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 2010  maggio 27 Giovedì calendario

IL TOPOLINO DELLA CASA BIANCA

Qua in America si chiama ”exterminator” e non è un personaggio di film di fantascienza alla Schwarzenegger. semplicemente un disinfestatore. Soprattutto di quei topi e topolini che rappresentano una graziosa suppellettile di milioni di case americane. Non risulta che Obama abbia chiamato un killer di roditori per eliminare il Mickey Mouse che la scorsa settimana ha passeggiato senza rispetto davanti alle telecamere, mentre lui parlava di alta finanza alla Casa Bianca. Un animaletto che aveva fatto la sua prima apparizione nel giardino del palazzo presidenziale giorni prima, mentre Barack teneva un altro discorso alla stampa. Niente exterminator, dunque, e non perché alcune associazioni animaliste potrebbero protestare, ma perché sembra quasi che ci sia un patto segreto tra il primo cittadino d’America e questo simpatico intruso. Quando, finiti i suoi briefing, Obama dovrebbe passare il microfono ai giornalisti, il sorcetto appare e crea quel tanto di sorpresa che consente al presidente di salutare e di andarsene. Tanto ormai tutti stanno a guardare il topo-star. Morale della favola: il maggiore rimprovero che la stampa americana rivolge a Obama è di non fare mai vere conferenze stampa. Di solito parla lui e basta. O, eccezionalmente lascia che gli chieda qualcosa un rappresentante di una televisione amica o un inviato straniero. Mai più di una domanda e anche questo è un privilegio off limits per i giornalisti della Fox. Un esempio recente: dopo l’incontro con il presidente Calderon, Obama si è fatto rivolgere un quesito da un giornalista messicano, che naturalmente lo ha chiamato in causa sulla legge sui clandestini in Arizona; argomento su cui è preparato e lungimirante. Poi nessun altro esponente dei media ha avuto la possibilità di aprire bocca. Anche perché gli avrebbe chiesto qualcosa di imbarazzante sull’aumento della disoccupazione. O sulle prossime elezioni politiche. O sulle critiche che gli esperti rivolgono al governo per l’incredibile pazienza con cui segue l’avanzata della marea nera in Luisiana. Premesso che sono un profondo estimatore di Obama, esprimo la speranza che finalmente apra i rubinetti di un vero e proprio dibattito, tanto più che è un liberal e un eccezionale comunicatore. E che non conti più sul suo topolino. Semmai chieda consiglio a un grillo parlante, quel Bill Clinton che nelle conferenze stampa spopolava.