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 2010  maggio 26 Mercoledì calendario

ELISABETTA II BATTEZZA L’AUSTERITY LIB-TORY

Il dado è tratto. Quando alle 11,55 Sua Maestà benedice il lavoro delle due Camere e sfilandosi la corona da tremila diamanti si congeda da Westminster, lo scettro è ufficialmente nelle mani di David Cameron: alla coalizione giallo-blu, la 56ª volta che Elisabetta II ha aperto l’attività del Parlamento, non resta che governare. Mentre nella Camera dei Lord rimbomba ancora l’eco solenne del Discorso della Regina, ai Comuni inizia il dibattito parlamentare sul programma dei prossimi 18 mesi, quello che il neopremier definisce, scandendo ogni sillaba, «ra-di-ca-le».
Accompagnato da parrucche e cerimoniali degni dell’incoronazione del sovrano, il Discorso della Regina è l’atto formale che inaugura ogni legislatura britannica. Domenica scorsa i giornali avevano anticipato parte del contenuto di quello che lo staff di Cameron avrebbe consegnato a breve a Buckingham Palace, una sintesi della bozza d’intesa firmata da conservatori e libdem dopo le elezioni del 6 maggio. Ieri la paludata conferma.
La densità delle riforme promesse è inversamente proporzionale alla lunghezza del testo che le riassume. In 8 minuti e 17 secondi Sua Maestà annuncia ben 22 leggi, una rivoluzione normativa che interviene a tutto campo dalla scuola alla polizia, dal voto ai rapporti con l’Europa. Tra le righe si coglie il tributo pagato dal leader tory all’alleato libdem, ma l’uscita dalla recessione resta conditio sine qua non per qualsiasi iniziativa politica.
Il cima all’elenco delle urgenze assolute lampeggia la voce debito pubblico, lo spaventoso fantasma che si aggira per il Regno Unito. l’incipit dell’orazione reale: «La priorità del mio governo è la riduzione del deficit e il rilancio della crescita». Il resto, basato «sui principi di libertà, giustizia e responsabilità» come sottolineano le parole altisonanti della regina, seguirà.
A cominciare dal referendum sul nuovo sistema elettorale con correzione proporzionale, la creazione d’un Parlamento a scadenza fissa al posto dell’attuale a discrezione del premier, lo sbarramento d’una consultazione popolare prima di qualsiasi cedimento di poteri a Bruxelles, la possibilità per le famiglie di metter su scuole autonome, l’abolizione delle carte d’identità e un limite alla moltiplicazione delle telecamere, vecchie fissazioni laburiste. Sullo sfondo, in chiaroscuro, s’intuisce il riferimento al governo precedente, come se ogni azione fosse una reazione necessaria a correggere gli errori di Blair e compagni.
«Per la prima volta il Discorso della Regina è guidato dall’interesse nazionale anziché da quello di partito», spiega nel pomeriggio il premier Cameron ai parlamentari pronti ai posti di combattimento. I laburisti incassano l’accusa d’aver rovinato il Paese ma si preparano a dare battaglia. «Non ci opporremo tanto per farlo ma saremo forti nel parlare nell’interesse pubblico», replica Harriet Harman, successore pro tempore di Gordon Brown alla guida del partito. Stare all’opposizione mentre Downing Street prepara cambiamenti al sistema finanziario e 6,2 miliardi di tagli nel rispetto degli strati sociali più poveri sarà una sfida complicata e probabilmente solitaria. Anche perché l’impegno di concedere maggiori poteri al Parlamento scozzese blinda la coalizione libdem da un potenziale pericoloso nemico.
La Gran Bretagna riparte, motore rombante ma a consumo ridotto. Tanto per cominciare ministri e sottosegretari faranno bene a recarsi al lavoro a piedi o con i mezzi pubblici. Dovendo imporre un regime d’austerity il ministro del Tesoro David Laws s’è messo al sicuro: i primi tagli riguarderanno le auto blu, vale a dire 2,8 milioni di sterline. La carrozza reale, per ora, è risparmiata.