Alberto Mattioli, La Stampa 31/5/2010, pagina 9, 31 maggio 2010
LA SCURE DI TREMONTI SU 232 ENTI
Panico. l’unica parola che può definire l’atmosfera nei 232 istituti ed enti culturali elencati nell’allegato 3 del decreton de’ decretoni. Il famigerato comma 22 dell’articolo 7 è una rasoiata degna di Jack lo squartatore: «Lo Stato cessa di concorrere al finanziamento», e giù la lista degli allegati & tagliati. Concesso e non dato che l’elenco definitivo sia questo e che il decreto venga approvato così com’è, cosa com’è noto tutt’altro che certa, l’impressione è che i nomi siano stati buttati giù a casaccio. Perché c’è di tutto. Certo, alcuni enti appaiono effettivamente inutili o anacronistici o tutti e due insieme: quanti saranno ancora i «volontari antifascisti di Spagna» riuniti nell’apposita Associazione? Un Comitato nazionale celebra il 550 anniversario della nascita di «Bernardino di Betto detto il Pinturicchio», per carità, grandissimo pittore, ma perché mai proprio i 550 anni? E che c’entra l’«Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e in Lucania» (cultura o coltura)?
Ma fra gli immolati sull’altare della crisi ci sono anche delle autentiche gemme della cultura italiana. Vi dice niente l’Accademia Filarmonica di Bologna? Fra i soci, ci fu anche un certo Mozart. O, per restare alla musica, come al solito il fanalino di coda, l’Istituto Nazionale di studi verdiani o l’Accademia Chigiana? Cambiando arte, c’è solo l’imbarazzo della scelta (e l’imbarazzo tout court all’idea che la Repubblica non voglia più spendere per questi gioielli): il museo Poldi Pezzoli di Milano, le fondazioni intitolate a Cini a Venezia, a Spadolini a Firenze, a Einaudi a Torino, a Croce a Napoli, l’Ateneo Veneto, la Fondazione Querini Stampalia, la Società Dantesca, eccetera. Morale: come sa qualsiasi barbiere, le forbici vanno bene, ma bisogna stare attenti a non usarle male.
DA SALVARE
FESTIVAL DEI DUE MONDI
Già gloriosissimo, oggi un po’ appannato, il Festival dei Due Mondi resta però uno dei più famosi e frequentati: chi non è mai stato al concerto in piazza, con il Duomo sullo sfondo e le rondini che volano nel tramonto umbro, non sa quanto possa essere meravigliosa l’Italia. Ironia della sorte, la nuova edizione (al via il 18 giugno) è stata presentata proprio al Ministero dei Beni culturali. Roba dell’altro mondo.
VITTORIALE DEGLI ITALIANI
Qui qualcosa non quadra. Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, il buen retiro-scannatoio-magazzino-museo di D’Annunzio, fa sapere che i fondi statali non gli possono essere tagliati perché, da quando la magione del Vate è gestita da una fondazione privata, non ne riceve. Insomma, è Tremonti il vero immaginifico.
MUSEO STIBBERT
Frederick Stibbert (1838-1906) lasciò la sua villa con le favolose collezioni che contiene alla città di Firenze. Era uno di quegli stranieri innamorati dell’Italia, che non hanno mai capito quanto poco dell’Italia siano innamorati gli italiani.
FONDAZIONE ROSSINI
Che peccato, i tagli. A Pesaro i sapienti della Fondazione stanno lavorando molto e bene per il concittadino. Finanziati, fra l’altro, con il patrimonio che lo stesso Rossini lasciò alla sua città. Diciamolo: Figaro sforbiciava con tutt’altra classe.
DA BUTTARE
ASSOCIAZIONE NAZIONALE VETERANI E REDUCI GARIBALDINI
Considerato che Giuseppe Garibaldi combatté l’ultima delle sue gloriose battaglie nel 1871, i veterani e reduci garibaldini devono essere alquanto stagionati. Anche largheggiando e considerando camicie rosse pure i volontari garibaldini nella Prima guerra mondiale e i partigiani della divisione «Garibaldi» nella Seconda, esistono comunque già le associazioni dei combattenti e l’Anpi. Proponiamo una risposta patriottica e garibaldinissima alla necessità della lesina: obbedisco.
BIMILLENARIO DI VESPASIANO
L’imperatore Vespasiano merita un grato ricordo: lasciò al mondo il figlio Tito, «delizia del genere umano», e quelle strutture che al genere umano, soprattutto maschile, sono o piuttosto erano (perché stanno sparendo) di grande sollievo sulla pubblica via. Detto questo, è proprio necessario un Comitato Nazionale per le celebrazioni del bimillenario della nascita, che comunque cadeva nel 2009, quindi dovrebbe essere già stata celebrata? Meno Vespasiano e più vespasiani, per favore.
QUARTO CENTENARIO DI ALBERICO GENTILI
Alberico Gentili, chi era costui? Per fortuna esiste Wikipedia: grande giurista, emigrato dall’Italia all’Inghilterra dove scrisse un De iure belli che tutti naturalmente teniamo sul comodino. Benissimo: però il Gentili morì nel 1608. Quindi non si capisce bene perché lo Stato italiano foraggi un Comitato nazionale per le celebrazioni del quarto centenario della sua morte, che cadeva due anni fa e che infatti fu celebrato allora. Siate Gentili: risparmiate un po’.