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 2010  maggio 25 Martedì calendario

”SIAMO AL PARTITO UNICO”

(per vedere domande e risposte apri il frammento) - Suo nonno guardiano di mucche,
sua nonna, come quasi tutto il resto
della famiglia, una contadina.
L’unico figlio biondo quasi come
Gesù di un architetto poliedrico
e di una bancaria, è un ragazzo di
neanche trent’anni, che ha scoperto
l’America e adesso, a ritorno
da Cannes avvenuto, mentre il
telefono è assediato dalle congratulazioni:
’Ho ricevuto quasi 300
messaggi, passerò il resto della
settimana a rispondere”, pensa a
Duronia, alla landa western bruciata
dal grano tra Molise e Abruzzo,
dove i migranti hanno salutato
da un pezzo e i cinquecento
reduci, aspettano la visita di
’Eliò”. Il Germano reale che ama
la semplicità, il judo, Cechov e
l’hip-hop, vive in 40 metri quadri
affacciato sul ”serpentone” di
Corviale e assembla una carriera
diseguale, (dagli esordi con Vanzina
alla Palma di domenica divisa
con Javier Bardèm per La nostra
vita di Luchetti) come faceva con
le moto frequentando meccanici,
sfasciacarrozze e oasi di precarietà.
Non a caso, anche adesso
che il successo bacia un postadolescente
che come fisiognomica
indirizza a Moretti e come rigore
antidivistico a Volonté: ”Ma è un
giochino sterile, da bar sport. Ho
scelto di non imitare nessuno e
con le icone sacre, non si scherza”
a Elio Germano piace ricordare
le radici: ”Mio nonno venne
chiamato dall’Esercito e si commosse
perché assieme alla divisa,
fornivano anche le mutande. Una
lezione che non ho più dimenticato.
Quando gli anziani parlano,
ascolto. Dicono cose che sembrano
provenire da un’altra epoca
e invece sono attualissime.
Evitare di ignorarne gli insegnamenti,
è uno sforzo che dovrebbero
fare tutti”. Mentre dà indicazioni
fraterne alla tassista: ”Mi
lasci pure qui, se entra dentro a
quella strada senza uscita, non ritrova
più la via” e scovare l’alba
dentro l’imbrunire non sembra
più così difficile, Germano ripensa
alla notte francese, al premio, a
una dedica in mondovisione che
nel Festival delle partiture incomplete
e delle defezioni meccaniche
dei ministri della Cultura
offesi dalle inchieste, è parsa un
lampo definitivo. Una firma.
Felice?
Confuso. stato un bellissimo,
folle choc. Domenica ricevo una
chiamata alle 11: ”Hanno premiato
Bardèm’. Due ore dopo mi ritelefonano
’Par ti’. Prendo un volo
in tutta fretta. Io e Luchetti non
ci aspettavamo nulla. In competizione
c’erano attori come Wilson
e Sean Penn.
Invece?
Ho vinto. E ancora non me ne
rendo conto. Per spezzare la tensione
interiore ho razionalizzato.
Non è una carezza a me, ma al valore
del film e all’Italia.
Anni cinematograficamente
vir tuosi.
 un riconoscimento che si aggiunge
a quelli del Divo e di Go -
m o r ra e che ci dà la speranza che il
cinema venga apprezzato e possa
tornare a riacquisire sincerità
e libertà. Fornisce orgoglio e consapevolezza,
non è poco.
Non ne aveva?
Inconsciamente pensi sempre
che il mestiere che fai, se raffrontato
alle poetiche estere, rappresenti
qualcosa di minore, di inadeguato
al cinema alto, venato da
temi profondi e universali.
Poi?
Poi accadono cose come questa e
all’improvviso, torna la fiducia.
Faccio l’attore. Prendo parte a un
progetto, nell’al -
veo di una professione
individualista,
tendo
sempre a condividere i sorrisi con chi
partecipa in qualsiasi veste. Per
questo spero che il premio reciti
da propulsore per un movimento
che sta crescendo nonostante
spesso incontri la pervicace opposizione
di un vasto numero di
persone.
Ha fatto un bel discorso sul
palco. Un ragionamento duro.
Peccato che in Italia non tutti
l’abbiano ascoltato.
(Sorr ide) Mi hanno detto che il
problema del Tg1 era di natura
tecnica. Me lo auguro. Meno vedo
la tv in queste occasioni e meglio
è. Non amo riguardarmi,
men che mai in occasioni in cui
l’emozione ha un ruolo preponderante,
decisivo.
Il suo messaggio era chiaro.
Ieri, leggendo i giornali, ho provato
amarezza. In primo piano, al
posto dei complimenti, brillavano
soltanto polemiche strumentali.
Non vorrei aggiungere
altro, perché
mi hanno insegnato che
il fumo viene sempre usato
per deviare l’attenzio -
ne su questioni periferiche
rispetto al centro
dei problemi.
Armi di distrazione
di massa, si tratta di
questo.
Cosa voleva dire
da Cannes?
Un concetto semplice.
In questo momento storico,
pulsa una forte distanza
tra la popolazione e le istituzioni
e soprattutto assisto di
continuo a eventi paradossali.
Dica.
Le persone che si impegnano nel
sociale, rinunciando al loro tempo libero per produrre cultura o
fare volontariato, vengono osteggiate
dalle istituzioni o addirittura
represse brutalmente.
