Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 29 Sabato calendario

MONICA CONTRO LA SETTA

«Il fatto è che non mi dovrei difendere, ho fatto risultati oltretutto a costo zero. Eppure mi tocca difendermi...». Nel bene e nel male, Monica Setta è stata una protagonista della stagione. I toni pulp della sua trasmissione, le scollature, le polemiche sul televoto alla politica, ma anche gli ascolti massicci in una fascia, quella del primo pomeriggio di Raidue, che lo scorso anno faceva il 3% e ora, con un argomento non esattamente digeribile come la politica, ha superato il 10%. Quello di Monica è uno stile magari appariscente ma indubbiamente efficace. Ieri ha chiuso ”Il Fatto del giorno”, giovedì ”Peccati”, il programma di seconda serata. Ora che è in vacanza, passa al contrattacco. Nel mirino ci sono tutti: colleghi e critici. Tra gufi e ascolti, che anno è stato? «Sulla carta, ”Il Fatto del giorno” era un’operazione impossibile. Ma ha funzionato. Ho inventato un genere, il reality-talk. Ho unito tre cose: il format ”alla D’Eusanio” sui drammi sociali, l’informazione politica e le storie. I vip hanno parlato dei fatti propri. Marina Ripa di Meana, Matteo Colaninno che ha portato il test antidroga come la Mussolini, Lory Del Santo che ha parlato di casa Scajola...». Sì, però così si approfondiscono poco gli argomenti.
«Io non ho potuto contare su una grossa redazione. Il programma lo facciamo in cinque. Sa quanto costiamo a puntata?».
Dica.
«Settemila euro. Con settemila euro, in tv, non dici nemmeno ”buongiorno”». Però i suoi toni sensazionalistici hanno fatto discutere.
«Ma scusi, se io avessi annunciato davvero scoop inesistenti, qualcuno, ad esempio la vigilanza Rai, mi avrebbe accusata di fare allarmismo sociale. Invece non ho mai avuto richiami». E quindi?
«Quella è la mia cifra. Sono esuberante, uso un tirante drammaturgico per tenere viva l’attenzione perché io stessa mi annoio facilmente. Guardo in continuazione le agenzie, non seguo la scaletta, sono empatica. Le persone devono essere incuriosite. E, perché no, anche divertite».
Il suo seno non fa sicuramente addormentare, Dagospia la chiama ”Monica Tetta”. «Sempre le solite critiche! Ma che è, sono l’unica ad avere le tette in Italia? Sfido chiunque a trovare la foto di un mio topless. Mai fatto, a differenza di fantastiche colleghe come Cristina Parodi, Lilli Gruber, Rosanna Cancellieri. Ho reso la politica sexy. Anzi, come Gianni Agnelli disse a Paolo Mieli («Lei ha messo la minigonna al Corriere della Sera»), io posso dire di aver messo la minigonna alla politica in tv».
Però da qualche tempo si copre la scollatura, vero? «Sì. In questo Paese per diventare inattaccabile bisogna procedere per schemi. Mi criticano anche gli orecchini vistosi. Pensi che a 20 anni ero fervente religiosa, simpatizzante Cl, e vestivo molto austera. Fino a 30 anni non ho messo i tacchi. Su di me c’è una vera operazione di discredito». Addirittura. «Pensiamo all’imitazione che mi ha fatto Gabriella Germani. Una gag godibilissima, ma che si prestava a lesioni. Sembro una che fa informazione hard. Quella di Signoroni (la parodia di Alfonso Signorini, ndr) era più bonaria». Aldo Grasso ha scritto che «la Setta è così tronfia di sé che spero le scoppierà il davanzale in diretta». «Ho i miei limiti e li vedo tutti, ma critiche come queste sono maschilismo puro e non entrano nel merito della conduzione».
La definiscono la regina delle scollature, la regina dei camionisti. Qualche politico le ha mai detto ”no” per salotti più istituzionali? «No, sono venuti tutti e nessuno si è mai lamentato, né di destra né di sinistra. Richiami? Zero. Rilievi? Zero. Ieri Paolo Bonaiuti era all’ultima puntata. L’Osservatorio di Pavia ha certificato la mia equidistanza. E allora?»
E allora?
«Il problema è che non appartengo a nessuna casta. Né di conduttori né di giornalisti. Quelli che hanno frequentazioni salottiere, che si scambiano complimenti. La cortigianeria mi è estranea». L’abbiamo intuito dopo lo scambio di attacchi tra lei e Simona Ventura.
«Non l’ho criticata, ho solo espresso la mia opinione. Ossia che l’Isola non la farei mai. Io e la Ventura apparteniamo a mondi diversi. Quando nell’88 lei era la valletta di Magalli, io mi laureavo in Filosofia con Paolo Striano; quando lei era Miss Muretto, io scrivevo i commenti di Borsa».
Cosa ne pensa dell’addio di Daria alla Rai? «Il suo programma era impegnativo. Tra investimenti e redditività i conti non tornavano. Ventura e Bignardi valgono un milione di euro a testa. Io dieci noccioline. Guadagno il 10% di quanto prende Daria: circa 4mila euro al mese. Ma faccio numeri. Questo spaventa la casta. Con pochi mezzi smonto il teorema secondo cui per fare tv servono tanti soldi».
Ma lei è di destra o sinistra?
«Il mio essere controcorrrente potrebbe risultare di destra. Sono terragna, non borghese. Al liceo però simpatizzavo per il Movimento Lavoratori per il Socialismo. Oggi non mi schiero. E se uno non si schiera non è protetto».
Se Massimo Liofredi lascerà la direzione di Raidue, lei che fine farà? «Massimo è un mio amico, ma sono a disposizione della Rai. Deciderà il direttore generale Mauro Masi».