Micaela Cappellini, Il Sole-24 Ore 1/6/2010;, 1 giugno 2010
L’ASIA E I SUOI ATENEI GIOIELLO
Per i cinesi, è stato un piccolo colpo all’orgoglio. Tanto da animare il dibattito sui giornali della scorsa settimana: come è possibile che la Cina non rientri nella top ten delle migliori università del continente asiatico? Eppure, nell’edizione 2010 dei 200 atenei più prestigiosi, la Peking - prima fra i campioni del Dragone - è "solo" al 12esimo posto. Troppo poco, per un paese che vanta la locomotiva economica più veloce del mondo, si è letto anche sul quotidiano China Daily.
Di università, nella classifica che ogni anno viene redatta dalla Qs – più nota a Oriente, che alle nostre latitudini ”la Cina ne piazza comunque 40 su 200. Ma il podio no, quello resta nelle mani della University of Hong Kong. La migliore ditutta l’Asia.Del resto, qui ogni anno fanno domanda di ammissione oltre 10mila studenti cinesi, anche se poi ne entrano solo 300.
Ma al netto delle eccellenze giapponesi (55 atenei in classifica, di cui 8 piazzati fra i primi ven-ti), e scontando i già noti istituti superiori per la tecnologia indiana, quali sono gli altri templi in cui l’Asia prepara il suo establishment del futuro? Politico, manageriale, ma anche tecnico e industriale. L’incubatrice d’oro della Corea del Sud, per esempio, è la Seul National University: ottava nella classifica QS, ha sfornato la metà degli attuali membri del parlamento,l’88%dei giudici della Corte suprema, più della metà dei ministri del gabinetto e il 55% dei Ceo delle 500 più grandi aziende del paese.
La Seul University, che è un ateneo pubblico, ha già un centro specializzato nella ricerca sui semiconduttori gestito in collaborazione con gli esperti della Samsung, più un altro megalaboratorio dedicato all’automotive realizzato insieme all’altro campione dell’industria nazionale, la Hyundai. In dotazione ha anche un supercomputer, di quelli che in Italia hanno solo i grandi centri di ricerca come il Cineca. E quest’anno punta su due nuovi laboratori in costruzione: uno dedicato alla bioinformatica e l’altro alla ricerca ambientale, due tra i temi più caldi di oggi.
Se si esclude Singapore, il migliore degli atenei del Sud-Est asiatico appartiene alla Thailandia. la Mahidol University, con sede principale a Bangkoke tre campus distaccati in provincia. Nata alla fine del 19esimo secolo per lo studio della medicina, a questa branca del sapere è rimasta legata negli decenni. Anche oggi che sforna mille dottori all’anno e possiede quattro ospedali interni con 4mila letti: sotto gli occhi di docenti e praticanti, qui vengono ricoverati 120mila pazienti e visitati 4,4 milioni di persone. Numeri di tutto rispetto, per un ateneo che è fra i pochi al mondo ad avere al suo interno tre facoltà di Medicina e quattro istituzioni ospedaliere per la pratica. Un investimento oculato: la Thailandia si è candidata a diventare uno dei centri di riferimento mondiale per il turismo medicale.
Sui temi della salute punta anche il primo degli atenei della Malaysia, l’Universiti Malaya, frequentato da oltre 23mila studenti che pagano una retta media intorno ai 530 dollari (per gli stranieri, si sale fino a 1.600). Qui ad aprile è stato inaugurato un laboratorio per la ricerca sui vaccini che il governo francese - forse pensando a un interesse futuro delle proprie compagnie - ha definito fra i più avanzati della categoria. Costato oltre 3 milioni di dollari, studierà in particolare le malattie tropicali e si occuperà anche di antidoti da guerra batteriologica. Qui si potranno fare ricerche del cosiddetto Livello tre, quello più vicino alla commercializzazione dei ritrovati.
Anche in questo caso, un investimento accademico che strizza l’occhio al business e all’attrazione di capitali esteri in settori emergenti prioritari dell’economia globale.