Stefano Lepri, La Stampa 26/5/2010, pagina 1, 26 maggio 2010
RISPARMI DOPO LE SPESE INCONTROLLATE
Sarà la manovra più pesante e severa mai realizzata da un governo Berlusconi, su questo non c’è dubbio. Sarà anche una delle poche manovre con effettivi tagli netti alle spese. Non spiccherà invece per dimensioni complessive, nella travagliata storia della finanza pubblica italiana, che ha visto ben di peggio (almeno sulla carta delle messinscene iniziali a suon di cifre aleatorie o gonfiate).
Nel confronto internazionale, la stretta al bilancio italiano sarà una piccola frazione di quella imposta alla Grecia, e inferiore anche a quella adottata in due rate, a gennaio e a maggio, dalla Spagna. Nulla di strano, visto il passato di irresponsabilità e di trucchi alle cifre dei governi di Atene, e le imponenti misure anticrisi del 2008-2009 - calo delle tasse, sussidi di disoccupazione - da cui deve rientrare Madrid. Ma l’Italia, per scelta o per caso, aveva seguito di recente una politica più responsabile.
Avevamo meno da correggere. Tommaso Padoa-Schioppa aveva ridotto il deficit di 15 miliardi con la manovra 2007, poi a causa del disfacimento politico del governo Prodi l’aveva aumentato di 6,5 l’anno dopo, mossa che con il senno di poi della recessione non fece danno. Giulio Tremonti nel 2008 limitò al massimo gli interventi anticrisi, scelta rivelatasi azzeccata sia se presa con preveggenza sia se (come insinuano i suoi nemici) studiata per lasciare spazio ai costi futuri del federalismo.
La prudenza recente non ha tuttavia intaccato la causa di fondo degli squilibri: l’aumento della spesa che il sistema politico ha continuato a generare, con scarse interruzioni, a un ritmo medio del 2% all’anno. Nel 2000 le amministrazioni pubbliche italiane spendevano, in rapporto alle dimensioni della nostra economia, due punti percentuali in meno di quelle tedesche; nel 2008 la Germania stava due punti e mezzo sotto di noi, senza aver rinunciato a nulla di basilare del suo welfare.
Ridurre le spese è l’opzione preferita dai cittadini in tutti i sondaggi di opinione (salvo proteste veementi quando ciascuno dai tagli viene colpito direttamente). Clientele e corporazioni, al contrario, temono assai più una stretta ai benefici che ricevono, rispetto a un aggravio fiscale generalizzato. Finora il centro-destra i tagli li aveva promessi sempre e realizzati quasi mai; nella legislatura 2001-2005, anzi, il livello della spesa era salito alquanto.
Nei grandi numeri, questa manovra peserà per un quarto di quella di Giuliano Amato nel ”92; equivarrà alla metà di quella «per l’Europa» di Romano Prodi nel ”96. Oltre a riequilibrare i bilanci 2011 e 2012, dovrà anche trovare 3 miliardi per il 2010, a copertura di spese come quelle per le missioni internazionali, che si sapeva di dover fare ma «a legislazione vigente» non risultavano. La sfida è appunto di realizzarla ricorrendo in prevalenza ai tagli alle spese; finora c’era riuscito soltanto Carlo Azeglio Ciampi.