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 2010  maggio 26 Mercoledì calendario

COSTA DEL SOL, DOPO IL BOOM I DEBITI

Oggi una delegazione di bambini di Benalmadena, con caschetti bianchi troppo grandi in testa, deporrà biglietti augurali in una teca tra i piloni dell’asilo in costruzione. Sulla rotonda polverosa e brulla, gru e ruspe si fermeranno per le foto ricordo.
Benalmadena, pueblo andaluso
della Costa del Sol: gerani fucsia alle ringhiere in ferro battuto, maioliche blu e fontane zampillanti nelle corti. Benalmadena antica, che guarda dalla collina una fascia profonda otto chilometri di urbanizzazione costiera monstre, fitta di villette a schiera, palazzi, residence con piscina, torri di dieci e più piani senza soluzione di continuità, rare macchie verdi e, infine, la spiaggia dorata, il mare.
Intorno allo scheletro della nuova scuola fervono i preparativiper la festa che suggella l’impegno assunto l’anno scorso dall’amministrazione comunale, quando 164 bambini rimasero senza posto negli istituti pubblici. L’asilo, che ne può ospitare 194, sperimenterà un modello lussuoso, basato sull’insegnamento bilingue - spagnolo e inglese - molta informatica, ampi spazi per la psicomotricità.
Chi pagherà tanta opulenza nella Spagna della "grande sforbiciata" che taglia i trasferimenti agli enti locali e dal prossimo 1? gennaio impedisce loro anche di indebitarsi a lungo termine? In questo caso il municipio fornisce il terreno; un’impresa privata investe tre milioni di euro nella costruzione in cambio della gestione della scuola; il governo autonomo dell’Andalusia sovvenziona in parte le rette. Ma si tratta di una formula innovativa per le infrastrutture della cittadina dove quasi ogni opera, dalla risistemazione di una piazza, all’auditorio, al porto con mille attracchi fino al palazzo dello sport con pista di pattinaggio sul ghiaccio, è stata iscritta nel bilancio comunale, alla voce «debito». Finché Benalmadena si è ritrovata in cima alla classifica dei municipi spagnoli più indebitati. I suoi 60mila abitanti nel 2009 avevano 1.679 euro di debito a testa, per un totale di oltre 100 milioni e nelle statistiche del ministero dell’Economia venivano prima (tra i comuni con oltre 50mila abitanti) soltanto Ceuta, enclave spagnola in Marocco, e la capitale Madrid.
La situazione aggiornata appare perfino peggiore. «Abbiamo 54 milioni di arretrati ai fornitori, 90 milioni di prestiti con le banche» precisa Pedro Duarte, consigliere al Bilancio. «Avevamo previsto, nel 2010, investimenti per 9,2 milioni ma il 50 per cento non verrà realizzato».
Nella gelata dell’economia, gli ultimi bagliori del boom ormai spento si proiettano per le strade con tutta la loro carica anacronistica, come un’eco dal passato. A Benalmadena Arroyo de la Miel, il gigantesco "villaggio turistico" ai piedi della città vecchia per vacanzieri low cost da mezza Europa e pensionati nordici in cerca di caldo, la piazza accanto alla stazione è un parcheggio a cielo aperto chiuso dalla sagoma triste di un palazzo in costruzione. Da dieci anni il progetto Pueblosol era incagliato; è stato sbloccato qualche mese fa dal sindaco popolare, Enrique Moya. Il cartellone del cantiere dà un’idea di cosa diventerà, più o meno tra otto mesi, lo spiazzo assolato: una passeggiata in marmi rosa e grigi coronata dalla sede distaccata del comune. I finanziamenti, per circa due milioni, sono già stati stanziati dalla giunta andalusa.
Nella divisione delle competenze tra municipalità e governo autonomo della comunità, Pueblosol è però solo una goccia che entra a Benalmadena. Finora, come altrove, è stato il municipio a indebitarsi per costruire opere che sarebbero invece spettate all’Andalusia. Una per tutte: l’ospedale, dotato di tecnologie di ultima generazione, finito nel 2007 e costato 25 milioni di euro. Ricordi dall’era dell’opulenza: mentre sorgeva quella pubblica,un’altra struttura ospedaliera, privata, veniva ultimata a pochi metri di distanza. Una spesa in supplenza, che ha ampliato la voragine. In estate la popolazione supera quota 100mila - si giustifica l’amministrazione- la città non poteva rimanere senza un ospedale.
