Sara Faillaci, Vanity Fair n.21 2/6/2010, 2 giugno 2010
60 anni senza allegria La scrivania è ancora come l’ha lasciata lui, con i suoi appunti e i suoi oggetti personali sparpagliati sopra
60 anni senza allegria La scrivania è ancora come l’ha lasciata lui, con i suoi appunti e i suoi oggetti personali sparpagliati sopra. Sul bordo, una fila di Telegatti: ne conto venticinque. Daniela Zucca li si muove nello studio del marito in punta di piedi, come se la nostra presenza passe ancora disturbarlo: è mezzanotte, quella che per Mike Bongiorno era l’ora preferita per lavorare. Sul pavimento, scatoloni pieni di videocassette, libri, faldoni di carta: materiale destinato al nuovo museo della Televisione che nascerà nei prossimi mesi a Milano, e che sarà dedicato al presentatore. Il 26 maggio Mike avrebbe compiuto 86 anni. La sua famiglia ha scelto questo giorno per annunciare la creazione della Fondazione Bongiorno. Che servirà non tanto a ricordarlo («Mio marito non ne ha bisogno, è già nel cuore della gente») quanto a diffondere i suoi valori tra i giovani, per aiutarli a trovare stimoli professionali e posti di lavoro. Da questo desiderio nasce l’intervista, la prima di Daniela da quando, 1’8 settembre scorso, è morto suo marito. Mi da appuntamento alle nove di sera nella casa dove ha abitato con lui tutta la vita, un attico a Milano, in zona Fiera. Un corridoio di verde tutt’intorno, l’ascensore che arriva di- rettamente in salotto, ovunque i ritratti di Mike. Daniela, elegante in pantaloni beige e giacca avvitata sul fisico asciutto, è appena rientrata in Italia dallo Sri Lanka, dove il 13 maggio ha festeggiato gli anni con un’amica in una spa ayurvedica, in mezzo alla giungla. «Volevo trascorrere il mio sessantesimo compleanno il più lontano possibile». Perché? «Sui miei 60 anni, con Mike, scherzavamo sempre. Diceva: "Finalmente sarai vecchia anche tu". Invece adesso lui non c’è, mi ha lasciata sola». Quando c’era, come li festeggiavate i compleanni? «Ho ritrovato alcuni suoi biglietti d’auguri: erano bellissimi, parlavano tutti del futuro. Invece quello che mi diede l’anno scorso era diverso, quasi profetico. Diceva: "Non passeremo ancora tanti compleanni insieme, ma ricordati che a ognuno ti vorrò più bene"». Questa volta, invece? «Champagne e una torta, fine della storia. Mi è dispiaciuto per i figli, ci sono rimasti male che fossi partita, ma hanno capito. Ieri, al mio ritorno, mi hanno fatto trovare come regalo due nuovi ritratti di me e di Mike: mio marito nel quadro è talmente reale che, appena l’ho visto, sono scoppiata a piangere». Le manca molto. «Mike era una presenza viva in questa casa, il suo vocione si sentiva ovunque, era il patriarca e comandava lui. Io poi non sono mai stata da sola: fino ai 20 anni ho vissuto con mio papa e mia mamma, dai 20 ai 60 con mio marito. Ora vivo una crisi di abbandono: di colpo è come se mi mancasse una gamba. E anche d’identità, perché sono stata sempre e solo la moglie di Mike». Suo marito è morto a 85 anni. Non era preparata? «Ogni tanto mi dicevo: invecchierà. Ma immaginavo lo avrebbe fatto adagio adagio, non così all’improwiso. Sono contenta per lui, perché la sua è stata la morte dei giusti, da uomo fortunato quale è sempre stato: il dottore ha detto che non ha sofferto, come se gli avessero spento di colpo la luce. Uno come lui non avrebbe sopportato non dico la malattia, ma neanche di non potersi allacciare le scarpe da solo. Per me però, che un attimo prima l’avevo visto vivo e in forma, è stato uno shock». Eravate insieme a Montecarlo. «Altra grande fortuna: poteva succedere mentre lui era al lavoro, o io scesa a comprare i giornali. Quello per noi doveva essere un weekend di relax prima che iniziasse la nuova stagione televisiva con Sky. Mike era felice come un bambino, stava benissimo: la sera a cena con gli amici aveva esagerato sia con il cibo che cori lo champagne. La mattina do- po, stranamente, si era svegliato prima di me: mi aveva portato a letto i giornali ed era stato particolarmente tenero. Mentre facevamo colazione, è arrivata sul cellulare la foto della nostra ultima nipote, nata da due giorni, sotto la lampada per l’ittero. Mike, guardandola, ha commentato: "Che bella, sembri tu quando prendi il sole". stata l’ultima cosa che ha detto. Stavo andando in bagno per pettinarmi quando nella stanza accanto ho sentito un tonfo». C’erano 26 anni di differenza tra voi. Non parlavate mai della possibilità che succedesse quello che poi è successo? «No, perché Mike - figlio di una torinese un po’ chiusa - era molto pudico nei sentimenti. Io, che invece ero cresciuta in braccio a mio padre, dopo una vita passata a dargli bacini un po’ l’avevo addolcito. Non abbastanza da tirargli fuori i pensieri più intimi, ma ci conoscevamo così bene che li sapevo lo stesso». Che padre era? «Il carattere era quello. Non ha mai giocato con i figli, ma era molto presente come guida. Come tutti gli uomini che si sono fatti da soli, pretendeva impegno a scuola e nel lavoro. L’unico a cui ha cambiato il pannolino e dato il biberon è stato il più piccolo, Leonardo: Mike era più anziano, meno stressato dal lavoro, se l’è potuto godere». Che effetto fece sulla vostra coppia quella paternità