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 2010  maggio 29 Sabato calendario

IL DEBITO SPAGNOLO SPAVENTA WALL STREET

Il debito europeo è tornato in primo piano ieri sera, dopo qualche giorno di calma, quando l’agenzia di rating Fitch ha tolto alla Spagna la «tripla A». Wall Street ne ha subito risentito, perdendo oltre l’1%. Delle tre agenzie, resta solo Moody’s a valutare la Spagna come creditore massimamente affidabile; Fitch la fa scendere di un gradino, ad AA+ (l’Italia è più giù, ad AA-).
Il dubbio profondo che continua ad agitare i mercati è tuttavia è un altro, se la più grave situazione della Grecia non obbligherà prima o poi a una ristrutturazione del debito (i titoli di Stato ellenici verrebbero rimborsati più tardi e con interessi più bassi). Proprio a confutare questo timore si è impegnato ieri Lorenzo Bini Smaghi dell’esecutivo della Banca centrale europea. la prima volta che la Bce ne parla a chiare lettere.
Chi sostiene che la Grecia non riuscirà a pagare i suoi debiti lo fa con due motivazioni, una economica e una politica. Secondo la prima, il piano di austerità è troppo duro, dunque la Grecia si impoverirà sempre di più e stramazzerà troppo il peso. No, replica Bini Smaghi, gli analisti di mercato fanno analisi sommarie, superficiali, mentre c’è un documento di 120 pagine del Fondo monetario che spiega come i sacrifici imposti ai greci benché duri siano realistici e sopportabili.
Un’altra obiezione è che prima o poi il governo di Atene cederà alle proteste e cambierà rotta. No, sostiene Bini Smaghi, il piano è stato approvato ed è già in corso di esecuzione. E poi, una ristrutturazione del debito non danneggerebbe soltanto le banche straniere che hanno comprato i titoli, ma milioni di cittadini greci che vi hanno investito i loro risparmi: davvero sarebbe una soluzione migliore rispetto ai tagli al bilancio?
Peraltro nei giorni scorsi anche l’amministratore delegato della Deutsche Bank, Josef Ackermann, aveva lanciato l’ipotesi di una ristrutturazione. La chiacchiera sui mercati è la seguente: non si può farla subito altrimenti i greci si rifuterebbero di stringere la cinghia ma la si farà tra un anno o due. L’italiano dell’esecutivo Bce risponde che una ristrutturazione sarebbe comunque devastante sia negli equilibri economici (non si potrebbe evitare il panico da contagio ad altri paesi) sia nei rapporti politici fra la Grecia e il resto dell’area euro.
Bini Smaghi parlava a Rabat, a un incontro del «Gruppo dei trenta», un forum di discussione privato presieduto dal banchiere Jacob Frenkel, che fra i suoi membri conta il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, il suo collega cinese Zhou Xiaochuan, economisti di primo piano come Paul Krugman, Ken Rogoff e Martin Feldstein, e gli italiani Mario Draghi e Tommaso Padoa-Schioppa. La Bce riafferma l’impegno a non percorrere la via dell’inflazione, non solo perché i Trattati europei lo vietano, ma perché non funzionerebbe nell’alleggerire il debito. Se c’è stato un errore nell’operazione Grecia, fa capire Bini Smaghi, è stata l’eccessiva drammatizzazione di Angela Merkel («l’euro è in pericolo») nel tentativo di convincere i tedeschi. Ma ora l’impegno dell’Europa è preso e sarà portato fino in fondo «perché non ci sono alternative».