Luca Iezzi, la Repubblica 27/5/2010, 27 maggio 2010
REGIONI, A RISCHIO L´11% DEI SERVIZI AI CITTADINI
Il federalismo dei sacrifici. Metà dei risparmi previsti dalla manovra per i prossimi due anni dovranno arrivare da imposizioni draconiane sulla spesa degli enti locali: 14,8 miliardi in totale; il 60% arriverà dalle Regioni a statuto ordinario (4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi nel 2012). Seguono i Comuni con più di 5 mila abitanti, 4 miliardi in due anni, e le Regioni a statuto speciale (1,5 miliardi). Infine 800 milioni spariranno dal bilancio delle Province, nell´attesa che si chiarisca le sorte delle 10 amministrazioni a rischio cancellazione dalla carta politica dello Stivale.
Secondo le ricostruzioni della Cgia di Mestre, per le Regioni si tratta di un ridimensionamento della spesa del 11,4%, uno sforzo superiore a quello di molti Stati europei in difficoltà. Nel concreto significa meno risorse per le scuole (che rappresentano il 20% del bilancio delle Province), per i trasporti pubblici (il 7% del bilancio delle Regioni), per la gestione dei rifiuti e del territorio (19,2% della spesa dei Comuni), per la cura dei luoghi pubblici e soprattutto per il welfare locale (che pesa per il 13% del budget di tutti gli enti locali).
Unico comparto scampato è quello della sanità per cui il ministro Giulio Tremonti ha escluso tagli e persino l´introduzione di ticket su visite e prestazioni. Mentre ancora alle Regioni spetterà l´ingrato compito di ridurre le pensioni di invalidità scoprendo gli abusi. D´altronde è colpa loro, secondo il ministro, se la spesa negli ultimi anni è lievitata da 6 a 16 miliardi. « un effetto della modifica del titolo V», ha aggiunto il premier: novità che avrebbe autorizzato le Regioni alla spesa senza vincolo di responsabilità.
Tremonti ha insistito che i tagli «sono consistenti ma non insostenibili» e Berlusconi ha invitato i governatori a «tagliare gli sprechi e a non imporre nuove tasse». L´esercizio dell´autonomia impositiva d´altra parte è quasi per tutti una chimera: le addizionali regionali delle tasse sul reddito sono bloccate per molte regioni e sono già al livello massimo per quelle che stanno cercando di ripianare i deficit sanitari. E´ sempre possibile l´istituzione di "tasse di scopo" per interventi specifici, ma l´invito a «non mettere le mani nelle tasche degli italiani» è diventato un "ordine di scuderia" per i governatori Pdl accolti in serata a Palazzo Grazioli.
La Lombardia, la regione più ricca, ha già fatto i conti. Dice il governatore Roberto Formigoni: «La manovra non è sostenibile, per la Lombardia il taglio ammonta a 3 miliardi nel biennio su un bilancio di 10. Quindi il ridimensionamento sarebbe del 30%. Il che significherebbe mettere a rischio tutte le politiche attive come i servizi sociali, le politiche per le imprese, le politiche ambientali e l´istruzione». Di insostenibilità dei tagli parla anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani. Per i rappresentanti locali c´è anche un taglio della indennità che non potrà essere superiore ad un quinto di quella massima del sindaco o del presidente della Provincia. Inoltre le indennità previste per gli stessi consiglieri saranno diminuite, per un periodo non inferiore a tre anni tra il 3 e il 7%.
Oggi l´Anci e l´Unione delle Province italiane faranno le loro controproposte: l´assegnazione degli immobili (il federalismo demaniale) non viene considerata una contropartita sufficiente, specie perché i tagli sono immediati mentre ci vorranno anni per entrare in possesso di case e caserme, e per valorizzarle. L´Anci in cambio chiede la restituzione di 500 milioni di euro dei circa 900 già tagliati tra il Fondo sociale e l´Ici sulla prima casa.