Varie, 27 maggio 2010
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Tommasino Luigi
• Castellammare di Stabia (Napoli) 7 febbraio 1966, Castellammare di Stabia (Napoli) 3 febbraio 2009. Politico. Consigliere comunale del Pd, fu ucciso mentre era a bordo della sua auto in compagnia del figlio di 13 anni, rimasto fortunatamente illeso • «[...] Gli investigatori iniziarono a seguire tutte le piste, passando al setaccio la vita del politico e ricostruendo le ultime settimane di vita per capire chi aveva incontrato. La svolta nelle indagini, condotte dagli uomini della squadra mobile di Napoli, guidata dal primo dirigente Vittorio Pisani, c’è stata nell’ottobre 2009 quando i poliziotti hanno fermato quattro presunti componenti del commando, tra cui anche un 19enne iscritto al Pd. Il movente? Per gli investigatori la vittima non avrebbe restituito ai D’Alessandro la somma di 30mila euro. Insomma, secondo gli investigatori, per questo motivo il clan avrebbe deciso l’eliminazione del consigliere. [...]» (’il manifesto” 3/1/2010) • «Per uccidere Luigi Tommasino [...] la camorra ha messo in campo una forza che nessun investigatore riesce a spiegarsi. Quindici colpi di pistola, un inseguimento per almeno trecento metri in pieno centro cittadino. E poi il rischio di ammazzare anche il figlio [...] Un volume di fuoco e una dinamica che chi indaga definisce ”sproporzionati” [...] Tommasino è stato ucciso se non come un boss, sicuramente come uno che conta, uno che deve assolutamente essere ammazzato, e perciò va messo in campo il massimo della forza. E invece lui era una figura di secondo piano. Nella politica come negli affari. Eppure agguati così a Castellammare se li ricordano soltanto ai tempi della guerra tra il clan D’Alessandro e quello di Umberto Mario Imparato, camorra anni Ottanta, roba lontanissima che non esiste più. Tommasino [...] all’ora di pranzo stava tornando a casa con il figlio. Erano quasi arrivati quando la loro Lancia Musa è stata affiancata da due persone su uno scooter, un Beverly scuro, hanno riferito i testimoni. I due avevano i caschi e le pistole. Il consigliere pd, quando ha visto le armi ha cercato di scappare. Ma non è che potesse accelerare più di tanto, e poi quei due sono riusciti a rimanergli a fianco e hanno continuato a sparare. ”Ho visto mio padre piegarsi sul volante e il sangue. Poi ricordo solo di aver cercato di spegnere il motore”, ha raccontato ai poliziotti il figlio della vittima, chiaramente sotto shock. L’orrore gli ha cancellato dalla mente le sequenze interminabili dell’agguato. La Musa di Tommasino è andata avanti per un pezzo, sgommando e inchiodando e strusciando le macchine parcheggiate lungo il marciapiede di viale Europa, dove una volta c’era la pretura. Poi si è fermata nelle vetrate di un grande magazzino. [...]» (F. B., ”Corriere della Sera” 4/2/2009).