Marco Ponti, il Fatto Quotidiano 27/572010;, 27 maggio 2010
TRENI: ANCHE CON MONTEZEMOLO CI SAR POCA CONCORRENZA
Arrivano i privati a far concorrenza a Ferrovie
dello Stato! Potremo scegliere chi offre servizi
migliori e prezzi più convenienti! Luca di Montezemolo
annuncia l’imminente e ufficiale avvento
dei servizi da Alta velocità sulla rete italiana,
fatta dalla società NTV con treni francesi, e anche
un po’ di soldi e di know how delle ferrovie francesi.
Ma ci sono dei problemi: vediamoli rapidamente.
Due concorrenti sono un po’ pochini, il rischio che
si spartiscano il mercato è elevato. Meglio se i
tedeschi, che già si affacciano in Italia con qualche
servizio, estendono la loro presenza. Poi ci sono i
vincoli tecnici: è duro concorrere con un’i m p re s a
pubblica, FS, che non solo fa concorrenza nei servizi
con Trenitalia, ma è anche padrona della rete
sui cui NTV corre, e anche delle stazioni, dei depositi
ecc. Infine c’è l’ineffabile azione politica del
governo ”ultraliber ista” che abbiamo: Berlusconi
si è precipitato da Sarkozy a chiedergli che non si
tratti di concorrenza vera, e che insomma italiani
e francesi si mettano un po’ d’accordo (ovviamente
a danno degli utenti, che guadagnano solo se la
concorrenza è vera). Ma perché questi potenziali
benefici dovrebbero averli solo i ricchi che usano
l’Alta velocità, e non i pendolari? Semplicemente
perché le regioni non vogliono, e il nostro governo
liberale gli consente di non fare le gare per 12
anni. Solo il Piemonte ci aveva provato, ma quella
giunta ha perso le elezioni, e comunque era stata
diffidata congiuntamente da sindacati e dal ministro
Matteoli: i pendolari evidentemente stan
bene così come stanno.
Vediamo adesso alcuni fantasiosi argomenti che
sono stati usati contro l’avvento della concorrenza
nei servizi ferroviari, e in particolare in quelli di
Alta velocità. 1) ”I concorrenti di FS scremeranno
i servizi più redditizi, e lasceranno a FS quelli in
perdita”. Innanzitutto senza i sussidi che paghiamo
con le nostre tesse alla gestione dell’infrastruttura e agli investimenti, i servizi ferroviari sarebbero
tutti in perdita. In secondo luogo, perché mai
gli utenti dei servizi più carichi, anche non Alta
velocità, devono pagare come avviene adesso per
i treni semideserti, che generano la massima parte
del deficit (aggiuntivo ai sussidi citati…) di FS?
Se a un servizio viene riconosciuto carattere sociale
(oddio, cosa abbia di sociale un treno semivuoto
dovrebbero spiegarlo bene, i treni affollati
generano pochi deficit, e un treno semivuoto
non è vantaggioso nemmeno dal punto di vista
ambientale), perché quel servizio non viene messo
in gara a chi chiede meno soldi pubblici per
farlo, con tariffe invariate? Poi si deciderà se dovranno
sussidiarli i soldi dei contribuenti o degli
altri viaggiatori, e in che misura. Ma il ”sussidio
incrociato” (treni affollati che pagano per quelli
vuoti), è notoriamente un’arma in mano ai difensori
del monopolio.
2) ”Le linee AV sono state pagate (carissime) dai
contribuenti italiani, e adesso le sfruttano i privati,
magari stranieri”. Vero il contrario: gli stranieri pagano
un pedaggio per usarle, il che riduce gli oneri
per i contribuenti italiani. Non tolgono capacità a
FS: la capacità di una linea AV è di 300 treni al
giorno, e oggi ce ne sono meno di 100 sulla tratta
più trafficata. Se poi la concorrenza funzionerà
decentemente, faranno anche pochi profitti.
3) ”Gli stranieri, se arrivano, fan concorrenza indebita
a FS, perché la fanno con i soldi dei sussidi
che ricevono in patria”. possibile, e qualche problema
di reciprocità può esserci, e va risolto.
Ma rimane il nocciolo economico dell’’assalto degli
stranieri sussidiati”: se fanno una concorrenza
vincente, vuol dire che fanno pagare meno i loro
servizi ai viaggiatori italiani (o, che è lo stesso, a
parità di tariffa fanno sevizi migliori). Cioè i contribuenti
stranieri, che li sussidiano, pagano perché
i viaggiatori italiani abbiano tariffe più basse
e/o servizi migliori. Prego, si accomodino, non
piangeremo troppo...
*professore di Economia dei trasporti al Politecnico
di Milano