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 2010  maggio 29 Sabato calendario

IL CAPO AMERIKANO DELL’HI TECH ALL’ITALIANA

E’ il manager pubblico italiano più pagato: 6,3 milioni di euro. Tratta di centrali nucleari con Vladimir Putin, di elettronica per la difesa con Nicolas Sarkozy, di aerei, elicotteri e tecnologia militare con gli uomini di Barack Obama. Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica chiamato in causa per presunti fondi neri del gruppo da lui guidato, è uno degli uomini più potenti d’Italia. Transitato con baldanza dalla Prima alla Seconda Repubblica con tanto di pedaggio, in termini di carcerazione preventiva, alla catarsi di Tangentopoli.
Ecco, per comprendere il personaggio, è utile partire proprio da qui. Guarguaglini era alla guida della Oto Melara della Spezia, la più importante fabbrica d’armi italiana. Finì nel gorgo delle inchieste che vedevano protagonista Francesco Pacini Battaglia, ”Chicchi”, l’uomo delle grandi tangenti internazionali. Saltano fuori numerose intercettazioni fra i due con riferimenti a ministri, politici, alti gradi militari, faccendieri. Scattano le manette anche per Guarguaglini che poi finisce agli arresti domiciliari. Nonostante il pressing dei magistrati il manager non parla, sostiene di non sapere nulla di tangenti. Tiene duro ai domiciliari nella sua casa di Donoratico, vicino a Castagneto Carducci dove è nato il 25 febbraio del 1937. Verrà prosciolto perché il fatto non sussiste e riprenderà tranquillamente la sua scalata alle aziende controllate dal Tesoro.
Personaggio un po’ diverso rispetto allo stereotipo del vecchio boiardo di Stato, Guarguaglini non è uomo facile da catalogare politicamente. Ha ricevuto importanti incarichi dal centrosinistra come dal centrodestra, anche se i bookmaker lo danno in quota alla destra ex An. Serio, di poche parole e con l’inconfondibile timbro toscano, è un ingegnere a tutto tondo, laurea in ingegneria elettrica. Non ama la dialettica, i giri di parole, dà sempre l’impressione di non voler conquistare o convincere. Se l’interlocutore capisce, bene, altrimenti si vedrà. Certo è uno che sa esercitare l’arte del comando e che non ha paura di scontrarsi.
Entrato giovanissimo in Selenia, ne scala rapidamente tutti i gradini fino a diventare condirettore generale. Poi passa alla Galileo, quindi alla Breda Meccanica Bresciana e alla Oto Melara. Nel 1999 il grande salto in Fincantieri che rilancia alla grande conducendola alla leadership nella costruzione di navi da crociera. Nel 2002 la consacrazione in Finmeccanica che Guarguaglini indirizza con decisione verso il settore della difasa. Oggi Finmeccanica ha un ruolo di primo piano nell’industria mondiale dell’aerospazio e difesa ed è presente nei grandi programmi internazionali del settore con le proprie imprese e attraverso partnership consolidate in Europa e negli Usa.
Leader nella progettazione e produzione di elicotteri, elettronica per la difesa e sicurezza, velivoli civili e militari, aerostrutture, satelliti, infrastrutture spaziali, sistemi di difesa, è il primo gruppo italiano nel settore dell’alta tecnologia. Quotato in Borsa, il gruppo Finmeccanica impiega oltre 77mila addetti, dei quali quasi 12 mila negli Stati Uniti, oltre 10 mila nel Regno Unito, 4.300 in Polonia, 3.700 in Francia e mille in Germania. Nel 2009 ha generato 18 miliardi di euro di ricavi e ottenuto 21 miliardi di lavori, con un portafoglio ordini di oltre 45 miliardi. Il meglio della tecnologia made in Italy, ma anche una rete inestricabile di interessi e di appetiti, terreno di coltura per politici, militari, faccendieri e servizi.
Sbarcando in Finmeccanica, Guarguaglini si è trovato ad avere fra i top manager del gruppo anche la moglie, Marina Grossi, attualmente amministratore delegato della Selex Sistemi Integrati, una delle aziende che hanno attirato l’interesse della magistratura. Guarguaglini e la Grossi, entrambi vedovi, si erano conosciuti diversi anni prima ai tempi della Galileo. Dicono che fu intesa a prima vista. Il fatto che lui sia anche il capo di lei ha inevitabilmente suscitato qualche malumore, anche se la Grossi, torinese di nascita e figlia di un ingegnere minerario, è considerata un manager preparato e grintoso, sostiene che la presenza del marito in realtà le abbia tarpato la carriera. Comunque sia, Marina Grossi, bionda, fine, elegante è soprannominata nei corridoi di Finmeccanina ”la Signora” e qualcosa vorrà pur dire.
Al consorte, invece, è stato affibbiato l’appellativo di ”Amerikano” per la sua ossessione verso il mercato Usa. Ossessione che lo ha portato a partecipare e a vincere la gara per l’elicottero presidenziale statunitense. Gara poi annullata (anche) per l’esplosione dei costi dal nuovo presidente Obama. Ora, immancabili, arrivano già voci di un possibile passo indietro di Guarguaglini. Per il suo posto si starebbe ”scaldando” Flavio Cattaneo, ex Rai e ora A.d. di Terna.