Marco Valsania, Il Sole-24 Ore 26/5/2010;, 26 maggio 2010
I CLIENTI ESTERI DI MADOFF RECUPERANO IL CAPITALE
Gran parte degli investitori non americani scottati dalla truffa record di Bernard Madoff avrebbero recuperato l’intero capitale versato, 15,5 miliardi di dollari. Parola di un’alleanza internazionale di 60 studi legali, capitanata dagli spagnoli Cremades & Calvo Sotelo, che ha annunciato che molte grandi banche ( una ventina in Francia, Spagna, Portogallo e Germania) rimaste coinvolte nella vicenda Madoff hanno ormai raggiunto accordi per rimborsare i loro clienti. Le intese rivendicate coprono circa 720mila persone, ovvero l’ 80% degli investitori internazionali. Il recupero dei fondi esclude i guadagni fittizi sbandierati dal finanziare condannato a 150 anni di carcere. L’unica eccezione è stata la Bank of Kuwait ,
che ha pagato anche i «paper gain » a venti clienti.
I termini dei rimborsi variano.
Santander , i cui clienti avevano perso 2,33 miliardi di euro’ terza vittima collettiva al mondo per dimensioni – ha offerto titoli a dieci anni. I risultati, hanno assicurato gli avvocati,nell’insieme hanno tuttavia superato le attese: avevano pronosticato che meno di un terzo degli istituti sarebbe sceso a patti. Ancora fuori da intese, secondo quanto riportato da Javier Cremades, fondatore dell’omonimo studio legale, resterebbero nove banche, da
Credit Suisse ad Abn Amro.
Una banca italiana toccata dal crack Madoff quale UniCredit non aveva, in realtà, clienti retail danneggiati: i prodotti di diritto italiano commercializzati a privati non avevano alcuna esposizione. L’esposizione era concentrata nella divisione di asset management Pioneer e nella relazione di bilancio 2009 l’istituto cita i rischi di procedimenti o indagini in paesi quali gli Stati Uniti.
La campagna per il recupero delle perdite sofferte da investitori fuori dall’America è stata coordinata da un vero e proprio esercito legale: cinquemila avvocati in 25 paesi che hanno collezionato parcelle per 65 milioni di dollari nel dare la caccia a 15,5 miliardi. Anche se sulla cifra alcuni osservatori hanno sollevato dubbi: «Sono scettico», ha detto Edouard Fremault di Deminor International, consulente di 1.200 investitori europei.
Meno generosi, di sicuro, si prospettano i recuperi delle perdite per gli investitori statunitensi.
Questo perchè mentre fuori dai confini americani l’esposizione passava attraverso le reti di banche commerciali che avevano offerto prodotti legati a Madoff, nonchè con risorse adeguate e un incentivo ai rimborsi per proteggere l’immagine, da New York alla California i clienti di Madoff passavano invece attraverso intermediari meno tradizionali (gestori, hedge fund, consulenti indipendenti) e meno inclini a pagare. Irving Picard, il fiduciario incaricato dalla magistratura di recupere asset dal crack Madoff per risarcire le vittime, ha finora rastrellato 1,5 miliardi di dollari e spera di arrivare a dieci. Circa la metà, cioè, dei 20 miliardi persi dagli investitori, escluse performance fasulle. La truffa perpetrata da Madoff era un cosiddetto schema Ponzi: raccoglieva fondi grazie alla reputazione di rendimenti straordinari, fingeva di investirli e pagava chi voleva ritirare capitali con i soldi di nuovi clienti. Una piramide fittizia cresciuta fino a 64,8 miliardi e crollata durante la crisi sotto una pioggia di riscatti.