad appena 8,2 euro circa contro i 19,2 cui è iscritta nel bilancio di Premafim, holding di controllo dei Ligresti. Tutta colpa dei deludenti risultati della compagnia (343 milioni di euro di perdita nel 2009 e altri 92 solo nel primo trimestre 2010) e di Milano Assicurazioni (in negativo per 140 milioni lo scorso anno e per altri 25 da gennaio a marzo) che potrebbero costringere Premafin a una pesante svalutazione (la perdita 2009 è stata di 134 milioni). Di qui le pressioni bancarie per una ristrutturazione in grande stile. Anche perché, risalendo lungo la catena di controllo del gruppo della famiglia siciliana, si potrebbe rischiare l’implosione della scatola di comando, Sinergia, che alla fine del 2008 era indebitata per 470 milioni a fronte di un patrimonio di appena 105 milioni. Così il buon Pini si è messo al lavoro sul tema riorganizzazione seguendo da vicino le mosse dell’amministratore delegato di FonSai, Fausto Marchionni, che proprio di recente si è inventato un polo dimissioni nel ramo danni. In pratica, l’ad della compagnia ha riunito le controllate Liguria, Liguria Vita e Sasa per costruire un’attività plurimandato con 800 milioni di euro di premi complessivi. In questo modo ha dato vita alla decima compagnia nazionale del ramo danni e conta di poter valorizzare gli asset in portafoglio per arrivare alla cessione spuntando il miglior prezzo possibile.
Crisi, progetti e acquirenti- I potenziali acquirenti non mancano: ci sono i francesi di Groupama e anche Cattolica assicurazioni. Ma evidentemente tutto dipende dal prezzo in una partita strategica sullo scacchiere europeo delle assicurazioni. Non a caso sullo sfondo c’è anche un altro potente osservatore che da tempo cerca di crescere in Italia: la compagnia d’Oltralpe Axa, la cui grande ambizione è far concorrenza in patria alle Generali, avrebbe messo il naso nel dossier FonSai. In assoluto segreto naturalmente. Axa osserva da lontano in attesa di capire cosa accadrà alla compagnia dei Ligresti e intanto silenziosamente cresce in Italia grazie alla partnership con Mps. Il mosaico è dunque complesso, ma a dispetto di tutti questi grattacapi, la famiglia siciliana, proprio a poche settimane dallo sbarco in Generali di Cesare Geronzi (che nell’ultimo anno in Capitalia ha convissuto con Pini come consigliere di amministrazione e membro del comitato esecutivo della banca romana) ha deciso comunque di aumentare la propria presenza nel progetto immobiliare milanese CityLife. Una mossa a sorpresa: inizialmente, infatti, l’uscita del costruttore romano Pierluigi Toti, che Pini conosce bene anche per via della quota del 5 per cento in Rcs, avrebbe dovuto portare all’aumento delle quote dei soli due soci Allianz e Generali. Ma ai Ligresti questa soluzione non è piaciuta: hanno bloccato la partita nella fase conclusiva chiedendo di prender parte alla spartizione della partecipazione. Mettendo sul piatto una somma che magari potrebbe servire a sistemare i conti di FonSai come suggeriscono da tempo in Mediobanca. Ma evidentemente l’ipotesi non è piaciuta ai Ligresti, che hanno studiato delle dismissioni per far cassa (fra queste la vendita di 150 appartamenti di edilizia convenzionata a Milano Sud per 60 milioni). Del resto conoscono bene il valore di Fondiaria. Soprattutto sullo scacchiere del risiko europeo delle assicurazioni.