Riccardo Ferrazza, Marco Mobili, Il Sole-24 Ore 29/5/2010;, 29 maggio 2010
LA «DOTE» DEL DEMANIO IN 19005 BENI
Agostino Coppola, nonno del regista Francis Ford Coppola, emigrò da Bernalda, piccolo centro lucano in un’Italia ancora fresca di unificazione, in cerca di fortuna. Un secolodopo e alla vigilia della svolta federalista i suoi 12mila concittadini la buona sorte l’hanno trovata direttamente sotto casa. Il loro paese – di cui il premio oscar è nel frattempo diventato cittadino onorario – ha un valore potenziale di 26,7 milioni di euro milioni. Una stima che si ricava dall’elenco dei beni demaniali presenti sul territorio che con il federalismo demaniale potrebbero essere trasferiti al piccolo centro metapontino e renderlo così improvvisamente più ricco: 2.200 euro pro capite.
Si tratta solo di un microscopico "scatto" dell’enorme fotografia messa a disposizione dal direttore dell’Agenzia del demanio, Maurizio Prato, di deputati e senatori della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo: 19.005 tra fabbricati (9.186) e aree (9.819) descritte in 11mila schede su 264 pagine formato A3. Un patrimonio che complessivamente è stimato in 3,087 miliardi (1,730 per fabbricati e 1,356 per aree) e che, per effetto del primo decreto attuativo sul federalismo approvato il 24 maggio scorso, potrà essere attribuito a regioni ed enti locali. Da nord a sud, tra piccoli centri (come la "coppoliana" Bernalda) e grandi città, nella mappatura si trova di tutto: ex stazioni ferroviarie, case cantoniere, ex campi profughi e di prigionia, stadi, istituti zootecnici. Ma anche istituti per educande e caverne destinate a siti nucleari. Ora il governo avrà 180 giorni di tempo per selezionare i beni che verranno effettivamente "delocalizzati" e a quale ente. I singoli beni verranno ceduti a titolo gratuito e le amministrazioni locali dovranno decidere se accettarlo o meno. Se poi sindaci e governatori decideranno di far "cassa" tratteranno il 75% del ricavato e il 25% tornerà nelle casse dello Stato. Nel trasferimento poi si dovrà tener conto di eventuali accordi già siglati tra enti locali e amministrazioni pubbliche come ad esempio la Difesa nel caso delle caserme. Bene, quest’ultimo, che scorrendo rapidamente l’elenco, appare come il più redditizio.
Il primato per valore assoluto spetta però a un ex centro doganale. la cosiddetta "grande dogana di Milano" che però si trova a Segrate: il suo valore di inventario – secondo i dati del Demanio – ammonta a 71,6 milioni di euro. Per il secondo posto bisogna scenderea Roma: qui il fabbricato che ospitava la motorizzazione (Monte della breccia, Bufalotta) "vale" ben 66,7 milioni. Forse anche per questo si è deciso – secondo quanto si legge nel data base dell’amministrazione demaniale – di destinarlo a sede dell’archivio generale della corte dei conti. La storia e la tradizione dei luoghi fanno spesso lievitare il valore dei beni: ad esempio una sola porzione di villa Ada – l’ex villa Savoia, fino al 1946 residenza della famiglia reale – fa segnare oltre 13,5 milioni di euro. Poco distante un’area stradale, nata dai «relitti sopravanzati dalla costruzione del ministero della Marina » e oggi indicata dallo stradario come lungotevere della Marina, è "inventariata" al prezzo di 26,1 milioni. Sempre in centro ci sarà da capire se il Senato sarà chiamatoa cedere il palazzo barocco di via delle Coppelle (22,6 milioni di euro). Anche un altro luogo evocativo della capitale, l’Idroscalo di Ostia dove fu ucciso Pier Paolo Pasolini, ha il suo peso: 6,7 milioni. Tornando a Nord, Verona se fra sei mesi potrà contare nel suo patrimonio disponibile un bene da oltre 13 milioni di euro, dovrà ringraziare Napoleone Bonaparte che nel lontano 1812 fondò in pieno centro della città scaligera l’Educandato femminile degli angeli.
Il patrimonio demaniale non è sempre così ricco. Ci sono molti casi in cui beni inventariati dall’agenzia sono stimati per poche migliaia di euro se non centinaia. spesso il caso di ex alvei di torrenti o fiumi deviati, rifugi aerei, case cantoniere o come il terreno del camposanto di Campo nell’Elba che tocca i 200 euro. Fra gli ex alvei di torrenti fanno però eccezione Milano e Torino: in pieno centro storico del capoluogo meneghino un ex fosso sfiora i 30 milioni di valore, mentre in Piemonte due alvei degli affluenti del Po valgono quasi la stessa cifra.
Un caso particolare si registra a Sondrio: quasi 100 beni sono stati devoluti al Demanio per saldare le tasse non pagate.