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 2010  maggio 27 Giovedì calendario

UNA SCUOLA MENO COMUNISTA

Ci sono voluti venti anni di più, ma da ieri è caduto il Muro di Berlino anche nella scuola italiana. Zitta, zitta, con pazienza e saggezza Mariastella Gelmini ha portato a casa una rivoluzione epocale ieri messa online nella sua versione definitiva. Il suo nome è l’unica concessione al grigiore ineluttabile della burocrazia: ”Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di approfondimento per i licei”, un documentone di 415 pagine che definisce i nuovi programmi scolastici nei licei da settembre e quindi anche i criteri a cui dovranno adeguarsi i libri di testo. Le novità sono tante, alcune molto condivise e più scontate (maggiore peso di lingua straniera, informatica e matematica per tutti), altre di grande rottura con il passato e con una scuola che poco si è discostata negli anni dall’originaria impostazione gentiliana e mai dall’impronta azionista-radicale e marxista che l’ha segnata dal dopoguerra a oggi. Per questo quel documento voluto dalla Gelmini e che ha alle spalle una commissione tecnica per la prima volta davvero rappresentativa di tutte le componenti culturali italiane (ebraica, cristiana, liberale, radicale, marxista etc.), è destinato a segnare uno spartiacque nella storia della scuola italiana.
Il Novecento
Quella caduta del muro si avverte nei programmi delle materie umanistiche, in gran parte comuni a tutti i licei a prescindere dagli indirizzi e al diverso peso che assumono gli autori e i movimenti studiati in letteratura italiana, filosofia e storia. Per riassumere tutto in uno slogan, irrompe nell’ultimo anno dei licei il Novecento che non è più il monolite finora trasmesso agli studenti (il primo Novecento), ma quello che è in realtà: il secolo più complesso, più diverso nelle sue fasi, originato in quello precedente, e nelle sue tragedie come nelle sue meraviglie ricco di culture. Quel che oggi veniva offerto agli studenti era in cultura come in storia e in filosofia un blocco solo: Hegel e le filosofie posthegeliane, il fiorire del marxismo e la degenerazione nazista. In storia, filosofia, letteratura, tutto relazionato quasi esclusivamente a questo blocco monolitico. Anche la storia d’Italia in manuali e programmi scolastici non è mai stata vissuta nella sua complessità e varietà, schiacciata invece dall’impronta unica prima risorgimentale e poi della resistenza azionista.
Questo monolite viene sgretolato dalla Gelmini e dalla sua commissione coordinata da Max Bruschi (e di cui hanno fatto parte, tra l’altro, Sergio Belardinelli, Giorgio Bolondi, Paolo Ferratini, Luca Serianni, Elena Ugolini, Giorgio Chiosso, Giorgio Israel, Antonio Paolucci e tanti altri) in poche semplici mosse. La leva con cui hanno sollevato il Novecento portandolo intero al centro dell’ultimo anno liceale è stata proprio quella di Hegel. Il filosofo tedesco padre dell’idealismo, la cui importanza era fuori discussione, non dominerà più con i suoi figli degeneri quasi interamente l’ultimo anno di scuola. Sarà studiato alla fine del secondo biennio, come ultimo autore del quarto anno dopo Immanuel Kant. Sembra una banalità, un gioco delle tre carte. Eppure è proprio lì il segreto dell’operazione: perché senza quella presenza ingombrante, tutto il resto dell’Ottocento e l’intero Novecento si aprono nell’ultimo anno alla conoscenza dei maturandi. In storia, in filosofia, in letteratura si approderà finalmente alla contemporaneità, per non trovare più in Universitàoggi è assai comune studentelli che se citi il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro ti guardano stupiti con la bocca spalancata e al massimo pensano tu ti riferisca all’ultimo episodio di cronaca razzista anti-immigrati.
Senza il macigno di Hegel per prepararsi alla maturità i nuovi liceali impareranno tutto il Novecento filosofico fino agli autori contemporanei, compresi ”la filosofia di ispirazione cristiana e la
nuova teologia” e i temi e problemi della filosofia politica. Rivoluzionato anche lo studio della letteratura italiana. Non si seguirà più un ordine cronologico stretto, ma quello delle correnti letterarie. Così Leopardi apre l’ultimo anno dei licei per le ”risonanze novecentesche della sua opera”. Percorso incrociato con la storia per capire la relazione fra eventi culturali ed eventi storici. Più spazio anche alla poesia: entra con prepotenza Baudelaire nel programma dell’ultimo anno. Si arriva fino alla letteratura contemporanea, non fermandosi più del necessario su Ungaretti, Saba e Montale, ma leggendo anche Luzi, Sereni, Caproni e Zanzotto. In narrativa i liceali dovranno leggere Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi, Pavese, Pasolini, Morante e Meneghello. E i docentia cui viene concessa ampia autonomia di sceltapotranno inserire in programma perfino le grandi firme del giornalismo contemporaneo.
Rivoluzione palpabile anche nell’insegnamento della storia: non sparirà naturalmente il primo Novecento fino alla fine della seconda guerra mondiale, ma metà programma sarà dominato da guerra fredda, ascesa e caduta dell’impero sovietico, caduta del muro di Berlino, la nascita di Israele e la questione palestinese, la rinascita di Cina e India come potenze mondiali. La storia italiana si soffermerà a lungo sul boom economico, le riforme degli anni Sessanta e Settanta, il terrorismo e arriverà fino a Tangentopoli e alla nascita della cosiddetta seconda Repubblica.
Matematica
Non c’entra Hegel, ma cambia pure la matematica. Sia perché in tutti i licei verrà insegnata per più ore, sia per la decisione di ancorarla certo alla sua dottrina tradizionale, agganciando però i programmi all’effettivo utilizzo che se ne farà in molte facoltà Universitarie. Per questo viene inserita nei libri di testo e nelle aule anche la ”conoscenza elementare di alcuni sviluppi della matematica moderna, in particolare negli elementi del calcolo delle probabilità e dell’analisi statistica”.
C’è infine un altro elemento di questa rivoluzione silenziosa, e riguarda il programma di lingua e letteratura italiana comune a tutti gli indirizzi per il primo biennio dei licei. Si leggeranno, come sempre si è fatto, Iliade, Odissea ed Eneide. Ma a questi testi si affiancherà anche la Bibbia, non per essere relegata nell’ora di religione facoltativa, ma come testo fondamentale di formazione culturale a testimoniare le radici giudaico cristiane della civiltà europea. Fra i testi moderni resteranno I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, ma saranno affiancati dalla letture della ”poesia religiosa, dei Siciliani e della poesia toscana prestilnovistica”.