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 2010  maggio 30 Domenica calendario

Borsa, Londra apre alle banche italiane- MILANO – Xavier Rolet, il francese seduto sulla poltrona che Massimo Capuano credeva di aver già prenotato, è molto bravo nel camuffare la sua cultura d’origine

Borsa, Londra apre alle banche italiane- MILANO – Xavier Rolet, il francese seduto sulla poltrona che Massimo Capuano credeva di aver già prenotato, è molto bravo nel camuffare la sua cultura d’origine. Solo l’umorismo tradisce il 50enne amministratore delegato del London Stock Exchange (Lse): Rolet sorride di certe ironie che chi pratica un impeccabile slang americano come il suo, di solito, non coglie. Non fosse tanto controproducente, sarebbe in effetti comico che francesi, inglesi e tedeschi litighino ancora come vent’anni fa. La Germania proibisce certe vendite allo scoperto, ossia la speculazione al ribasso in alcuni mercati. Parigi preme per nuove regole europee che limitino al raggio d’azione degli hedge fund (notoriamente per lo più basati a Londra). Ma il cuore e il portafoglio del francese Rolet stanno con la sua patria d’adozione, la City. «Quelle iniziative sugli hedge fund sono disastrose, questi fondi non sono falliti e non sono costati denaro pubblico» attacca Rolet, che sa cosa si prova: venti mesi fa era capo di Lehman Brothers Francia. «Quanto ai divieti tedeschi – continua - temo abbiano prodotto risultati opposti a quelli voluti. I prezzi sono caduti, la volatilità è cresciuta. Ora per i governi può diventare più difficile vendere i loro titoli di Stato». Qualcuno in Italia esaminerà idee del genere al microscopio, perché rivelano un’identità: quella dell’uomo che ha l’ultima parola su Piazza Affari, dopo l’acquisizione di Borsa Italiana da parte di Lse nel 2008. Con l’uscita di Capuano da Borsa, il peso degli italiani nel gruppo di Londra sembra sempre minore: il nuovo numero uno di Milano, Raffaele Jerusalmi, non è subentrato a Capuano come membro con un ruolo esecutivo di board di Lse. Rolet sa bene in che labirinto di sospetti si muove, dunque calibra le parole una a una. «Quando vedo il dibattito in Italia, trovo che ci siano due fronti», dice. I «locali» contro i «globali», li definisce lui. «I "locali" hanno i loro timori – concede – ma niente è più falso dell’idea che vogliamo ridurre il ruolo di Borsa Italiana o dell’Italia nel gruppo. Al contrario: se degli investitori italiani ci considerano un buon investimento e vogliono comprare le nostre azioni, sono i benvenuti». Piuttosto, Rolet indica una posta in gioco più ampia. «Il mondo è sempre più globalizzato – sostiene -, un giorno avremo un sistema di governance finanziaria globale e prevedo quattro o cinque gruppi di Borsa integrati nel mondo». Il punto per gli italiani, visto dalla City, è se vogliono far parte di questa partita o chiudersi nella loro nicchia. «Questa perme è la chiave della fusione: volete che Borsa Italiana sia una piattaforma solo nazionale o che diventi internazionale? Se volete che cresca almeno a livello europeo, dovete fare alcuni aggiustamenti». Sono qui i nervi scoperti fra Milano e Londra: Mts, la piattaforma italiana dei titoli di Stato, ora è a guida inglese; Monte Titoli e Cassa Compensazione, i presunti gioielli di Borsa nella regolazione degli scambi (il post-trading), nella City vengono ignorati. Rolet è drastico: «Mts aveva alienato le grandi banche e il nostro compito è di farlo risorgere – dice -. Quanto al post-trading, non è detto che ciò che funziona in Italia funzioni anche a Londra: lì le banche, in primo luogo, vogliono avere a che fare con manager che parlano inglese». La linea rossa che tira Rolet è qui. Sulle nomine in certi posti chiave dei gruppo, «la nostra preferenza è per gli italiani – assicura – ma devono essere italiani internazionali». Inutile però chiedergli se andrà a un «italiano internazionale» il posto di consigliere esecutivo nel board Lse che l’Italia ha perso. Su questo, Rolet dice solo che ci saranno presto annunci «che non deluderanno il mercato italiano e credo le autorità italiane sosterranno». Si è parlato di un posto nel board Lse per Luigi Spaventa, che non è unmanagerma è un ex presidente della Consob. Intanto il suo successore, Lamberto Cardia, minaccia di togliere a Borsa i poteri di quotazione perché non apprezza il modo di muoversi di Rolet. «I regolatori sono regolatori, fanno quel che vogliono – osserva il francese -. Non credo che (un’eventuale decisione, ndr) si rifletta in alcunmodo su Borsa, la sua performance nel gestire le quotazioni è stata eccellente». Dunque tutto a posto fra Milano e Londra? E le voci che salteranno dal board Lse anche altri due italiani, Sergio Ermotti e Angelo Tantazzi? «Mica si aspetterà che faccia commenti su questo?», chiede Rolet con un sorriso molto parigino.