MATTIA BERNARDO BAGNOLI, La Stampa 29/5/2010, pagina 18, 29 maggio 2010
MARGOT FONTEYN A PANAMA
Non c’è niente da fare: negli anni della Dolce Vita tutto riusciva meglio, con stile. Persino i colpi di Stato, per quanto maldestri. D’altra parte basta snocciolare un po’ di nomi: Dame Margot Fonteyn, prima ballerina «assoluta» del Royal Ballet; Roberto Arias, Casanova incallito, ex diplomatico, rampollo di una delle famiglie più in vista di Panama, figlio di un ex presidente; Fidel Castro, neo «lider maximo» della rivoluzione cubana. Tutti legati da un progetto comune: abbattere armi alla mano il governo panamense - suonando i tamburi della «rivolucion» dal ponte in teak di uno yacht. vero, sembra la trama di un film scaturita dalla mente sconvolta di uno sceneggiatore di Hollywood. Ma no. storia con la esse maiuscola.
E pure una bella gatta da pelare per l’allora ministro degli Esteri John Profumo. Che dopo aver tirato fuori Margot Fonteyn da una galera di Panama - dove, a dirla tutta, era stata ossequiata da mezzo esecutivo e alla mattina, a colazione, le facevano trovare in «cella» fiori freschi - la incontrò per capire cosa fosse davvero successo. «Ho dovuto darmi diversi pizzicotti durante la sua visita - scrisse Profumo in un memoriale top-secret emerso dagli Archivi di Stato britannici - per essere certo che non mi stessi immaginando l’opera buffa che mi stava raccontando».
Ma niente letteratura: una delle più celebri ballerine di tutti i tempi era davvero finita gomito a gomito con 125 mercenari cubani armati fino ai denti da Castro a oliare mitragliatrici e tentare il golpe. Tutto era cominciato nel gennaio del 1959, quando Margot, in compagnia del marito Arias, aveva fatto rotta su Cuba a bordo del suo yacht per incontrare Castro. «Il leader cubano - scrive Profumo - acconsentì, sebbene l’abbia poi negato, ad aiutare Arias a rovesciare il governo panamense, fornendo armi e uomini». Tre mesi dopo, la Fonteyn, suo marito, e un «gran numero di complici», caricate sul panfilo armi e munizioni, tornavano verso Panama. Il piano consisteva nell’incontrarsi con i mercenari di Castro, che li attendevano al largo delle coste panamensi nascosti su dei pescherecci.
In tutto questo le autorità britanniche credevano la Fonteyn semplicemente in viaggio col marito. «Peccato che la sua idea di vacanza - nota un funzionario dell’FCO - consisteva nel contrabbandare fucili e mischiarsi con avventurieri armati». Infatti, non appena arrivati in zona operazioni, i rivoluzionari iniziarono ad attuare il piano. Arias sbarcò con l’avanguardia a circa 100 chilometri dalla Città di Panama. Ma presto divenne chiaro che qualcuno li aveva traditi, e le truppe governative si fecero addosso. Arias e i suoi sotterrarono le armi e scapparono nella giungla. La Fonteyn usò il suo yatch per depistare le autorità e coprire la fuga del marito».
Quando alla fine attraccò nel porto della capitale venne arrestata e messa in prigione. Quel che è peggio, i dettagli del golpe finirono nelle mani del governo. Robert aveva infatti chiesto a Margot di sbarazzarsi delle carte compromettenti - compreso la sua agenda - gettandole in mare. Ma lei, che dopo tutto faceva la ballerina, le confuse con un pacco di bende.
I documenti finirono così insieme alle armi - che vennero poi recuperate dalle truppe regolari. «Insieme ai nomi dei ribelli - nota Profumo, poi coinvolto in un celebre scandalo sessuale con una prostituta che si rivelò essere in contatto con spie dell’Urss - si mischiarono quindi anche i nomi di star di Hollywood come John Wayne e Errol Flynn, contenuti nell’agenda di Arias». Un incubo, insomma. Nel Regno Unito la stampa si scatenò e accusò Panama di aver in qualche modo incastrato la celebre ballerina. Che grazie all’intervento dell’ambasciatore Ien Henderson venne presto scarcerata e rinviata per direttissima in patria.
Profumo, nel suo memorandum, scrisse però ben altra verità: «Margot Fonteyn era implicata nel golpe fino al collo». Questo non le impedì però di continuare a godere di grande fama e anzi tornare con il marito a Panama - dopo un cambio di amministrazione. Dove è morta, nel 1991, all’età di 72 anni.