Federico Rampini, La Repubblica 29/5/2010, 29 maggio 2010
LA MAREA NERA RESPONSABILIT MIA PROMETTO CHE NON SARETE ABBANDONATI"
New York - «Non vi lascerò soli in questa tragedia. Anche quando le telecamere saranno andate via io non vi dimenticherò, finché non avremo ricostruito le vostre comunità». Teso, preoccupato, dopo un luogo sopralluogo sulle spiagge di Grand Isle in Louisiana, Barack Obama si mette in causa personalmente, usa la storica espressione di Harry Truman, «the buck stops here», la responsabilità finale ce l´ho io. Lancia una promessa solenne: «Se gli aiuti non funzionano fatemelo sapere. Farò in modo che i vostri messaggi mi arrivino davvero». Ai petrolieri un avvertimento: «Giustizia sarà fatta, lo garantisco».
Ma ad ascoltare il presidente non ci sono i più diretti interessati. Non si vedono i pescatori rovinati dalla marea nera del Golfo. Sono lontani i tanti volontari che lamentano ostacoli e ritardi nell´arrivo dei mezzi. Al 38esimo giorno dall´esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater, la seconda visita di Obama in Louisiana è governata da una regia scrupolosa, controllata. Niente botta e risposta coi giornalisti. E soprattutto la Casa Bianca evita che di fronte alle telecamere esploda contro il presidente la rabbia della popolazione locale.
Obama è ripreso mentre passeggia su una spiaggia deturpata dal greggio, si china a raccogliere catrame nella sabbia. Promette di «triplicare gli uomini mobilitati». Dai 22mila già sul posto, si arriverà a 60mila. « il più vasto sforzo mai compiuto per ripulire una marea nera». Ma con lui su quella spiaggia ci sono solo i responsabili della Guardia costiera, i governatori della Louisiana e della Florida, qualche sindaco. Il presidente considera questa catastrofe «come un attacco diretto contro le nostre coste, contro gli americani, contro la nostra salute e il nostro futuro». Parlato il linguaggio della responsabilità e della ragione, gli manca quello dell´empatia. Non trova il calore umano di Bill Clinton quando disse a un disoccupato «sento il tuo dolore» e sembrava sincero. Non ha l´ispirazione di George Bush tra i pompieri nelle macerie di Ground Zero, quando impugnò il megafono e gli venne un groppo in gola. Di fronte al test più insidioso da quando è alla Casa Bianca, Obama resta un presidente più intelligente che compassionevole. Lucido, autocritico, coraggioso nell´ammettere i propri errori, come quello di essersi fidato troppo delle compagnie petrolifere. Ma il verdetto dei sondaggi è chiaro: la maggioranza degli americani disapprova la sua reazione alla marea nera. Vorrebbero veder rispecchiata nelle sue parole e nei suoi gesti un po´ più della loro rabbia, della loro indignazione.
Anche ieri in Louisiana, come nella conferenza stampa di giovedì alla Casa Bianca, Obama ha speso forse un po´ troppo del suo tempo a difendere l´azione dell´Amministrazione, a sottolineare la prontezza degli interventi. Ma ha dovuto ammettere che «siamo ancora a corto di boe», quei galleggianti necessari per stendere attorno alla chiazza di greggio cordoni isolanti. Sull´immagine del presidente pesano indirettamente i ritardi e le bugie della Bp, la compagnia a cui l´Amministrazione federale finora ha dovuto delegare le operazioni di contenimento della chiazza. Una nuova battuta d´arresto ieri ha fermato per diverse ore l´operazione Top Kill. il procedimento con cui i tecnici della compagnia cercano di arrestare la fuoriuscita di greggio versando sulla falla sottomarina liquidi densi e fangosi, in attesa di poter costruire un "tappo" più stabile a base di cemento. Proprio mentre Obama stava parlando sulla spiaggia, dai tecnici della Bp trapelava una «delusione generale». «Non sappiamo se c´è abbastanza fango perché la cosa funzioni», ha ammesso uno degli esperti impegnati nell´operazione Top Kill. Gli stessi vertici della Bp parlano di una probabilità di successo «non superiore al 70 per cento». Ed è tornata a galla l´ipotesi alternativa, di calare una "cupola" sopra la falla sul fondo del mare.
Comunque il petrolio già fuoriuscito da quella falla supera ogni precedente. «Continua ad arrivare sulle spiagge», ha detto Obama, «questo è un disastro che si prolungherà». Il presidente ha dato il suo sostegno a una richiesta del governatore della Louisiana, Bobby Jindall: attivare il genio civile, il Corps of Engineers, perché costruisca degli argini artificiali, dune di sabbia lungo le spiagge, come ultima barriera difensiva contro l´arrivo del petrolio. Ora nell´atmosfera avvelenata dalle polemiche e dalle recriminazioni si aggiunge un ulteriore allarme: i servizi meteo annunciano una stagione degli uragani eccezionalmente intensa. Può ostacolare sia i tentativi di otturare la perdita sottomarina, sia la pulizia delle spiagge già inquinate.