Paolo Pinto, Carlo Alberto. Il Savoia amletico, BUR Milano 1990 p. 223-224, 1 giugno 2010
«Nell’autunno del 1838 [recte: 4 settembre 1838] durante un viaggio il marchese Tancredi di Barolo, da tempo malato, moriva in una poverissima locanda nei pressi di Chiari [Brescia]
«Nell’autunno del 1838 [recte: 4 settembre 1838] durante un viaggio il marchese Tancredi di Barolo, da tempo malato, moriva in una poverissima locanda nei pressi di Chiari [Brescia]. La marchesa Giulia, nata Colbert, già caritatevole, trasse da quella sventura una forza insospettata che pose a servizio dei più bisognosi. "La vita, scriveva dopo la morte del marito, ha talvolta degli ammonimenti atroci. Bambina, ho sentito narrare le vicende paurose di quegli antenati miei di Francia, che hanno lasciato la testa sul patibolo. Ieri ho veduto spezzarsi la mia ragione di vita, e in un’ora cupa di silenzio, dinanzi al mistero augusto della morte, nella tragica veglia funebre, che mi consentiva per l’ultima volta la contemplazione di un volto indicibilmente caro, ho sofferto con lucidità spaventosa ed ho sentito l’anima mia trasformarsi. In nome di Colui che è finito come un pezzente, devo dedicarmi a tutti i miserabili. Devo scontare tutti i secolari privilegi degli avi, devo saldare i debiti che hanno contratto con i paria e con gli sfruttati, devo pareggiare l’implacabile conto che ciascuno ha con la propria coscienza"».