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 2010  maggio 30 Domenica calendario

IL MERCATO CONFUSO SULL’INFLAZIONE ATTESA - I

timori di riaccensione dell’inflazione indotta dalla politica monetaria espansiva dell’eurozona possono apparire fondati, ma al momento non sono affatto scontati dai mercati finanziari. Un indicatore molto utilizzato per stimare le attese dei mercati sull’inflazione è la break even inflation
rate (inflazione di pareggio), che si calcola così: prendete due emissioni di titoli di Stato dello stesso Paese,all’incirca di pari scadenza, una con capitale indicizzato all’inflazione e cedole fisse reali e l’altra con cedole fisse nominali. Per l’Italia si tratta di prendere un BTpi e un BTp. Individuata la coppia di titoli idonei, fate la differenza tra il rendimento effettivo del bond nominale e quello del bond reale e otterrete l’inflazione di pareggio annuale da qui alla scadenza prescelta.
Il significato di questo indicatore è abbastanza semplice. Se l’inflazione effettiva si rivelerà superiore rispetto a quella di pareggio, sarà stato conveniente detenere bond reali anzichè nominali.
Vale il contrario,se l’inflazione effettiva sarà inferiore a quella di pareggio. Solo i bond reali infatti garantiscono una copertura dall’inflazione inattesa (che è uno dei disastri peggiori per i risparmiatori). Per calcolare l’inflazione stimata dal mercato per i prossimi 13 anni possiamo quindi prendere il BTp agosto 2023 e il BTpi settembre 2023. La differenza tra i rendimenti effettivi dei due titoli, alle quotazioni correnti, è dell’1,7%. Quindi contenuta.
In realtà nell’eurozona le cose si fanno un po’ più complicate. Mentre negli Stati Uniti o nel Regno Unito esiste solo un emittente dei titoli di Stato, e quindi l’inflazione di pareggio è univoca per ciascuna scadenza, per la moneta unica esistono diversi emittenti statali. Guardiamo per esempio qual è l’inflazione di pareggio scontata dai titoli di Stato greci, prendendo i bond a cedola nominale scadenza marzo 2024 e i bond reali scadenza luglio 2025. Ebbene, agli stracciatissimi (ma non necessariamente convenienti) prezzi attuali, il titolo straight rende l’8,68%, il linker l’8,53%. Usando questi due titoli, il mercato stima quindi un’inflazione vicina allo zero per i prossimi 14-15 anni. Un risultato molto improbabile. Una delle ragioni potrebbe risiedere nel premio per il rischio di illiquidità dei bond reali. A parità di emittente (e quindi di solvibilità) e di scadenza gli investitori pretendonoun ritorno più alto dai titoli meno liquidi.
E questo vale anche per i traballanti titoli greci.