Walter Riolfi, Il Sole-24 Ore 26/5/2010;, 26 maggio 2010
RISCHIO LIQUIDIT SULLE BORSE
Per chi ci vuol credere, i forti ribassi di ieri sarebbero stati innescati dalle tensioni in Corea e dall’ennesimo bando tedesco alle vendite allo scoperto. Per chicerca, invece,spiegazioni un po’ più complesse, non pare esserci una risposta soddisfacente: se non nell’esacerbarsi di situazioni che rischiano di degenerare in una nuova crisi della liquidità, come s’era sperimentato non più tardi di due anni fa. I sintomi più vistosi di questo profondo disagio li esprimono come sempre le borse con una caduta del 2,5% per quelle europee (-3,4% Milano, -2,9% Parigi, -2,34% Francoforte, -2,54% Londra). Ma Wall Street che in apertura aveva segnato perdite del 3% ha finito per ricuperare tutto nel corso della seduta (+0,04% l’S&P, -0,12% il Nasdaq).
I sintomi meno appariscenti, ma decisivi per comprendere i contorni della crisi, provengono dai mercati del reddito fisso. In gran parte sono quelli usuali da qualche mese a questa parte: allargamento degli spread (differenziali di rendimento rispetto al Bund tedesco) soprattutto per i titoli decennali italiani (a 140 punti base, 15 in più della vigilia) e spagnoli (160 punti, 27 in più); sensibile rialzo nel costo dei credit default swap sui debiti sovrani che nel corso della seduta aveva sfiorato i 260 punti per la Spagna (47 in più) e i 204 per l’Italia (+36). Curiosamente questi movimenti sono apparsi, ieri, relativamente più attenuati per i debiti portoghese, irlandese e greco.
Più preoccupante quello che segnalano altri indicatori del credito, perché la caduta dei mercati finanziari si sta configurando come una grave crisi di fiducia tra gli operatori, le banche in particolar modo: balzo del tasso Euribor 3 mesi allo 0,639% (era poco sopra lo 0,57% a inizio aprile) e soprattutto del Libor in dollari allo 0,536% (era sotto lo 0,25% un mese fa). E inoltre è salito al massimo da un anno il costo dei Cds sui bond societari europei a miglior rating (e il loro rendimento è ora di 151 centesimi sopra il riferimento, dai 97 di un mese fa) e quello sui junk bond. Negli Usa i rendimenti di questi ultimi sfiorano i 700 punti base, 200 punti in più di un mese fa. Si pensi a tutti i fondi e agli hedge fund che si sono riempiti di bond societari negli ultimi mesi e si capisce come il forte calo delle quotazioni li stia adesso costringendo a vendere titoli sui mercati.
La cosa meno dolente della giornata è stato il comportamento dell’euro che in tarda serata era ritornato sopra quota 1,234 sul dollaro toccata lunedì. Ma sulle valute sono determinanti gli interventi delle varie banche centrali e non si può escludere che siano scattate alcune ricoperture, visto che il recupero dell’euro,da 1,218 toccato in mattinata, ha sostanzialmente coinciso con la risalita di Wall Street poco dopo l’apertura.
Resta da spiegare come mai abbiano perso così tanto le borse europee. Perché chi adduce le preoccupazioni sulla Corea sarebbe smentito dal comportamento sostanzialmente buono della borsa americana, ossia di un paese che in quell’area è ben più coinvolto.E chi cita l’annuncio di un più esteso divieto alle vendite allo scoperto in Germania, dovrebbe considerare che l’indice Stoxx perde in effetti mezzo punto percentuale alla notizia, ma lo recupera 20 minuti dopo. più probabile che i mercati europei dovessero fare i conti con lo scivolone di Wall Street il giorno prima: una caduta dell’1,3% tutta maturata nell’ultima mezz’ora.
Quello strano scivolone forse non è stato casuale. Ci sono troppe perplessità sui mercati finanziari e anche negli Usa gli investitori si sono resi conto che la crisi dei debiti sovrani è cosa che li riguarda da vicino. Si stanno intensificando le voci di piccoli istituti di credito in difficoltà in Francia e soprattutto in Germania a causa di certi loro sconsiderati e eccessivi acquisti di titoli di stato. Una fonte cita due banche regionali tedesche che si sarebbero rivolte alle cure della Bundesbank, dopo aver fatto il pieno di titoli greci. Ma vi sarebbero altri motivi che spiegano la caduta dei titoli azionari, specie in Europa. Tra questi l’incipiente revisione al ribasso nelle stime di utili, in particolare per il 2011, a causa di un supposto peggioramento del quadro macroeconomico. La revisione sarebbe sensibile per le banche (-3,7% lo Stoxx settoriale) che dal trading sul reddito fisso fanno gran parte dei loro ricavi.