Michela Proietti, Corriere della Sera 27/5/2010, 27 maggio 2010
GLI ESTREMISTI DEL TATUAGGIO
I tatuaggi da marinaio di Jock, l’incisore per stomaci forti con studio nella londinese King Kross, hanno ammaliato prima l’avvocato Gianni Agnelli, poi la stessa Regina Elisabetta che, non è noto se abbia tracce di inchiostro sulla pelle, ma non ha mai fatto mancare i suoi saluti al suddito-tatuatore. Fascino e potere del tattoo, che spinge gli appassionati a consegnarsi a sconosciuti tatuatori, sopportare ore di «pizzicotti», talvolta a svenire dal dolore.
Come è successo all’olimpionica Federica Pellegrini che sul suo blog ha confessato di essere svenuta due volte durante il suo settimo e ultimo tatuaggio realizzato a Jesolo, nello studio del tatuatore di fiducia Lorenzo Mepitello. Tre rose disegnate sul fianco sinistro, una bianca e due rosse, con inciso il nome del suo storico allenatore Aldo Castagnetti, morto a ottobre. In più le onde, simbolo dell’acqua, e ancora una libellula, segno della ritrovata leggerezza dopo le crisi di panico. Un mosaico complesso, che le è costato due ore di sopportazione e due mancamenti. «Chi ha questa passione mi capisce», si è giustificata Federica con i suoi ammiratori, ormai abituati a decori sempre nuovi sulla silhouette della nuotatrice, che ha cominciato il suo «percorso» a 14 anni con un draghetto inciso sulla caviglia.
Mentre il supertatuato neo-campione d’Europa Marco Materazzi ha annunciato che si tatuerà la Coppa vinta a Madrid sulla coscia destra, uno dei pochi angoli del suo corpo rimasto ancora immacolato, («ma non ne voglio più parlare, è un fatto troppo privato», taglia corto), il produttore musicale Matteo Ceccherini conferma lo spirito di sopportazione che deve accompagnare ogni tatuaggio. «Il drago che mi sono fatto incidere a Hong Kong qualche anno fa mi è costato una notte di febbre a 40», racconta. Un disegno inciso a mano con i lunghi aghi della tradizione orientale, senza anestesia, un punto alla volta. «Ma non mi sono mai spaventato e neppure pentito: ne ho una decina e rappresentano il mio percorso personale».
La pensa così anche l’attrice Benedetta Mazzini, che di tatuaggi ne ha ben 13. La prima volta a 17 anni, l’ultimo l’anno scorso. «Il più doloroso? Quello tribale sulla caviglia sinistra, perché vicino alle ossa in genere fa più male», dice la Mazzini, che ha però messo a punto un suo sistema «post-incisione». «Metto la parte tatuata sotto l’acqua bollente, per aprire i pori e favorire l’eliminazione dell’inchiostro in eccesso. Così l’infiammazione guarisce più in fretta. Ma naturalmente seguo anche tutto il protocollo consigliato: niente sole, alte protezioni e creme speciali».
Più male fa e meglio è: per Fabrizio Corona, un assemblaggio di cuori trafitti stile Popeye, rosari e farfalle, il tatuaggio non è roba per «femminucce». «Se la Pellegrini non ha la scorza èmeglio che stia alla larga dagli aghi: i veri amatori del tatuaggio sviluppano una dipendenza da incisione, non possono resistere troppo a lungo senza farsene uno nuovo», confida Corona, che tatuaggio più, tatuaggio meno, nel suo corpo esibisce una sessantina di ghirigori. L’ultimo della serie due giorni fa, a casa: due cuori da galeotto, incisi con una sconsigliabile tecnica fai-da-te.
Niente a che vedere con la cura certosina che accompagna il gallerista Nicolò Cardi. Per lui non un tatuaggio qualsiasi, ma un «affresco» dalla spalla alla mano in continua lavorazione, che raffigura le battaglie dell’impero romano, realizzato da cinque tatuatori diversi ed espertissimi, senza mai battere ciglio. «Perché se il tatuaggio è fatto a regola d’arte, non può far male, nè provocare uno svenimento», dice Luisa Gnecchi Ruscone, moglie dello storico tatuatore milanese Gian Maurizio Fercioni, autrice di sei volumi dedicati al mondo del tattoo. Nello studio di Brera hanno tatuato Amedeo D’Aosta, Brigitte Nielsen, Gabriele Salvatores, Eros Ramazzotti, Andy Luotto, Paola e Chiara. «Solo una volta ho visto una ragazza barcollare, ma solo perché era digiuna e molto emozionata. Il dolore non c’entra proprio nulla, il fastidio è simile a quello del Silk-epil, l’epilatore elettronico», racconta mentre nella stanza accanto sta terminando il suo nuovo tatuaggio la moglie di Paolo Maldini. L’importante è seguire le regole, che qui sono rigidissime. «Mai tatuaggi ai minorenni, agli uomini che vogliono incidere il nome dell’amante, ai disegni sul viso e sulle mani. Il tatuaggio è una traccia indolore ma indelebile, quando ci si pente è troppo tardi».