Fabrizio Rondolino, Vanity Fair, n21 2/6/2010, 2 giugno 2010
CONFESSO CHE HO SPECULATO
Con buona pace del ministro Tremonti, sono diventato uno speculatore. Prevalentemente
contro l’euro. Molti lettori sanno di che cosa sto parlando; io fino alla scorsa settimana ignoravo che cosa fosse il Forex (che sta per«ForeignExchange», cioè cambiavalute), e soprattutto quanto fosse facile giocarci. Digitando «Forex online» su Google, compare una lunga lista di siti. Sono entrato in uno di questi e ho cominciato a «speculare».
L’investimento richiesto per cominciare spesso è inferiore ai 100 euro. Dopodiché comincia il gioco: si sceglie una coppia di valute - per esempio, euro e dollaro - e si compra o si vende. Se compri dollari, e l’euro scende, e li rivendi prima che risalga, hai guadagnato; al-
trimenti hai perso. Il tutto a velocità vertiginosa, e con variazioni che non oltrepassano i decimi di punto.
Il Forex è un mondo paragonabile a quello del calcio. C’è un gergo impenetrabile ai profani, ci sono diverse scuole di pensiero, le analisi retrospettive sono sempre perfette, le previsioni sballate. Ciò nonostante - nonostante il fatto che poche cose sono imprevedibili come una partita, persino quand’è truccata - ogni settimana fiumi di parole inondano i giornali e l’etere con la stessa convinzione di un trattato scientifico. Il mercato dei cambi funziona più o meno allo stesso modo - così almeno a me pare.
Non è escluso che parte del fascino risieda in questo: nell’ininterrotto gioco fra il gatto della razionalità e il topo dell’imponderabilità - dove naturalmente, come nel cartone, vince sempre il topo. Proprio come accade nella vita, del resto, della quale tanto il calcio quanto il
mercato finanziario globale sono due azzeccate approssimazioni. Quest’ultimo, per di più, ha il paradossale vantaggio della famosa mappa di Borges: perfetta perché grande quanto l’originale, ma proprio per questo inservibile. E infatti nella finanza brancoliamo nel buio.
SONO UNA GOCCIA NELL’OCEANO
D’altra parte, le dimensioni del campo da gioco sono per forza di cose infinitesimali. Il mio «investimento» equivale, letteralmente, a una goccia nell’oceano. Non fa differenza se il grafico punta all’insù o all’ingiù, e neppure quali valute io stia trattando, e men che meno quali siano le condizioni economiche e finanziarie dei Paesi in questione. Conta soltanto se prendo l’onda, e la mia puntata segue l’andamento generale del grafico, oppure se ci sbatto contro, e il resto del mare, insieme ai miei soldi, va dall’altra parte.
A SPIRALE VERSO UN OBIETTIVO
Nessuno ha veramente idea di che cosa accada dietro questi numerini che cambiano vorticosamente sullo schermo di un computer. Potrebbe essere tutto finto, un videogioco. Il mondo del Forex è una specie di grande mare, tuttavia retto da una regola strutturale: al netto dei grandi movimenti tettonici (come la discesa dell’euro rispetto al dollaro, che ha
motivi estranei al mercato finanziario in senso stretto), gran parte di ciò che accade, vale a dire lo svolgimento minuto per minuto del mercato, è uno sciabordio nell’una e nell’altra dirczione, in una perenne incertezza, ondeggianti e ondivaghi in attesa di un filo di vento che, sopraggiunto, muta subito direzione.
Il movimento del Forex - come probabilmente quello dell’universo - è ciclico, e procede a spirale verso una direzione che, di tanto in tanto, muta o si rovescia. Cogliere questo movimento, e dunque sincronizzarsi con esso, è il segreto del successo. Facile a dirsi, un
po’ meno a farsi. La stessa regola, del resto, può valere per la vita intera: e anche qui, dunque, le affinità si dimostrano sorprendenti.