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 2010  maggio 31 Lunedì calendario

SCOTT TUROW - "IL MIO AVVOCATO CHE SFUGGE ALLA GIUSTIZIA"

«Per mesi», racconta Scott Turow, «ho avuto sul mio tavolo un post-it su cui avevo scritto una frase: "Un uomo è seduto su un letto in cui giace il corpo di una donna, morta". Non so da dove mi sia venuta questa immagine. Penso, forse, da un quadro di Hopper che si intitola An Education in Philosophy - un´immagine molto simile, la donna sdraiata sul letto, come ripiegata. Quel post-it è arrivato lì nel 2005, ci è rimasto molti mesi, e poi, a un certo punto, mi sono detto: quest´uomo è Rusty Sabich».
Come per tutti gli scrittori, l´idea iniziale di Innocente, il nuovo romanzo di Scott Turow (Mondadori, pagg. 429, euro 20, traduzione di Stefania Bertola) sembra essere nata semplicemente. In realtà le cose sono più complicate. Perché Innocente è il sequel, ventitré anni dopo, di Presunto innocente, il libro con cui l´avvocato del foro di Chicago Scott Turow ha raccontato la storia di Rusty Sabich, lanciato il legal thriller, conquistato la leadership del genere, ottenuto un successo mondiale. E cambiato vita. Perché da quella volta, ribaltando il motto del suo concittadino di Chicago Saul Bellow («Ogni scrittore deve avere qualcosa da fare nel pomeriggio»), Turow divide la sua vita tra scrittura e tribunali.
Rusty Sabich, come ricorderanno i lettori di Presunto innocente (e chi ha visto il film di Pakula con Harrison Ford) è un avvocato della Contea di Kindle – a scanso di querele, la città di Chicago – accusato dell´omicidio brutale della sua ex amante e uscito dalla vicenda, innocente, per il rotto della cuffia legale. Un uomo, come tanti, pieno di ombre e di segreti. Che ritornano, assieme a lui, nel nuovo romanzo. E che hanno rappresentato, per Turow, un bel problema.
«Se l´uomo di quell´immagine era Rusty, chi è la donna?, mi sono chiesto, e come è morta? Ho deciso che doveva essere Barbara, la moglie di Rusty - e per quelli che hanno letto il primo romanzo c´è una certa giustizia nel fatto che sia morta. E non potevo ignorare la storia raccontata in Presunto Innocente, anzi, dovevo usarne lo sfondo. Avevo Rusty Sabich, una persona che ha dedicato la sua vita alla legge, con il trauma permanente di essere stato accusato di un crimine che contraddice la sua appartenenza a quel mondo. Avevo l´antagonismo, vent´anni dopo, tra Rusty e Tommy, uno dei suoi accusatori… Ma il nuovo libro doveva vivere da solo».
E infatti vive da solo. Con la sua cornice di rapporti umani complessi e intrecciati, con elementi che sembrano derivare dalla tragedia classica, quasi distaccato dal mondo presente…
«Sono molto politico. Leggo i giornali ogni mattino. Ma è anche vero che, nella realtà quotidiana, gli eventi del mondo ci toccano appena nella nostra vita intima. Nel libro ci sono riferimenti occasionali a Obama e a Abu Grahib, ma sono cose poco rilevanti per i personaggi e per il dramma che stanno attraversando. E poi non voglio impostare discussioni politiche nei miei romanzi. Come ha detto Darryl F. Zanuck, "se vuoi mandare un messaggio, usa la Western Union". Ma il presente conta, e mi sono divertito a far dialogare i due romanzi. Per esempio: se Rusty Sabich di Presunto innocente fosse stato giudicato qualche anno più tardi, pur incolpevole, non se la sarebbe cavata, perché il DNA avrebbe testimoniato contro di lui. Ora, in Innocente il ruolo delle prove scientifiche è diventato fondamentale, tanto che spesso gli avvocati ci fanno fin troppo affidamento. Non solo il DNA. Esistono nuovi modi di sviluppare le impronte in oro dai minimi residui di sudore. E i computer e le analisi del computer hanno una parte fondamentale nelle indagini. Ma alla fine il romanzo è su cosa la gente sa, sui modi di saperlo, su cosa i personaggi sanno su se stessi e sugli altri, su quello che non vogliono sapere su se stessi e sugli altri. E sulla fragilità della giustizia e degli uomini che amministrano la giustizia, sulle cose che non ci vogliamo dire, sulle verità che non vogliamo scoprire anche se sono sotto il nostro naso. Questo è un tema eterno in letteratura che non ha nulla a che fare col progresso scientifico».
Lei parla di fragilità della giustizia…
«In tutti i miei romanzi ho parlato dei limiti del sistema giudiziario, e del fatto che la condotta umana è molto più variata di quanto il sistema legale sia capace anche solo di immaginare. Come sanno benissimo gli avvocati, ci sono molte più cose nella realtà di quelle che possono essere dette e provate in un´aula di giustizia. E in Innocente questo è particolarmente vero: ci sono immense quantità di elementi che la legge è incapace di scoprire e che i miei personaggi conoscono. E a creare la suspense del romanzo è la tensione tra il processo che si svolge in tribunale e quello che i protagonisti della storia pensano di sapere».
Uno dei segreti meglio conservati del libro riguarda padre e figlio. Un rapporto che l´ha sempre affascinata - basti pensare a Eroi normali, a La legge dei nostri padri - e qui si nutre di silenzi.
«Sono sempre stato interessato, come scrittore, alle storie che ci raccontiamo e che non ci raccontiamo sulle nostre esperienze, sulla gente che conosciamo. E sono sempre stato impegnato con me stesso in un dibattito sui confini del mystery. E´ un genere limitato, che non permette una completa verosimiglianza? O è una metafora del fatto che non sappiamo pienamente quello che succede nelle nostre vite? O ancora – ed è l´idea che preferisco, e che ci riporta a Rusty Sabich e a suo figlio – riflette il fatto che la gente costruisce la storia della sua vita in modo da rimuovere le informazioni difficili? Questo è l´aspetto che nobilita un personaggio pieno di ombre come Rusty. Che non sa abbastanza su se stesso, ma tiene gli occhi più aperti sui propri errori che su quelli degli altri».