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 2010  maggio 25 Martedì calendario

ALL’ADDAURA FU GUERRA CIVILE NEI SERVIZI? FALCONE E IL GIALLO DEI CANDELOTTI DI STATO

Vent’anni anni dopo si riaprono i file delle stragi. A partire dall’episodio che, in un certo senso, aprì quella stagione: l’attentato, è il caso di dire ”tentato”, sugli scogli dell’Addaura, la costa palermitana dove nel giugno 1989 Giovanni Falcone aveva affittato una casa e aveva invitato Carla Del Ponte, la magistrata svizzera che indagava sui soldi che dalla mafia siciliana arrivavano dentro le cassette delle banche svizzere. Entrambi seguivano, insomma, la traccia dei soldi mafiosi. Che non portavano solo ai boss che vendevano eroina in tutto il mondo e producevano tantissimi denari, ma anche a grosse imprese finanziate con i picciuli sporchi.
La tesi seguita oggi dalle nuove indagini della Procura di Caltanissetta parla di due commandi in azione quel giorno di giugno ’89, il 20 per l’esattezza, uno di mafiosi e servizi segreti ”deviati” che piazzò i candelotti, e un altro, di servizi ”lealisti”, che in mare su un canotto cercò di evitare che la dinamite esplodesse. Un vero e proprio scontro interno alle istituzioni, come stanno ricostruendo i magistrati, con l’aiuto di nuovi pentiti e nuove dichiarazioni. E probabilmente seguendo anche il filo di due famose frasi pronunciate nell’occasione proprio da Falcone. Una, conosciuta da tutti, era quella con la quale sosteneva che l’Addaura non era stata una semplice minaccia, ma un attentato ideato da «da menti raffinatissime». L’altra frase la pronunciò nelle sale della Procura: «Quei ragazzi mi hanno salvato la vita», disse riferendosi - si può dire con una certa approssimazione alla verità - ad Antonio Agostino ed Emanuele Piazza. E cioè ai due agenti dei servizi, entrambi quel giorno stavano davanti la villa, in mare facendo i sommozzatori. Entrambi sono stati uccisi dopo l’Addaura.
Dopo vent’anni si comincia finalmente a costruire. E i vent’anni stanno a significare una verità giudiziaria precisa: c’è stato chi ha fatto in modo che le indagini andassero a rilento e venissero deviate. Basti pensare alla famosa frase utilizzata dal Tribunale di Caltanissetta per la sentenza di uno dei processi Borsellino: «C’è stata una colpevole distrazione...». Gli inquirenti credono molto nella nuova pista e procedono spediti, seppur ancora tra molte difficoltà, come dichiara il procuratore Sergio Lari, che per anni ha lavorato nel gruppo antimafia a Palermo, e che oggi si ritrova accanto Domenico Gozzo, già pm nel processo a Dell’Utri. «Sarebbe ipocrita negare il ruolo dei servizi - dichiara Lari, che si serve molto delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e del pentito Gaspare Spatuzza.
Su Repubblica, il giornalista Attilio Bolzoni, esperto di mafia, scrive che i protagonisti dei processi di oggi, come i carabinieri dei Ros Mori e De Donno, sembrano andare in secondo piano. Perché assumono maggior valore, soprattutto se si parte dall’Addaura, altri protagonisti legati ai Servizi e alla mafia, come il noto ”Franco” (se è ancora vivo) che si incontrava spesso con Vito Ciancimino, come racconta il figlio Massimo. Una lunga strada quindi che parte da giugno 1989 e arriva ai candelotti non esplosi davanti allo stadio di Roma nel ”93. Personaggi che si intrecciano e indagini che tentano di coinvolgere anche politici.
Oggi bisogna essere ancora una volta cauti, ma non dello stesso tipo di cautela che ha fatto scivolare le inchieste, a volte costruendo colpevoli che non hanno retto alla prova dibattimentale. Bisogna avere la cautela che ha sostenuto Pietro Grasso, il capo dell’Antimafia che ha cercato di non generalizzare, cioè non scaricare la responsabilità della stagione stragista ai servizi segreti, finendo così per salvare da tante colpe l’organizzazione mafiosa. Insomma, alla domanda se fu la mafia a organizzare le stragi la risposta non può che essere che sì. Anche se le inchieste ripartite oggi dimostrano che molte cose erano seguite, spinte, manipolate, realizzate da personaggi dei Servizi segreti. Perché? Perché organi dello stato frenavano le inchieste, o addirittura le deviavano o le costruivano? I giudici stanno cercando di capire le connessione, soprattutto a Caltanissetta, dove da sempre si sono fatte le inchieste sulle stragi di Palermo. Addaura inclusa. E senza dimenicare mai che per quell’attentato fallito ci fu chi, in ambienti politici vicino alla Rete di Leoluca Orlando, parlò di autostrage organizzata da Falcone per farsi bello.