Simone Filippetti, Il Sole-24 Ore 26/5/2010;, 26 maggio 2010
LONDRA LANCIA IL «CHOCOLATE BOND»
Gli antichi Maya, che ne furono i primi scopritori e coltivatori, consideravano il cacao un bene di lusso tanto da usarne i chicchi come monete al pari di quelle d’oro. Cinquemila anni dopo, gli inglesi della Hotel Chocolat, che il cioccolato lo producono, hanno pensato bene che, in tempi di recessione, paura e ritorno, non c’è niente di meglio che tornare ai fondamentali e puntare su una ricchezza vecchia quanto il mondo. Tanto più se il prezioso, e amato, dolciume è disponibile in casa. Così l’azienda, che era alla ricerca di 5 milioni di sterline per finanziare i suoi piani di espansione, ha lanciato un bond con tanto di prospetto e autorizzazione della Fsa. Ma, ecco la novità, gli interessi non sono pagati in sterline: il rimborso è in scatole di cioccolatini.
Il binomio inedito tra finanza e dolciumi è l’ultima trovata di un mercato con pochi soldi, ma alla disperata ricerca di sicurezza: d’altronde il cioccolato è un richiamo irresistibile per chiunque. E in tempi di corsa ai beni rifugio, anche prezioso. L’azienda inglese, conscia dell’eco mediatica e della curiosità che avrebbe suscitato, ha già ribattezzato la sua operazione «chocolate bond»: ma al di là della bontà del suo prodotto, promettono quelli di Hotel Chocolat, anche il rendimento è altrettanto gustoso. Sottoscrivendo un lotto minimo da 2mila sterline, la società spedirà a casa sei scatole di cioccolatini assortiti (Tasting boxes) per un valore, ai prezzi da bancone, di 107,7 sterline. Fa un interesse annuo lordo, «di cacao», del 6,72 per cento. Per i più audaci, o golosi, c’è anche il lotto maxi: 4mila sterline e a casa arrivano 13 scatole, la fornitura per un anno di cioccolatini, con un rendimento lordo ipotetico del 7,29 per cento. Con i titoli di Stato che traballano e la liquidità che rende attorno al 2%, l’appeal è assicurato. Difficile, però, poter convertire il cacao in moneta sonante e di certo un’offerta che altrettanto difficilmente troverà adepti tra chi è in dieta per la prova costume. Ma per chi già è un fan delle praline Hotel Chocolat, questa è un’occasione migliore del 3x2 al supermercato. Non a caso i bond li possono comprare solo i clienti, che risultino iscritti al club soci dell’azienda. «Invece che chiedere i soldi in modo tradizionale e rimborsare una grande banca d’affari, abbiamo preferito essere originali » ha commentato il fondatore della società Angus Thirlwell.
E non è nemmeno il primo caso di neo-primitivismo economico, con una sorta di ritorno al baratto sul mercato: a New York, per esempio, lo storico e celebre ristorante Smith&Wollensky ha deciso di accettare anche le stock option (titoli azionari virtuali) per servire le sue rinomate e costose bistecche ai ferri (70 dollari l’una, vini esclusi). A Wall Street hanno chiuso i rubinetti dei bonus o li pagano solo in azioni? Ecco la trovata: il conto lo paghi in titoli. Per reclamizzare la stravagante iniziativa i proprietari della steak house (che ha fatto da set anche a film di successo come «Il Diavolo veste Prada ») avevano comprato una pagina sul New York Times: i camerieri oggi accettano anche certificati Citi, Goldman e Morgan. Ma non storceranno il naso nemmeno davanti a titoli semi- spazzatura Gm. Chissà che, adesso,non decidano di aggiungere all’elenco anche i cioccolatini bond di Hotel Chocolat.