«Spesso si dimentica che i comuni forniscono una serie di servizi, in materia sanitaria, ambientale, scolastica e sociale che sarebbero di pertinenza dello stato o delle comunità autonome e il denaro poi non torna indietro» spiega Rafael Sequeira, direttore generale del Dipartimento al Bilancio di Malaga. Sono le cosiddette "spese improprie", un capitolo che nella città, al settimo posto per indebitamento pro-capite, assorbe il 30% delle spese correnti. Malaga, dove gli incroci sono squassati dagli scavi del metrò e le stazioni delle ferrovie locali hanno pavimenti più lucidi di un salotto, ha un debito di 738 milioni e nel 2009 uscite "improprie" di 243 milioni, soprattutto per edilizia residenziale popolare e sicurezza. «Siamo gli enti più vicini ai cittadini - continua Sequeira - non possiamo rimanere indifferenti alle loro esigenze ». E i bisogni, durante la crescita, si sono moltiplicati come se il fiume in piena delle entrate sgorgasse da una fonte inesauribile. «Abbiamo commesso l’errore di credere che lo sviluppo fosse strutturale mentre era congiunturale» ha ammesso la settimana scorsa il ministro delle Finanze spagnolo José Blanco. un mea culpa misto a incredulità quello che dai vertici dello stato scende giù fino alle mille comunità che in un biennio hanno visto scomparire la manna dei profitti immobiliari, uno dei principali introiti locali. Dalla Costa Brava a quella del Sole, edificata in ogni angolo disponibile. Benalmadena, con il suo bilancio indebitato si situa (ancora una volta) al terzo posto in Andalusia per volume di costruzioni. «Due anni fa le entrate legate all’immobiliare erano di 18 milioni l’anno. Nel 2009 sono scese a due milioni e mezzo»: stringato e rassegnato il consigliere Duarte spiega il dramma finanziario del suo comune. Che non accenna a sfumare, alimentato dalla crisi economica che ha lasciato senza lavoro il 30% degli andalusi: i 97 milioni di tributi del 2009 sono così diventati 88 milioni nelle previsioni 2010.
Fino a qualche anno fa - spiegano all’associazione locale dei commercianti e delle imprese i pagamenti del municipio ai fornitori tardavano da tre a sei mesi. Ora l’attesa diventa di almeno un anno e spesso gli imprenditori alla data promessa per il versamento vengono convocati a rinegoziare il credito.
Le cicale spagnole, chissà, hanno dato fondo al portafoglio nella stagione del miracolo senza pensare al futuro; hanno creduto che bastasse costruire montagne di appartamenti arrampicati sulla montagna perché il mercato li assorbisse. Le "Terrazze del mare", sulle pendici del Calamorro, appena fuori Benalmadena vecchia, sembrano ossa di dinosauri adagiate sulla collina, di un bianco accecante nel sole del mattino. Tantissime e vuote, naturalmente. «Vicino all’ospedale ci sono altri 2mila appartamenti invenduti» denuncia Francisco Salido, consigliere d’opposizione candidato sindaco alle comunali del 2011. Il problema, aggiunge, non è solo il calo delle entrate del mattone ma una gestione quantomeno malaccorta. «Curiosamente, infatti, il debito comincia a crescere dal 1995, quando la città si trasforma con l’urbanizzazione selvaggia. Molte opere vengono pagate dal comune, il Golf club, la Teleferica, e poi date in concessione ai privati per somme irrisorie ». Proprio al Golf Club, mentre si prepara la cerimonia per l’asilo, è in corso un’altra inaugurazione: un gruppo di portatori di handicap sta prendendo la prima lezione di golf nell’ambito di un programma del comune. Il sindaco Moya si allontana in fretta, saluta i ragazzi felici nelle divise nuove rosse e blu. Sul prato c’è, orgogliosa, la loro ex insegnante, ora consigliere municipale, qualche reporter con telecamera al seguito si avvia all’uscita.
Nessuno lo sa con certezza ma forse il sogno è davvero finito e svegliandosi gli spagnoli non troveranno più i concerti gratis al porto luccicante nelle sere d’agosto,le vacanze e i ponti due- tre volte all’anno,né le divise nuove per un giorno di festa a fine maggio.