Varie, 1 giugno 2010
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Yanofsky Nikki
• (Nicole) Hampstead (Canada) 8 febbraio 1994. Cantante • «[...] graziosa e paffutella come Norah Jones, grintosa e dinamica come Liza Minnelli alla sua età [...] performance mozzafiato in apertura e in chiusura degli ultimi Giochi olimpici invernali di Vancouver [...] ”[...] mio padre racconta che intuì il mio talento [...] quando mi ascoltò cantare Respect e Chain of fools di Aretha Franklin senza stonare una sola nota. Pensò si trattasse di una coincidenza, ma ovviamente mi tenne d’occhio. Aveva una cover band degli Steely Dan che si riuniva a suonare in garage. Io preferivo i Beatles e Stevie Wonder, ero sedotta dal potere delle grandi voci femminili” [...] nulla sa delle sue origini: ”Mi prende in contropiede, Yanofsky… russi forse?” [...] il produttore Tommy LiPuma la chiamò a cantare con un cast di all-star nell’album tributo We all love Ella e i giornali strillarono il suo nome in copertina: ”La più giovane cantante che abbia inciso per la Verve”. Poi c’è stato l’invito di Marvin Hamlish a esibirsi alla Carnegie Hall, le collaborazioni con Herbie Hancock, Will.i.am e Michael Bublé, infine la realizzazione dell’album d’esordio con produttori blasonati come Jesse Harris e Phil Ramone [...] Giura che nulla è cambiato da quando è diventata una piccola stella, ”anche perché nella vita non ho fatto altro che cantare. Non sono mai stata catapultata in un altro mondo. Questo è il mondo che avevo immaginato fin dalle elementari, quando gli altri ragazzini mi prendevano in giro, perché non cantavo le canzonette che piacevano a loro. Oggi li ringrazio, perché mi hanno dato la spinta per essere me stessa [...] una che gira il mondo con il suo bagaglio di canzoni. Non sono la solita adolescente viziata dal successo, i miei non l’avrebbero mai permesso. Amici e parenti hanno creato una sorta di affettuosa cooperativa che vigila su tutti gli aspetti della mia carriera. Quando avevo 12 anni e cominciai a impazzire per le canzoni di Ella, fu proprio mio padre a scegliermi una maestra di canto, Sharada Banman. Mi ha insegnato a modulare la voce e a non sciupare questo dono prezioso e fragile. Se oggi posso permettermi tutti quei virtuosismi durante l’esecuzione di I got rhythm e Take the A train è anche merito suo. La scuola? L’ho abbandonata per la musica. [...]” [...]» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 1/6/2010).