Umberto Benso, il Fatto Quotidiano 30/5/2010;, 30 maggio 2010
F&M IN LIQUIDAZIONE - Non c’è solo Bim a unire Danilo Coppola a Franca Segre e Carlo De Benedetti
F&M IN LIQUIDAZIONE - Non c’è solo Bim a unire Danilo Coppola a Franca Segre e Carlo De Benedetti. Dopo l’indagine della magistratura sul finanziamento da 150 milioni concesso dalla banca dei Segre all’immobiliar ista di Borgata Finocchio, entra in gioco anche il quotidiano Finan - za&Mercati, per il quale la signora Silvia Necci, moglie di Coppola, ha appena deliberato la liquidazione. Dopo quattro anni di crisi e nomi illustri al comando, il giornale, comprato nel 2006 dal fondatore Osvaldo De Paolini, proprio grazie alla mediazione dei commercialisti di De Benedetti e nello stesso mese del finanziamento finito nel mirino dei pm, potrebbe ora chiudere i battenti. Inaspettatamente, visto che ormai le grosse perdite trovate all’inizio da Coppola e da Massimo Segre, subentrato come presidente della società editoriale all’ex direttore del Sole 24 Ore, Gianni Locatelli, si erano ridotte al lumicino e la struttura decisamente alleggerita. Certo all’epoca i guai giudiziari di Coppola, che Franca Segre considera ”come un figlio”, non erano ancora venuti a galla. L’immobiliarista era appena uscito dalla calda estate del 2005 e godeva ancora del soprannome di ”er cash”. Tra le sue proprietà più interessanti, oltre a una quota di Mediobanca, c’era il gruppo Ipi, acquistato dal collega Luigi Zunino, che a sua volta l’aveva rilevato dalla Fiat. Il gruppo, per intenderci, aveva in pancia il complesso immobiliare simbolo di Torino: il Lingotto. Oltre al progetto milanese di Porta Vittoria, molto appetibile in vista dell’Expo 2015. Il quotidiano, quindi, avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’o c ch i e l l o di quella che sembrava ancora una brillante carriera. E pare che Coppola abbia sborsato addirittura 20 milioni per il 20%. Certo, all’epoca la testata, nonostante le difficoltà finanziarie, era affermata e ambita - indiscrezioni parlavano di un interesse di Francesco Gaetano Caltagirone e dello stesso De Benedetti - e si era creata una solida nicchia all’interno di un mercato dominato dal Sole 24 Ore e Milano Finanza, grazie a grandi firme. Come il fondatore De Paolini, appunto, che dopo l’ingresso di Coppola uscì di scena in seguito a un clamoroso strappo con il nuovo editore e, pur restando nel capitale con una consistente quota per i successivi due anni, passó alla direzione del diretto concorrente MF. O come l’edito - rialista torinese Oscar Giannino, che di F&M è stato vicedirettore e consigliere di amministrazione fino al passaggio a Libero . O ancora, l’attuale portavoce del ministro Tremonti, Guido Rivolta, che dopo aver contribuito a fondare la testata e aver ceduto la propria quota a Coppola, è stato a lungo direttore del giornale. E per finire l’ex capo della redazione economica di Repubblica, Eraldo Gaffino, che, tra il 1996 e il 2001, era consulente del presidente Cesare Geronzi alla Banca di Roma. Idem dicasi, sul fronte degli azionisti, di Silvano Boroli, l’ex senatore di Forza Italia, che aveva appoggiato l’ingresso di Coppola cui è rimasto a fianco fino al 2008, quando in silenzio si defilò. Salvo poi, a distanza di anni, rivendicare vecchi crediti che starebbero pesando oggi sulla casa editrice. Tutto questo senza che l’immobiliarista abbia potuto neanche iniziare la sua scalata all’editoria finanziaria. A pochi mesi dall’acquisto della testata, infatti, venne arrestato. Le redini del gruppo editoriale passarono a Franco Tatò che, dopo poco, divenne anche presidente e ad dell’Ipi nel cui cda entrò anche Boroli. Gli anni si susseguono tra duri bracci di ferro con l’azionista in carcere, che riesce ad avere la meglio solo nell’estate del 2009 grazie all’in - tervento dei Segre, che rilevano l’Ipi, ”restituiscono” il Lingotto ai torinesi, e lasciano Porta Vittoria a Coppola. Nel frattempo la gestione della casa editrice passa al piemontese Italo Prario, che è stato amministratore di diverse società editoriali in difficoltà, due delle quali passate non in modo indolore sotto l’ala di Caltagirone: Il Messaggero e Il Gazzettino di Venezia. Lui, che ha fama di abile ”sostituto” di editori assenti e che lo scorso anno, secondo le indiscrezioni, aveva cercato invano di comprare parte del gruppo editoriale di Coppola. Tentativo fallito, come altre offerte di acquisto che Coppola risped?ì al mittente. E ora, il colpo di scena della liquidazione. Con tanti interrogativi. Perché non cedere prima? Perché il noto tagliatore di teste Franco Tatò non tagliò poi nulla? E soprattutto perché Coppola si premurò di mettere in sicurezza la casa editrice passandola sotto alla moglie nella fase più acuta dei guai giudiziari? Solo per liquidarla di persona o c’è un legame con quei 150 milioni che la settimana scorsa hanno portato all’iscr izione nel registro degli indagati anche di De Benedetti?