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 2010  maggio 26 Mercoledì calendario

I DONATORI SAMARITANI E LA LEZIONE DI ALTRUISMO

Chi dona un rene di solito lo fa a favore di un familiare o di qualcuno con cui ha rapporti affettivi. Ma c’è chi vuole donare un organo a qualcuno che nemmeno conosce, come atto di generosità. Si può in Italia? Dopo l’annuncio del ministro Fazio e il parere del Comitato di Bioetica sì, come succede da anni negli Stati Uniti. Certo bisogna essere sicuri che chi vuol donare sia libero da condizionamenti e che davvero lo faccia a favore di qualcuno che non conosce. Il parere del Comitato di Bioetica è servito proprio a richiamare questi due principi.
I chiarimenti degli ultimi giorni ci consentono di superare una catena di equivoci per cui sembrava vietato qualcosa che in realtà la legge del 1967 (firmata da Saragat e Andreotti) già consentiva. Infatti, dopo un riferimento al codice civile (non si può disporre del proprio corpo se questo compromette l’integrità fisica) la norma prevedeva una deroga per il trapianto: «Si può donare il rene a consanguinei o al coniuge o a un parente alla lontana o a uno sconosciuto se non ci sono consanguinei compatibili».
Questa piccola svolta è importante perché gli organi da donatore deceduto non bastano, così nei Paesi avanzati i donatori viventi sono sempre di più: il 50% di tutti i trapianti negli Stati Uniti, il 37% in Inghilterra, il 54% in Olanda, in Italia non arriviamo all’8%. Peccato, perché il rene di un cadavere in media dura 13 anni, quello di un donatore vivente 21, e chi resta con un rene solo avrà una vita normale per moltissimi anni. Donare a favore di qualcuno che non conosciamo è un atto di grande generosità e va incoraggiato. Certo i donatori samaritani saranno pochi e non risolveranno il problema, ma faranno riflettere tanti che potrebbero farlo per i loro familiari. E se sapremo organizzarci, potremmo avviare una catena di donazioni come succede negli Usa.
Facciamo un esempio: una signora vorrebbe dare il suo rene al figlio, ma quell’organo per il ragazzo non va bene. L’organizzazione nazionale per il trapianto può individuare, tra chi è pronto a donare a sconosciuti, una persona compatibile con i tessuti del ragazzo; l’organo della mamma andrà invece a un altro paziente, a sua volta provvisto di un donatore vivente ma non compatibile. Con questo sistema, Robert Montgomery a Bethesda ha fatto dieci trapianti nel giro di pochi mesi. Persone che vivrebbero ancora legate a una macchina di dialisi se il donatore altruista non avesse fatto il primo passo.