tardiva? «Sono stati forse gli anni più belli, anche perché ci hanno permesso di lasciarci alle spalle la nostra unica vera crisi coniugale». Quella per cui Mike fece alzare un muro in casa vostra e viveste per un periodo separati? «Era un segnale che aveva voluto darmi. Funzionò, mi fece rientrare nei ranghi. normale che, in 40 anni di matrimonio, ci siano alti e bassi. Ma per entrambi la famiglia è sempre venuta prima di tutto». Chi è, davvero, Daniela Zuccoli? «Forse lo scoprirò adesso. Quando ti sposi a 21 anni con un uomo dalla personalità forte come Mike, non sai mai quanto del tuo carattere è davvero tuo e quanto è stato plasmato da lui. Quello che posso dirle è che come "moglie di" mi sono trovata benissimo». Lei però da ragazza era una sessantottina un po’ hippy. Che cosa la fece innamorare di un presentatore di mezz’età, dall’aria rassicurante che piaceva alle mamme? «Era bello, affascinante, e di gran lunga l’uomo più divertente che avessi conosciuto». Non la preoccupava il fatto che fosse tanto più grande di lei, e così famoso? «A 21 anni non ci pensi. Poi però, soprattutto all’inizio, ho sofferto molto di non essere con lui al centro dell’attenzione. Quando andavamo in giro insieme, la gente mi calpestava, an- che da incinta, pur di farsi fare un autografo. Dopo i suoi spettacoli capitava che passassi ore, in piedi in un angolo, ad aspettarlo: parlava con tutti, salutava i fan - per il suo pubbli- co è sempre stato fin troppo disponibile - e io mi arrabbiavo. Poi, quel giorno di settembre nella camera ardente, ho capito: stringendo io, per la prima volta, le mani delle centinaia di persone venute a salutarlo, ho sentito l’energia che passava da loro a me. Ecco perché Mike non era mai stanco». Si aspettava tanta partecipazione al suo funerale? «Non ricordo niente della cerimonia, ero un automa. Ancora oggi ci sono signore, sue ammiratrici, che scrivono: "Abbiamo videoregistrato il funerale di Mike, ogni tanto ce lo guardiamo". Negli ultimi anni mio marito era ancora più amato. Un mese prima che morisse, in vacanza in Grecia a Santorini, abbiamo incrociato un pullman di italiani e tutti gli urlavano "Mike", volevano una foto insieme. Ai turisti stranieri che chiedevano chi fosse, rispondevano: "Quell’uomo è la storia d’Italia". E Mike, stupito: "Hai sentito che cosa dicono di me?". Era umile, un’anima pura. Come tale, aveva un angelo custode che non gli ha fatto sbagliare una scelta nella vita». Avrà avuto anche lui qualche nemico nel suo ambiente. «Se li aveva, glieli dovevo far notare io perché lui non si accorgeva di nulla: parlava bene di tutti, non conosceva invidia ne gelosia. E l’amicizia per lui era sacra. Per questo soffri tanto della fine del rapporto con Silvio». Berlusconi? «Si. Quando aveva deciso di andare a lavorare da Silvio, lo aveva fatto pensando che fosse per sempre, perché per lui era un amico, non il presidente di Mediaset e nemmeno quello del Consiglio. Quando l’azienda ha deciso che lui non era più strategico per loro, Mike ha tenuto il contratto di Sky fermo per due mesi sulla scrivania senza firmarlo, perché aspetta- va che Silvio lo chiamasse. Ma lui non l’ha chiamato. L’ha fatto solo dopo che Mike è andato da Fazio». Lei quell’episodio come l’ha vissuto? «Se lo può immaginare. Dopo che Mike mi aveva protetto tutta la vita, negli ultimi anni sentivo di doverlo farè io con lui. Guai a chi gli faceva del male: diventavo una leonessa». Alla fine, comunque, la rottura con Mediaset aveva fatto bene alla sua carriera: con Sky stava vivendo una terza giovinezza. «Si trovava benissimo: in loro abbiamo trovato una famiglia». Di cui fa parte anche Fiorello. «Fiorello ha una bella anima, con Mike si volevano bene veramente». Che rapporto aveva con la politica? «Non era interessato alle fazioni: se Berlusconi era suo amico, non gli importava da che parte fosse, l’avrebbe sempre e comunque appoggiato. Gli sarebbe piaciuto diventare senatore a vita proprio perché era qualcosa al di fuori della logica degli schieramen- ti e delle lobby. l’unica cosa che gli è mancata. Ci teneva ai riconoscimenti: li considerava una meta a cui arrivare. Gli dispiaceva vedere come per troppi giovani d’oggi l’unico obiettivo fosse quello di apparire. La Fondazione Bongiorno punterà anche a questo: ri- portare la Tv - che oggi è un mezzo diseducativo - alla sua funzione originaria di formazione, quella degli anni d’oro di Mike». E lei, Daniela, che obiettivi ha? «A volte penso che sarebbe stato più facile essere la moglie ottantenne di Mike, fare la nonna e aspettare di morire. Invece è successo che fossi più giovane. Forse lui ha voluto regalarmi un’altra vita dove sono obbligata a fare nuove cose. E a essere me stessa». «Vuole vedere la stanza pop?», mi chiede, prima di salutarci. Per entrarci, passiamo dalla camera da letto del presentatore («Da vent’anni dormivamo separati: avevamo orari e ritmi troppo diversi»). Da li si accede a una stanza più piccola. Dal soffitto pende un gigantesco angelo di cartapesta con la faccia di Mike. Sui muri, decine di pupazzi e caricature: Mike presentatore, Mike sciatore, Mike Batman. Un piccolo luna park che per qualche minuto si illumina. Poi Daniela schiaccia l’interruttore e tutto torna nel buio.