Quadro plumbeo.
Penso che le energie positive del
nostro paese, invece di essere incoraggiate
dallo Stato, siano ostacolate.
Mi fa male, sarei rincuorato,
sollevato da un’inver sione
di tendenza.
Colpa del Palazzo?
Non solo. Parte delle responsabilità
risiedono in chi detiene il potere
e lo gestisce. Mancano posti
di lavoro, trionfa il precariato e in
generale, sul proscenio si muovono
attori che pensano esclusivamente
al proprio personale
tornaconto.
Il bene della collettività?
Non gliene frega niente a nessuno.
Il senso dello Stato latita.
La politica la appassiona?
 difficile identificarla, io ho
un’idea precisa di ciò a cui dovrebbe
tendere, ma va molto al di
là del teatrino in scena nel nostro
paese.
P ro s p e t t i ve ?
Prima di poter immaginare come
potrà essere la nostra vita futura,
dobbiamo confrontarci con gli
ostacoli sul sentiero. Ormai, siamo
quasi imbavagliati.
Da chi?
La politica è a disposizione
dell’industria e dell’economia,
non detta l’agenda, non interviene
su nessuna questione reale.
Si potrà riformare?
Non lo so. I precari sono sempre
più tali e di certi ambiti si occupa
solo l’associazionismo. Persino
la dicotomia tra destra e sinistra
suona preistorica. Se si guardano
con attenzione i programmi elettorali
e le posizioni assunte su
grandi temi come liberalizzazioni
sfrenate, guerra o immigrazione
mi pare che esista un filo abbastanza
condiviso tra i due
s ch i e ra m e n t i .
Feroce .
Mi sorprendo che non abbiano
fatto un blocco unico, ma forse i
tempi matureranno. La politica
nel senso più alto del termine, si
fa a molti chilometri dal Parlamento.
Su questioni di pura umanità,
come l’allucinante stato dei
Cie, i Centri di identificazione e
di espulsione, si impegna il mondo
cattolico in assoluta solitudine
o quasi.
Celestini dice che da dietro i
vetri di un’auto blu, è difficile
osservare le sfumature della
re a l t à .
Ascanio ha ragione e anche se la
constatazione suona amarissima,
la frattura tra paese reale e furbi
di ogni genìa è drammatica. Chi
comanda il gioco, scenda sul pianeta
Terra. indispensabile.
Oggi l’hanno attaccata. Giro,
Gelmini, mancava solo Bondi.
(Germano non vorrebbe rispondere,
poi opta per l’i ro n i a ) . Hanno detto
che sarei snob. Non mi conoscono.
Mi dispiace in quanto cittadino
e mi addolora che personaggi
così importanti debbano perdere
tempo rispondendo a dei miseri
attori. Ma non hanno nulla di
meglio da fare? Non dovrebbero
occuparsi d’a l t ro ?
Dicono che un certo tipo di cinema
getta nel fango l’Italia.
I registi rappresentano quello
che hanno davanti, come accadeva
negli anni ”60, con le medesime
reazioni del ceto politico.
Cos’altro dovrebbero fare?
Se le parlo di finzione sociale,
cosa le viene in mente?
Tante cose. Chi si veste di tutto
punto solo per prendere un caffè
e chi cerca di apparire per ciò
che non è, per fini di arricchimento
personale a scapito degli
altr i.
Una visione concreta.
Davanti agli occhi ho un mondo
in cui c’è qualcuno di molto truccato,
che ti sorride al solo scopo
di farsi i suoi interessi. Ogni riferimento
a fatti e personaggi reali
è casuale (sorr ide).
Come ci si sente a inventare in
regime di sostanziale monopolio?
 uno dei problemi nazionali, comune
a tantissimi ambienti,
nell’editoria, per dire, le cose
non vanno diversamente.
Ha visto il disegno di Legge
sull’uso delle intercettazioni?
Lo trovo di una gravità assoluta. 
una battaglia di civiltà da condurre
con il più ampio schieramento
possibile, in cui il valore della disobbedienza
civile assume una
centralità da non disperdere. 
assurdo, lunare, agghiacciante
che invece di un libro o un film, ci
conoscano all’estero per leggi
come questa. Agli occhi del mondo,
provvedimenti del genere,
fanno dell’Italia una delle nazioni
meno credibili e raccomandabili
per gli investimenti. Aggiungere
altro, mi parrebbe pleonastico.
Chiusura dolce. A vent’anni
aveva solo un’ipotesi tra le
mani e si disse: ”Io ci provo”.
Ci è riuscito.
Pazzesco, no? Ma non è un premio
a garantire il futuro. Un colpo
del genere allunga la carriera,
ma è tutto così aleatorio nel mio
universo di riferimento, che oggi
ci sei e magari, domani, sparisci.
Rimangono sempre i 40 metri
al Corviale.
Non è il posto in cui vivo che mi
fa vedere la città, il mondo o la
nazione per quello che sono veramente.
I luoghi in cui abiti non
ti rappresentano mai.
Adesso, dicono, le cambierà la
vita.
Lei crede? Mai andato in una direzione
per darmi un’imma gine,
un tono o peggio per compiacere
i giornalisti. Quando torno a
casa, cerco di staccare. E i miei
amici, quelli veri, lo sanno. Al
Corviale, forse non lo sa, si può
uscire dalla porta anche in tuta.